Il documento presentato al Congresso statunitense
Si tratta di un testo condiviso, supportato da eletti sia del Partito democratico che repubblicano, quello portato al Congresso il 14 febbraio scorso. Il Fastr (Fair access to science and technology research act) pone il tema della ricerca scientifica su un binario preciso: è da tutelare lo scambio accademico globale, assicurando accessibilità e massima trasparenza nell’utilizzo di ricerche condotte dagli studiosi, finanziate con sovvenzioni pubbliche.
La tutela è per ogni testo finale, da trasporre in versione elettronica, risultato da finanziamenti federali. Tale percorso vale per ogni agenzia federale con spese in ricerca superiori ai 1mln di dollari. Spiega Heather Joseph, direttrice della Sparc (Scholarly publishing and academic resources coalition), come sia un obbligo il diffondere oltre un milione di articoli scientifici prodotti ogni anno: “il Fastr impone una riflessione non solo sull’accessibilità degli articoli finanziati con denaro pubblico, ma anche di considerarne la massimizzazione d’utilizzo nell’era digitale”.
Open access: principi e strumenti di tutela
La strada statunitense verso un sapere condiviso, non vincolato solo alle riviste scientifiche cui un ricercatore cede diritti sul proprio lavoro, ha dalla sua un valido strumento nell’Ostp (Office of science and technology policy), che relaziona allo staff presidenziale sugli effetti che scienza e tecnologia portano nelle questioni interne americane. Dall’Ostp, presente dal 1976, parte infatti il sostegno a meccanismi di pubblicità della ricerca nell’ambito del Fastr.
Nel 27 dalla Sparc nasce uno strumento da poter far valere in caso di articolo di ricerca da presentare a una rivista. Si tratta dell'”Addendum al contratto editoriale”, che permette il mantenimento dei diritti chiave sui propri articoli. Un esempio concreto di accesso libero al sapere è il portale PLOS Hubs, dedicato a testi riguardanti ambiente e biodiversità , dove poter caricare lavori di ricerca.
Europa e ricerca
La conoscenza divulgata ha avuto anche in Europa modalità per entrare nell’agenda del continente. E’ del 27 un resoconto sull’open access come veicolo di sapere e stimolo al confronto e alla crescita, firmato Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Nel testo si dichiara: “l’accesso ai dati della ricerca rafforza l’indagine scientifica aperta, incoraggia la differenziazione di studi e opinioni, promuove nuovi settori di studio”.
Anche in ambito Ue il principio è ben chiaro. Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e commissario responsabile per l’agenda digitale, sottolinea le potenzialità che una libera circolazione di studi porta con sè: “l’informazione scientifica ha il potere di migliorare la nostra esistenza ed è troppo importante per essere tenuta sotto chiave. Inoltre, ogni cittadino dell’Ue ha diritto di accedere e trarre vantaggio dalla conoscenza prodotta utilizzando fondi pubblici”.
Pubblica amministrazione e cittadini
L’open access non reca vantaggi solo nell’ambito della ricerca. Sia il Regno Unito che l’Italia si sono mossi nella direzione di rendere la pubblica amministrazione comprensibile e aperta alla cittadinanza. Gli archivi in rete britannici sono una realtà già dal 21: grazie alla piattaforma data.gov.uk il cittadino ha strumenti risolutivi quotidiani, come le applicazioni riguardanti le aziende pubbliche di trasporto e il loro servizio sulle linee in tempo reale, oppure per la ricerca di uno specialista all’interno del servizio sanitario nazionale.
In Italia il portale governativo è attivo dall’ottobre 211, area aperta a ogni contributo di enti locali per rendere fruibile alla cittadinanza il lavoro svolto e i risultati conseguiti all’interno dell’apparato pubblico. Tali iniziative statali si reggono su di una visione del mondo digitale, come dichiarato dal governo italiano: il ruolo di internet è enorme, le potenzialità possono essere indirizzate verso obiettivi di sussidiarietà e di economia sostenibile, mantenendo fermo il concetto di rete come strumento democratico e bene comune.