Viene organizzata una colletta, poi qualcuno si chiede, forse senza neanche troppa convinzione: “Che possiamo fare? Potremmo andare lìa dare una mano“.
Luciano Pantarotto responsabile della cooperativa Men at work, impegnata nella progettazione di percorsi di inserimento lavorativo per le fasce svantaggiate, spiega come poi sia accaduto il miracolo: “perché l’idea è stata presa sul serio dalle istituzioni della giustizia e dopo pochi giorni quattro detenuti cuochi, o cuochi detenuti, erano al campo base de L’Aquila a cucinare per i cittadini terremotati e per i volontari“.
Nella prima settimana i quattro hanno utilizzato i permessi premio, sottraendoli alle proprie famiglie, poi l’esperienza è diventata un vero lavoro.
“I detenuti infatti hanno coordinato per un anno e mezzo la cucina del campo. Qualcuno mi ha confessato: ‘Devo ammetterlo, ho cambiato la mia idea sul carcere, pensavo fossero tutti da rinchiudere buttando via le chiavi, ma non è così’; un altro mi ha detto: ‘Sono più volontari loro di noi’“; a raccontare è Daniela De Robert, membro del direttivo di Labsus e Presidente dell’Associazione Volontari in Carcere, tra i promotori, insieme alle cooperative Men at work e E-Team, dell’iniziativa.
Tutti sapevano da dove venivano i quattro coordinatori, è stato quindi un percorso di rieducazione per i detenuti che hanno imparato a confrontarsi, ad affrontare un’emergenza e a lavorare insieme agli altri.
“C’è stato un momento in cui i detenuti si sono sentiti cittadini a pieno titolo“, commenta De Robert, “si sono sentiti utili, hanno capito che non erano solo un peso ma anche una risorsa. E’ importante consentire ai detenuti di avere esperienze di cittadinanza attiva, che servono al Paese e a loro stessi come formazione. Quest’esperienza ha affermato forse per la prima volta: siete cittadini come noi dateci una mano, abbiamo bisogno anche di voi“.