L’Italia che chiede la sussidiarietà
Da Napoli, Milano, Parma…a Feltre, le elezioni comunali degli ultimi due anni, come più in genere le competizioni locali più recenti, hanno determinato un orientamento chiaro e preciso nei cittadini: quello di dover sfruttare le autonomie locali, grandi scommesse della nostra Costituzione, abbinando la loro natura alla grande speranza della sussidiarietà , quindi della partecipazione dei cittadini all’attività di un’amministrazione che comunica e condivide: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà ” (Art. 118, ultimo comma, Cost.).
Da Napoli a Feltre: esperienze di incontro sussidiario con la società
Una speranza, dicevamo. E che qualcuno sta cercando di cogliere concretamente. Si veda il Comune di Napoli, per esempio, nell’aprile dello scorso anno, dotandosi di un assessorato ai beni comuni, nell’ottica di dare vita a una nuova forma di partecipazione cittadina per la tutela proprio dei beni che l’amministrazione comunale definisce di appartenenza collettiva. Ha cosìdato vita alla prima Costituente per i beni comuni: sei consulte tematiche che si tengono periodicamente e a cui, registrandosi, possono prendere parte singoli cittadini, associazioni e comitati e che potranno indirizzare l’azione amministrativa sui beni comuni.
L’Italia però non è affatto grandi centri, semmai il contrario: mille contrade, una miriade di piccole realtà particolari, province e campanili dove il concetto di potere “diffuso, sussidiario, e partecipato” deve ancora prendere piede, superare i personalismi dei grandi notabili stile “Gattopardo”, e fare sistema.
Come a Feltre. Dove il Comune non ha rifiutato il confronto diretto con la cittadinanza, anche aspro, quando si è trattato di fare un passo indietro sul piano urbanistico della frazione di Mugai, già approvato con una maggioranza risicata, ricco di complicazioni idrogeologiche. Così, con due assemblee pubbliche, e senza troppe forme, si è arrivati una decisione davvero “condivisa”, con una Commissione tecnica che ha approfondito l’argomento. I risultati a novembre 212, con una relazione di progetto molto dettagliata, chiedendo esplicitamente la “sintesi di un lavoro collettivo” per quello che sarà il nuovo Piano di Assetto del Territorio.
Un’esperienza inedita, per come è nata, e di cui la nuova e giovane amministrazione del Sindaco Perezin ha fatto tesoro, con il progetto “Casa dei Beni Comuni”.
Un’architettura, quella che propone la nuova giunta, che non esclude strumenti puramente consultivi, vecchi, vedi assemblee tematiche, frazionali e di quartiere, ma li supera. E pare anzi molto molto simile alle strutture “dal basso” che hanno fatto vincere il 35enne candidato del Centro-Sinistra in primavera. Officine di idee, che aggregando singoli, gruppi, associazione, comitati o reti di ogni genere, vogliono fare il salto di qualità , e trasformarsi in “Laboratori di Cittadinanza”, come recita la Bozza di Regolamento. Ognuno di questi avrà come guida un “facilitatore”, e già sono partiti al Campus Universitario di Feltre dei seminari di formazione per 35 cittadini pionieri, mentre tutti i documenti, una volta approvati, verranno “trasmessi dal Facilitatore nominato alla Segreteria Generale del Comune per il successivo inoltro alla Giunta comunale, al Presidente del Consiglio comunale, alla commissione consiliare e agli uffici competenti”.
Questa la cinghia di trasmissione con le istituzioni, cosìpiù aperte, ma soprattutto esposte ad un dibattito costante. Volenti o nolenti, visto che “Qualora la Giunta o il Capigruppo consiliari ritengano di non dovere o non potere tener conto delle proposte provenienti dai Laboratori dovrà illustrarne le motivazioni attraverso l’Assessore o le Commissioni competenti nella prima seduta utile del Laboratorio proponente”: cosìleggiamo all’art.9 della Bozza. In cui si parla anche di un organo che coordini: il “Forum dei Laboratori”, per dettare linee generali discusse e approvate da rappresentanti dei singoli Laboratori, dà spessore e corpo alla loro azione.
A breve un portale web dove sarà possibile iscriversi ai laboratori, leggere i report, accedere a documenti. E all’anagrafe sarà aperta una “Segreteria per gli strumenti della democrazia partecipata”.
La sussidiarietà come collante tra politica, amministrazione e società
Casi diversi, stesso messaggio, come morale. Per intenderci: il contratto della “politica classica”, che vede la delega di un potere con il voto e la rappresentanza in un consiglio o in un Parlamento, diventa insostenibile. E questa insostenibilità non porta ovviamente a smantellare quello che c’è: la democrazia rappresentativa, con le sue istituzioni, restano essenziali per incorniciare il cambiamento. Purchè ci si renda conto di uno squilibrio evidente. Tra la società , sempre più articolata, ricca di nicchie, eccezioni, problemi e richieste sempre nuove, e chi governa, con strumenti che ad esempio, in queste esperienze, si cerca di rinnovare aprendo di fatto l’amministrazione all’ascolto e alle proposte di cittadini. Ecco allora che la politica e la stessa amministazione, nate perchè nato un qualcosa chiamato “società “, non si mangia più la coda: ritrova la società stessa, con sensori e contatti nuovi e costruttivi. Insomma c’è qualcuno che sta reagendo, che in varie parti d’Italia, prova a riprendere le fila di questo nuovo incontro tra politica e società . Tra mille difficoltà .