Il progetto s’inserisce all’interno del più ampio percorso di consolidamento del rapporto di fiducia dei cittadini nelle istituzioni, e muove dal modello di pariglia profilato dalla legge n. 19 del 1996, secondo cui i beni mobili e immobili appartenuti alla criminalità organizzata sono da restituire a titolo gratuito alla collettività , per un riutilizzo che abbia anche fini sociali.
Il riuso sociale dei beni confiscati
La domanda di legalità avanzata dalle comunità locali dei territori afflitti dalla pervasiva presenza delle organizzazioni criminali, ha trovato risposta in progetti come questo, volti a evitare il depauperamento delle ricchezze confiscate alle mafie, nell’ottica di una sana e legale occupazione e gestione di tali beni, in vista del raggiungimento di obiettivi di coesione sociale e territoriale.
La trasformazione dei beni serviti a rafforzare la criminalità organizzata in attività volte alla tutela dell’interesse generale e al soddisfacimento di bisogni collettivi, realizza un percorso fondamentale di scoperta che coinvolge istituzioni e società nella difesa congiunta del principio di legalità che regola il nostro stato di diritto. Questo perché i beni sequestrati alla mafia rappresentano non solo il simbolo autentico della lotta all’iniquità e alla corruzione dilagante, ma soprattutto un’alternativa concreta di riscatto della società civile nel suo cammino di riconquista degli imperativi etici di libertà , dignità e uguaglianza sociale.
I beni confiscati come nuovi beni comuni
L’uso sociale e istituzionale delle terre confiscate alle mafie dà oggi vita a proposte concrete per l’esercizio di diritti fondamentali e orientate al libero sviluppo della persona umana. Gli immobili possono essere utilizzati infatti per livellare condizioni di svantaggio quali povertà , emarginazione sociale, disabilità e altre forme di produzione di divari sociali.
In quest’ottica è possibile pensare a tali risorse come nuovi beni comuni, attraverso cui è possibile ridurre in modo concreto la mole di ingiustizie e conflittualità sociali che derivano dalle regole del profitto e dalla squilibrata distribuzione dello stesso.
Proprio attraverso la confisca e il riuso legale dei patrimoni illeciti è possibile attivare allora un processo moltiplicatore che vede tali beni comuni, materiali e immateriali, produrne di nuovi, in una catena di inesauribile metamorfosi che incrementa il valore originario della risorsa.
La sussidiarietà circolare
L’idea alla base del progetto è quella di restituire tali beni alla collettività per via della loro naturale vocazione all’interesse sociale e generale. Le esperienze di riutilizzo solidale che vanno a beneficio dei molti, necessitano poi di un metodo di lavoro innovativo, che instauri relazioni di tipo circolare tra i tre vertici del triangolo sociale: soggetti istituzionali pubblici, enti della società commerciale e soggetti della società civile.
Si tratta di mettere in moto un circolo virtuoso che ottimizza energie, risorse e tempo di queste tre categorie di soggetti. Il tutto in una nuova prospettiva di governo della cosa pubblica, in cui i cittadini si comportano da interlocutori privilegiati della pubblica amministrazione, nello sviluppo dei processi decisionali che riguardano il patrimonio materiale e immateriale della collettività .
Open data e citizen empowerment
Sembra allora d’obbligo, dotare i cittadini di uno strumento di democrazia partecipativa che tenga conto dell’avvenuto passaggio dalla rigidità dei vecchi sistemi di accesso e gestione delle risorse informative, ai nuovi modelli di fruizione dei dati e delle informazioni in ambito pubblico. La modalità aperta delle risorse in formato digitale permette cosìai cittadini di instaurare un rapporto reciproco e bidirezionale con le amministrazioni, attraverso la possibilità di pieno controllo di dati e documenti afferenti ai beni trasferiti al patrimonio regionale da novembre 2010 a oggi.
L’attenzione verso il nuovo paradigma trasparente rappresenta una componente decisiva affinché possa svilupparsi una vera e propria rete collaborativa e partecipativa tra le istituzioni e la comunità di cittadini. Questo perché il formato libero dei dati pubblici rafforza le dinamiche fiduciarie e i flussi di consenso dei cittadini nelle amministrazioni.
La trasparenza si comporta cosìda motore di responsabilità sociale, nella misura in cui sollecita il feedback dei cittadini assegnando loro nuovo potere, promuovendo l’innovazione e sviluppando una sempre maggiore efficienza e efficacia degli organismi pubblici.