Su iniziativa del governo britannico, alla presidenza del G8 nell’anno in corso, i Paesi membri hanno sottoscritto la Open Data Charta con lo scopo di rendere disponibili on-line e in formato aperto i dati raccolti e gestiti dalle pubbliche amministrazioni nazionali e di favorirne l’utilizzo da parte di cittadini e imprese. Proprio per rendere il patrimonio informativo pubblico aperto sono stati definiti cinque principi strategici: dati aperti by default, qualità e quantità , usabilità per tutti, rilascio dei dati per una governante migliore e rilascio dei dati per promuovere l’innovazione. Considerando l’importanza di questa risorsa, che può permettere agli individui, ai media, alla società civile e alle imprese di generare nuove idee, quindi di contribuire a migliorare i risultati nei servizi pubblici, gli otto grandi Paesi si sono impegnati ad attuarli, al più tardi, entro il 2015. Nel frattempo ciascuno dovrà elaborare un vero e proprio piano nazionale che indichi come intendano attuare la promozione dei dati aperti nei rispettivi contesti politici e giuridici.
Anche in Italia un “open government“
Anche in Italia, finalmente, sembra che stia prendendo piede la consapevolezza che gli open data rappresentano un valore aggiunto per la democrazia, cosi come per lo sviluppo economico del Paese. Con una maggiore trasparenza su ciò che fanno governi e imprese si promuove, infatti, una maggiore responsabilità e good governance.
Così l’Italia ha presentato in ottobre il suo piano nazionale sugli open data elaborato dal Dipartimento della funzione pubblica in cooperazione con l’ Agenzia per l’Italia digitale e con la collaborazione di altri enti e pubbliche amministrazione tra cui il Ministero dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, l’Istat , l’Agenzia delle entrate e le Regioni. Considerando gli attuali 8000 dataset in formato aperto pubblicati dalle amministrazioni sui loro portali web, rispetto ai 3000 del 2012, il piano evidenzia come l’Italia stia rispondendo attivamente alle esigenze di open data, introducendo, inoltre, il principio di ” open data by default ” in base al quale i dati pubblicati, in assenza di una licenza associata, sono implicitamente considerati aperti e riutilizzabili. Nonostante questo miglioramento, il documento presenta anche gli ostacoli che si frappongono all’adozione dell’Agenda. Un problema di carattere culturale e politico, perché la consapevolezza del potenziale sociale ed economico dei dati aperti è relativamente bassa e le amministrazioni pubbliche non percepiscono il loro ruolo come produttori di dati, nonché di carattere economico perché per realizzare nuovi progetti sono necessari investimenti finanziari che scarseggiano.
Per quanto riguarda i 4 dataset individuati dagli esperti il Piano prevede:
– la pubblicazione delle statistiche nazionali su I.Stat, il data warehouse delle statistiche elaborate dall’Istituto Nazionale di Statistica
– l’aggiornamento e la revisione della cartografia nazionale
– la disponibilità dei risultati elettorali nazionali sui siti tematici del Ministero dell’Interno
– la pubblicazione dei singoli capitoli di bilancio con ripartizione per Ministero, missione, programma e natura economica della spesa in modo da comprendere la responsabilità amministrativa e gli obiettivi politici.
In parallelo l’Italia si impegna a pubblicare una serie di high value dataset, come la normativa e i dati ambientali sui principali inquinanti, ossia quei dataset che per il loro valore contribuiscono al miglioramento delle democrazie e alla promozione del riutilizzo innovativo dei dati.
Open…coesione!
Con l’obiettivo di incoraggiare una maggiore collaborazione e partecipazione pubblica, l’Italia si impegna, non da ultimo, a potenziare e ad ampliare OpenCoesione, il portale nazionale contenente informazioni dettagliate sui progetti finanziati con i fondi nazionali o europei per la coesione.
In questo modo i cittadini hanno la possibilità di valutare l’efficacia dell’utilizzo delle risorse, la coerenza dei progetti e se gli stessi soddisfano o meno le loro esigenze. Una strategia che si inserisce nell’ottica di rendere i cittadini sempre più informati e dunque consapevoli e partecipi della realtà che li circonda. Non vi è dubbio che ciò possa concretizzarsi proprio attraverso una comunicazione sicura e chiara tra cittadini e Amministrazione, una comunicazione che deve diventare sempre più stretta, collaborativa e di semplice fruizione.
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