E’ arrivata l’ora delle smart cities (o ” città intelligenti ” per utilizzare una lingua a noi più familiare). Michele Vianello, direttore generale di Vega, le definisce ” città in cui si pratica la cittadinanza digitale, dove si opera per la coesione sociale, dove si applicano politiche improntate alla sostenibilità ambientale e alla green economy. ” Il loro tratto distintivo è rappresentato dal massiccio utilizzo di tecnologia, con lo scopo di rendere le città più accessibili, luoghi simbolo di efficienza, risparmio energetico e tutela dell’ambiente. Un esperimento che coinvolge un numero sempre più ampio di città , specialmente europee, americane e asiatiche. Da Stoccolma a Brisbane, da Dublino a Singapore passando anche per l’Italia, la tecnologia si appresta ad essere l’assoluta protagonista delle città del futuro: per trasporti più intelligenti, per una più intelligente gestione di acqua ed energia o anche come braccio destro nella lotta alla criminalità urbana in nome della sicurezza. Le amministrazioni potranno contare su nuovi alleati: software, sensori e persino sofisticati modelli matematici, come quello realizzato da un gruppo di studenti del Master Mains della scuola superiore Sant’Anna di Pisa e capace di determinare quale può essere l’impatto di nuovi servizi introdotti sulla qualità della vita dei cittadini nonchè il livello di sostenibilità – ambientale, sociale, economica – per il tessuto urbano destinatario degli stessi.
Intelligenti si nasce
E se alcune città stanno diventando intelligenti, altre lo sono sin dalla nascita. Un esempio su tutti è quello di Masdar, vicino Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, il cui progetto sarà ultimato entro il 22 e che si candida a diventare il centro globale per le energie rinnovabili e le tecnologie pulite. Una creatura frutto del lavoro di architetti, ingegneri e informatici, che presenta tutte le caratteristiche di una città ecosostenibile: l’energia sarà fornita da impianti fotovoltaici, solari e a vento; sarà praticata la raccolta differenziata e i rifiuti saranno quasi totalmente riutilizzati; l’acqua sarà prodotta attraverso impianti di desalinizzazione alimentati ad energia solare; si punterà inoltre su una mobilità sostenibile, incentivando il trasporto pubblico, la pratica del car sharing e l’utilizzo di mezzi a bassa emissione inquinante. Nel caso della PlanIt Valley, altra costruzione originale sita nel distretto di Oporto, in Portogallo, e a cui abbiamo già accennato in un nostro precedente articolo, è addirittura possibile trovare abitazioni già totalmente predisposte allo svolgimento di uno stile di vita sostenibile.
Smart citizens
Ma quale ruolo spetta ai cittadini di una smart city? A questo scopo può essere utile riprendere le parole di Leandro Agrò, innovatore, interaction designer e manager, ideatore del progetto SEM, per cui ” una città intelligente è una città dove l’intelligenza dei suoi cittadini viene usata come una risorsa ” . E aggiunge: ” La partecipazione dei cittadini credo sia non solo auspicabile ma persino necessaria. Senza questa enorme rete di partecipanti attivi le infrastrutture che si progettano rischiano di collassare sotto la loro stessa complessità ed associato costo di manutenzione. Mi attendo di vedere cittadini che divengono ‘sensori’ ambientali utili a monitorare la qualità dell’aria, la pulizia delle strade, la presenza di attività criminali, l’efficacia di un certo cambiamento, contribuire al miglioramento della viabilità e molti altri aspetti della vita di una città , senza per questo ergersi a controllori e – semmai – divenendo co-responsabili. ” E’ un concetto che noi di Labsus condividiamo fortemente: nell’era della sussidiarietà orizzontale il cittadino diventa sempre più protagonista della buona riuscita di un qualsiasi tipo di politica o progetto. Nel caso di specie, la tecnologia ha il pregio fondamentale di accelerare determinati comportamenti virtuosi, con la speranza che con il tempo possano costituirsi in consuetudini capaci di emarginare tutte quelle condotte individuali che rappresentano un costo per la società . Sarebbe l’unico caso in cui dare benzina ad un motore, ossia quello della sussidiarietà quotidiana, produrrebbe tutt’altro che un effetto inquinante.