Dalla combinazione tra l’azione di cittadini attivi e responsabili e un nuovo modo di intendere l’agricoltura, nasce il progetto denominato Bioresistenze su iniziativa del Movimento di volontariato italiano (MoVi) in collaborazione con la Confederazione italiana agricoltori (CIA). Per “bioresistenze” si intende “una pluralità di situazioni connesse da un lato con la salvaguardia dell’ambiente e dall’altro con la tutela dei diritti e della legalità attraverso l’agricoltura responsabile e le scelte consapevoli”, spiegano gli organizzatori. L’iniziativa nasce nel mese di febbraio grazie all’attivismo di volontari e cittadini che, nel bene confiscato alla criminalità organizzata a Gergei Su Piroi (Sardegna – vedi foto), hanno ripristinato piantagioni di fichi d’india e mirto strappando all’incuria il territorio. L’intervento è stato possibile grazie anche alla collaborazione del Centro servizio per il volontariato Sardegna Solidale, Libera Sardegna, dei volontari della protezione civile Masise di Sinnai, degli studenti dell’Itis Marconi di Cagliari e dei rappresentanti della consulta degli studenti della Provincia di Cagliari.
Il progetto e gli obiettivi
Il progetto punta a dare spazio e voce a quel grande giacimento di risorse rappresentato dai cittadini attivi che si prendono cura dei beni comuni attraverso un nuovo modo di intendere l’agricoltura come tutela della biodiversità e rispetto dell’ambiente, un’agricoltura che è “resistenza all’appiattimento (che non è uguaglianza) sia culturale che alimentare”. Il progetto si articolerà in una serie di incontri con i protagonisti impegnati in iniziative per la tutela del territorio, al fine riflettere e condividere le buone prassi realizzate di contrasto alla criminalità e al degrado ambientale per la promozione dei diritti e della cura dei beni comuni. I protagonisti saranno tutte quelle associazioni, cooperative e aziende che, quotidianamente, attraverso le proprie azioni, mettono in pratica i valori e i principi della nostra Costituzione.
I protagonisti e le storie
Nel corso degli incontri verranno raccontate le esperienze degli orti sociali, di cooperative che gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata, aziende biologiche, presidi del gusto, e cooperative di inserimento lavorativo per la tutela di un bene comune come l’ambiente in cui viviamo. Il progetto, che ha già visto finora realizzarsi una serie di incontri nel mese di marzo, si concluderà in autunno con la pubblicazione di un volume che raccoglierà tutte le esperienze raccontate nel corso dei diversi seminari. Inoltre, si prevede anche la realizzazione di un docu-film che raccoglierà le testimonianze degli attori del cambiamento già in atto verso una comunità del vivere civile nel rispetto del territorio.
Agricoltura civica e responsabile e tutela del territorio, inteso come bene comune, dunque, rappresentano un connubio imprescindibile per lo sviluppo e la crescita del paese lontano da logiche di land grabbing. Un cambiamento già in atto come testimonia non solo l’iniziativa del MoVI e del CIA, ma anche diverse esperienze come quella promossa dall’Agenzia italiana per la campagna e l’agricoltura responsabile ed etica (AiCare) “Agricoltura civica award“, un riconoscimento che premia le buone pratiche di agricoltura civica e responsabile di cui Labsus è partner, come pure i molti casi presenti nella nostra mappa. Cosìsi legge di esperienze di urbanexplorers, di orti urbani e di social network per gli orti urbani mentre aumentano anche i casi di gestione sostenibile delle risorse naturali e forestali. Tutte esperienze che testimoniano una vera e propria rivoluzione verde di cui i cittadini sono i principali attori.