I residenti del quartiere si battono per difendere il loro lago

"Uno specchio d ' acqua tra i ruderi della periferia romana"

Fino a pochi anni fa il lago di largo Preneste era sconosciuto alla maggior parte dei romani ma da qualche mese è al centro dell’attenzione grazie alle proteste di alcune associazioni di quartiere, tra cui la Csoa ex Snia, il Wwf, il Cdq Pigneto-Prenestino che reclamano al Comune di Roma l’esproprio dell’intera area e una sua riqualificazione. Nei loro progetti il lago dovrebbe diventare un tutt’uno con il Parco delle Energie (anch’esso espropriato con le battaglie cittadine) perchè in questi vent’anni la natura, in questo angolo nascosto della città , ha creato una piccola riserva naturale che ospita anche specie protette come i germani reali. Questo lago, grande circa diecimila metri quadri, è balneabile ed è giusto che tutti lo conoscano per poterne godere. I residenti del quartiere cosìsi mobilitano per farlo conoscere a tutti attraverso iniziative nelle scuole, azioni di volantinaggio che coinvolgono gente comune, ragazzi dei centri sociali ma anche giornalai e benzinai. Lo scopo è riqualificare e valorizzare un bene comune, nato per caso.

Un lago nato per errore: ora è un bene comune!

Il lago è quasi uno scherzo della natura sorto oltre vent’anni fa tra le macerie dell’ex fabbrica Snia Viscosa. Il costruttore romano Antonio Pulcini, proprietario dell’area in questione, negli anni Novanta decise di edificarvi un mega centro commerciale ma non appena le macchine hanno bucato il sottosuolo per gettare le fondamenta del gigante di cemento, hanno intercettato la falda dell’acqua bullicante. Gli operai per prosciugare il cantiere hanno iniziato a pompare l’acqua nelle rete fognaria, ma a fronte di un grosso acquazzone è esploso il collettore.  Il quartiere si è allagato e cosìsi è formato il lago che  continuò a rigenerarsi grazie alla falda sotterranea. Pulcini fu sospettato di aver manomesso la mappa catastale per costruire sul terreno dell’ ex fabbrica, cosìsi bloccò tutto. A fine anni Novanta l’area fu di nuovo al centro di un contenzioso tra il costruttore e il Comune di Roma che ne chiese l’esproprio per farne una sede distaccata dell’Università  La Sapienza. Il progetto, tuttavia, non andò a buon fine. A seguito del bando “relitti urbani”, lanciato dalla giunta comunale nel 2010 che prevedeva la riqualificazione di immobili o aree degradate in concomitanza alla realizzazione di ” servizi di interesse cittadino e metropolitano ” , Pulcini tentò di proporre un nuovo progetto per costruire sull’area quattro torri di 30 piani, nel quale avrebbe trovato posto anche un polo universitario. Alcune associazioni attive nel quartiere vennero a conoscenza del progetto e temendo la cementificazione di quest’area cominciarono a mobilitarsi e alla fine ottennero dalle amministrazioni municipali e comunali la sospensione dello stesso. Di qui, complice il passaparola sul web, la notizia del laghetto dell’ ex Snia fece il giro del quartiere ed oggi è al centro dell’attenzione dei romani che reclamano l’esproprio dell’area.

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