Pedoni, pendolari, skater e ciclisti, assieme a 15 associazioni (tra cui Libera, Slow Food, #Salvaiciclisti, Legambiente, Touring Club Italiano, Coldiretti, Fiab e Uisp), si danno appuntamento a Milano per promuovere un nuovo modello di mobilità che riparta dalle persone. L’evento, promosso dalla Rete per la mobilità nuova, una realtà che “unisce le persone che quotidianamente si muovono usando i treni, il trasporto pubblico locale, la bici e le proprie gambe”, prenderà il via dalla stazione di Milano con la prima critical mass a piedi, una cordata di cittadini attivi, diretta verso Piazza del Duomo con l’obiettivo di rivedere il tradizionale modello di mobilità auto-centrica. L’obiettivo è di spingere i decision makers a rivedere la spesa per il settore dei trasporti verso un modello della mobilità nuova che punti ad un sempre più largo uso del trasporto pubblico e delle forme di “mobilità dolce“. Ad aderire alla manifestazione anche l’intergruppo parlamentare per la mobilità nuova/mobilità ciclabile costituitosi a Montecitorio lo scorso 29 aprile. Composto da 57 deputati e senatori, l’intergruppo vuole essere punto di riferimento all’interno del Parlamento per tutti coloro che operano nella mobilità ciclabile e nel trasporto pubblico, al fine di sviluppare progetti e promuovere iniziative per un trasporto pubblico più efficiente e sostenibile.
Da un modello “auto-centrico” a uno “umanocentrico”
La mobilità nuova si basa su quattro principi cardine: “l’uso delle gambe, della bicicletta, del trasporto pubblico locale e della rete ferroviaria”, per ripensare il modo di muoversi in città . Concretizzare un tale modello vorrebbe dire non solo ridurre i rischi, sotto il profilo della sicurezza stradale e dell’incidentalità urbana, ma anche favorire la riduzione delle emissioni urbane migliorando la qualità della vita e dell’ambiente. Per far ciò diventa necessario reindirizzare le risorse per le politiche di trasporto pubblico spostando cosìl’attenzione sulle reali esigenze dei cittadini e riequilibrando la spesa e gli investimenti. “La mobilità nuova sposta i soldi per muovere le persone. La mobilità vecchia sposta le persone per muovere i soldi”, rimarcano i promotori dell’evento. Il 75 percento delle risorse pubbliche infatti viene impiegato per soddisfare solo il 2,8 percento della domanda di mobilità (spostamenti quotidiani superiori ai 5km), mentre si investe poco per il trasporto pubblico locale, il pendolarismo, la ciclabilità e il trasporto privato nelle aree urbane, precisa il portavoce della Rete mobilità nuova Simone Dini.
Si tratta di reindirizzare la spesa verso la domanda effettiva di mobilità per favorire non solo un sistema di trasporto pubblico locale maggiormente efficiente ma anche per garantire una reale alternativa al mezzo privato per spostarsi e vivere la città . Per queste ragioni i cittadini e le associazioni aderenti all’iniziativa, nella stessa giornata, lanceranno anche una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare (obiettivo un milione di adesioni) attraverso cui “vincolare almeno i tre quarti delle risorse statali e locali disponibili per il settore dei trasporti a opere pubbliche per lo sviluppo del trasporto collettivo e di quello individuale non motorizzato”.
Il manifesto per la mobilità nuova
La Rete per la mobilità nuova ha anche realizzato un Manifesto che riassume le principali caratteristiche di questo nuovo modo di spostarsi. Nel documento si pone l’accento sul capovolgimento del tradizionale paradigma auto-centrico per lasciar posto ad un modello umanocentrico che risponda a criteri di efficienza, tutela del territorio, sostenibilità , sicurezza, salute delle persone ed equità sociale, tutti indicatori scarsamente considerati finora.
Mobilità nuova significa anche realizzare piccole opere di mobilità urbana locale migliorando lo scambio intermodale. Questo comporterebbe spostamenti più brevi, ben collegati con risparmio di energia e tempo a tutto vantaggio delle relazioni sociali. Un tipo di mobilità che spingerebbe a ripensare anche agli spazi pubblici e alla città . Non più lunghi spostamenti in macchina verso i grandi centri commerciali, ma spostamenti brevi “rivitalizzando il tessuto sociale ed economico dei nostri quartieri, invece che saltuari pellegrinaggi nei grandi templi del consumo di massa in periferia”.