Su proposta dell’assessore Lucarelli, la Giunta comunale di Napoli decide di blindare l’acqua, ponendola sotto il totale controllo pubblico; la Arin S.p.a., la società in house (ossia con affidamento diretto) che aveva gestito finora la risorsa idrica nel capoluogo campano, sarà trasformata in soggetto giuridico di diritto pubblico .
Il modello da seguire, secondo il sindaco de Magistris, è quello parigino, le realtà civiche e i comitati per l’acqua parteciperanno all’elaborazione di un nuovo modello gestionale, con il supporto di esperti nei settori giuridico, economico ed aziendale.
La volontà di trasformare Napoli in un laboratorio di partecipazione è stata dimostrata anche con la creazione di un assessorato ai Beni comuni, informatizzazione e democrazia partecipativa, per giunta assegnato al professore ordinario di Diritto pubblico Alberto Lucarelli, tra gli estensori dei quesiti referendari.
La Giunta comunale delibera:
1) di fare propri e approvare i seguenti principi:
– l’acqua è un bene comune, un diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato;
– la proprietà e la gestione del servizio idrico devono essere pubbliche e improntate a criteri di equità, solidarietà (anche in rapporto alle generazioni future) e rispetto degli equilibri ecologici;
2) di procedere, di concerto con il Forum dei movimenti per l’acqua, alla consultazione delle organizzazioni della “cittadinanza attiva”, al fine di realizzare il necessario processo partecipativo;
3) di procedere all’audizione di esperti nei settori giuridico, economico, aziendale, al fine di acquisire ulteriori conoscenze per l’elaborazione di un modello di gestione coerente con i principi richiamati;
4) di garantire l’attività di consultazione e di condivisione in condizioni di massima trasparenza e partecipazione, anche mediante l’utilizzo del web;
5) di dare mandato agli Uffici competenti di predisporre le necessarie modifiche statutarie da proporre al Consiglio comunale per la trasformazione dell’Arin S.p.a. in soggetto giuridico di diritto pubblico, con le caratteristiche di azienda improntata a criteri di economicità, efficienza, trasparenza e partecipazione.
Gestione partecipata
La Giunta napoletana ribadisce quindi la nozione di acqua come bene comune non assoggettata alle norme di mercato, puntando su un progetto di gestione del sistema idrico integrato che garantisca la partecipazione degli utenti “nella definizione delle politiche in materia di acqua a livello locale e in modo democratico”, come dichiarato nella Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 26 sul IV Forum mondiale sull’acqua.
Da sottolineare inoltre l’apertura all’utilizzo del web, riconosciuto come strumento per favorire la trasparenza; il nuovo sindaco dà l’impressione di aver recepito quel desiderio di partecipazione alle scelte dell’amministrazione, che i cittadini hanno richiesto sempre più insistentemente negli ultimi anni.
Le innovazioni presentate a Napoli, anche alla presenza di padre Alex Zanotelli come rappresentante dei comitati, sembrano essere in linea con le recenti riflessioni post-referendum del prof. Iaione, che propone di ripartire proprio dalla sussidiarietà orizzontale per progettare una nuova organizzazione dei servizi di interesse comune, come quello idrico; una possibile e già sperimentata “terza via” tra pubblico e privato che prevede il coinvolgimento e il controllo della società civile.
Ulteriori provvedimenti
Nell’agenda di de Magistris sono previsti altri interventi sul tema dell’acqua, anche se la priorità rimane la spazzatura. Verranno aperti almeno 1 distributori di acqua refrigerata e addizionata di anidride carbonica, per disincentivarne l’acquisto in bottiglia; per gli esercizi pubblici invece sarà adottata una politica di riduzione della plastica (bicchieri e bottiglie) in favore del vetro.