La " rete " può davvero presentarsi quale modello innovativo e risolutivo sia delle questioni attinenti al profilo dell'organizzazione dei pubblici poteri nel panorama globale, sia del problema relativo all'esercizio della funzione

Ciò appare particolarmente evidente nel momento in cui tale nuova chiave di lettura si cala all’interno del processo di produzione normativa, facendo sìche pubblici poteri e soggetti privati vengano ad assumere la posizione di veri e propri ” nodi ” inseriti all’interno di una dimensione orizzontale e reticolare che presuppone una loro reciproca integrazione e cooperazione secondo un modello di coordinamento autonomo non gerarchico.

Ciò detto in via di inquadramento, il richiamato percorso verso l’emersione di un modello ” reticolare ” perfetto, prende le mosse (nel primo capitolo) dall’analisi di un nuovo modo di concepire la nozione di sovranità , come anticipato non più saldamente ancorata ad una logica verticale di tipo gerarchico, ma, nello spazio giuridico globale, esposta ad un processo di progressiva erosione tanto verso l’alto quanto verso il basso. Il risultato di questo processo di autentica ” polverizzazione ” (o, come è stato detto, di ” evaporazione ” ) della tradizionale idea di sovranità  è quello di una destrutturazione dell’assetto piramidale dei pubblici poteri che da tale modello uniforme e giacobino è sempre derivato. Alla situazione di estrema incertezza e disorientamento che deriva dal ” crollo ” delle antiche sicurezze offerte dal modello impostato ” per linee verticali ” , sembra possibile trovare una soluzione soddisfacente, la quale non si traduce peraltro in un abbandono alle logiche di una indiscriminata ” mercatizzazione ” delle istituzioni e dei processi di produzione giuridica, lasciati letteralmente a se stessi nel ” vortice ” della globalizzazione.

Al contrario, se una vera ed efficace ” cabina di regia ” si può individuare, questa sembra risiedere proprio nel modello dell’integrazione di stampo orizzontale e ” reticolare ” , ispirato ad una relazionalità  comunicativa tra tutti gli attori istituzionali e sociali ” in gioco ” . Tale modello (descritto nei suoi elementi essenziali nel secondo capitolo) presenta un insieme di potenzialità  positive che ne fanno uno schema organizzativo e funzionale idoneo a ridonare un minimo di unità  in un quadro giuridico-istituzionale ancora confuso a causa del richiamato ” crollo ” della piramide. Ed è proprio in questa prospettiva che la riflessione cerca di cogliere il ” valore aggiunto ” della ” rete ” intesa come modello di interazione paritaria tra una pluralità  di costituencies organizzate, grazie ad essa, in forma di ” pluralismo ordinato ” ; recuperandosi in questo modo anche il significato e l’utilità  della stessa nozione di mercato, non più vista come luogo di dispersione di antiche certezze, ma come contesto generale di riferimento per studiare in maniera nuova l’attività  di produzione normativa. La ” rete ” diventa dunque non solo una ” bussola ” di riferimento, ma una vera e propria chiave di lettura per reimpostare in forma diversa il problema dei pubblici poteri e delle nuove frontiere dell’attività  di produzione normativa in tempo di globalizzazione.

In questa opera di riconcettualizzazione e riorientamento in una dimensione ” reticolare ” delle tradizionali categorie del diritto pubblico (in primis quella dello Stato) il discorso non può certo soffermarsi ad un livello teorico-astratto, ma necessita di un campo di sperimentazione concreta di quanto affermato. Il tutto allo scopo di dimostrare come la ” rete ” possa davvero presentarsi quale modello innovativo e risolutivo non soltanto delle questioni attinenti al profilo dell’organizzazione dei pubblici poteri nel panorama globale, ma anche del problema relativo all’esercizio della funzione.

Cosìil percorso di individuazione di alcune concrete manifestazioni di orizzontalità  e reticolarità  nel panorama giuridico odierno, si sofferma sulle problematiche indotte dalla crisi della unilateralità  e statualità  del diritto (nel terzo capitolo), per rivolgersi verso uno studio delle ” ricadute ” di questo fenomeno sull’esercizio della funzione (amministrativa e normativa). In quest’ottica si comprende il significato di uno studio del fenomeno dell’emersione del paradigma reticolare a metà  strada tra nuovi assetti organizzativi relazionali di tipo nazionale e transnazionale e nuove forme di produzione normativa che si originano in una dimensione che Laurent Cohen Tanugi ha definito parlando di un ” droit sans l’Etat ” (tra cui si possono ricordare, a titolo di esempio, la cd. lex mercatoria e le regole tecniche di ” produzione sociale ” ).

Tutti fenomeni che, sempre più, consentono di osservare un mutamento di prospettiva nel rapporto che intercorre tra la ” natura delle cose ” e le regole giuridiche che sulla realtà  fattuale vanno ad incidere. Per cui oggi sembra possibile parlare, in una prospettiva non più top-down, ma piuttosto bottom-up, non tanto di comandi che promanano dall’alto (vertice decisionale) e si irradiano uniformemente verso il basso (i destinatari) quanto piuttosto di ” norme che inseguono le cose ” , modellando i propri contenuti in relazione ai continui mutamenti (e alle continue sollecitazioni) di una realtà  fattuale che rifugge da ogni possibile costrizione entro schemi giuridici una volta per tutte consolidati. Ancora una volta, in questo contesto, la ” rete ” costituisce espressione di una nuova chiave di lettura del rapporto tra pubblici poteri e società  civile; rapporto che adesso viene ad atteggiarsi non più in forma adversarial, ma secondo una logica cooperativa, dialogica, paritaria e dunque ” orizzontale ” .

Nel quadro cosìdelineato emerge in tutta la sua portata la nuova dimensione ” sostanziale ” del procedimento, che da semplice concatenazione formale di atti preordinati alla produzione del provvedimento finale, diviene il ” luogo geometrico ” di un ” dialogo ” aperto e trasparente tra autori e destinatari delle decisioni, finalizzato ad una tendenzialmente paritaria co-determinazione dei contenuti di queste ultime (tema questo affrontato nel quarto capitolo).

Lo studio del procedimento ” in parallelo ” con l’evoluzione delle tecniche di partecipazione della società  civile ai processi di decisione pubblica relativi ad ambiti specifici conduce infine (nel quinto capitolo) ad individuare alcune ulteriori forme di interazione comunicativa e collaborativa tra autorità  pubblica e soggetti privati, le quali si presentano come delle vere e proprie ” figure sintomatiche ” di una orizzontalità  e reticolarità  che sta venendo sempre più ad assumere una portata giuridica concretamente valutabile. In tal senso vengono in considerazione non soltanto le modalità  innovative (rispetto al modello tradizionale) di partecipazione dei privati ai procedimenti normativi che si svolgono davanti alle autorità  amministrative indipendenti, ma anche il notevole potenziamento degli istituti cd. di democrazia procedurale nei nuovi statuti regionali adottati dopo la riforma del Titolo V della Costituzione.

In un caso, come nell’altro, si tratta di manifestazioni tangibili di una nuova dimensione reticolare del rapporto tra sfera pubblica e sfera privata (autorità  e libertà ), che si coniuga sempre più in forma di ” dialogo ” e contraddittorio paritario in funzione collaborativa. Si tratta, dunque, di una nuova forma di governance pubblico-privata che in questo caso viene ad essere osservata ” dentro ” il processo decisionale, giungendo cosìad intaccare lo stesso ” nocciolo ” duro della funzione normativa, da sempre legata alla tradizionale impostazione ” per linee verticali ” di tipo command and control.

FREDIANI E., La produzione normativa nella sovranità  “orizzontale”, Edizioni ETS, Pisa, 21