I dati dell’Eurobarometro
Le elezioni europee si svolgeranno in un momento di profonda crisi istituzionale, economica e sociale dell’Europa a 28, che rischia di veder sfumare le ragioni che erano alla base del progetto europeo. Gli aspetti negativi dell’essere insieme sembrano prevalere sui fattori positivi, aprendo la strada ad un diffuso malcontento e all’ascesa di partiti antieuropeisti o alle destre estreme.
Malgrado ciò, i risultati dell’Indagine Eurobarometro promossa dal Parlamento europeo restituisce l’immagine di cittadini non cosìscettici, né tanto meno rassegnati a non contare in Europa.
A monte di tutto il discorso sul rapporto tra i cittadini e l’Ue si colloca una scarsa conoscenza delle istituzioni europee e del loro ruolo. Il 53 percento degli intervistati indica nel Parlamento europeo l’istituzione che conosce meglio, a fronte però di 33 percento che dichiara di non conoscere nessuna istituzione.
Dare voce ai cittadini
Dal sondaggio emerge anche che la maggior parte delle persone intervistate ritiene che la loro opinione “non conti nell’UE”. Il 54 percento degli intervistati ritiene infatti che la propria voce non conti in Europa, anche se la percentuale di coloro che ritengono il contrario è in crescita rispetto alla rilevazione precedente (42 percento con un +9 percento). In un paese come l’Italia la percentuale di coloro che ritengono che la propria voce non conti in Europa è particolarmente elevata (69 percento, anche se in calo rispetto alle precedenti rilevazioni. E’ interessante notare che è in ascesa anche la percentuale di coloro che ritengono che la propria voce non conti nemmeno all’interno del loro paese.
La cittadinanza europea
Il sondaggio contiene un focus specifico sulla cittadinanza europea e sul senso di appartenenza all’Ue. Per quanto riguarda l’identità europea cresce la percentuale di coloro che nel futuro si vedono solo come cittadini del proprio paese (44 percento a fronte di un 39 percento della precedente rilevazione) e diminuisce la percentuale di coloro che si vedono sia come cittadini europei che come cittadini del loro paese (43 perento a fronte di un 46 percento della precedente rilevazione).
Interrogati su cosa rafforzerebbe il loro sentimento di cittadinanza europea, gli intervistati hanno fatto riferimento a misure molto concrete: un sistema di protezione sociale europeo armonizzato (44 percento); la possibilità di stabilirsi e riscuotere la pensione in qualsiasi Stato membro (33 percento); la generalizzazione del riconoscimento dei diplomi (33 percento).
Allo stesso modo, tra i diritti civici europei ritenti più importanti si collocano ai primi posti il diritto di circolare e di stabilirsi liberamente in tutta l’UE (45 percento) e il diritto a una buona amministrazione da parte delle istituzioni dell’UE (3 percento). Il diritto di votare alle elezioni europee nel caso di trasferimento in un altro Stato membro compare solo al sesto posto con il 2 percento delle risposte.
L’Anno europeo dei cittadini
Le elezioni europee sono state preparate anche attraverso la scelta di dichiarare il 213 “Anno europeo dei cittadini”.
In quest’ambito, continua l’impegno di Labsus iniziato con l’adesione all’ “Alleanza per l’Anno italiana per l’Anno europeo dei cittadini” (Eyca) e con una serie di contributi apparsi sulle pagine di questa rivista e di incontri volti a promuovere la conoscenza dei diritti garantiti dalla cittadinanza europea, ma anche ad avviare una riflessione sul suo futuro.
L’Europa affronta le elezioni in un momento in cui è chiamata a guardare oltre i suoi confini e ripensare il suo ruolo dopo aver perso la sua egemonia in un mondo globalizzato. Non può però permettersi il rischio di perdere il contatto con i suoi cittadini; le elezioni saranno il bano di prova di un rinnovato rapporto.
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