Il progetto ” Con-vivere Bologna” mira ad elaborare dei patti di convivenza tra italiani e stranieri, in quelle aree della città di nuova urbanizzazione, come l’area Bolognina (nuova sede del Comune e della nuova stazione), per coinvolgerli attivamente nelle attività della città stessa. Infatti in queste nuove aree sono presenti cittadini stranieri provenienti da tutto il mondo che vanno coinvolti nelle riflessioni condivise che riguardano lo sviluppo del territorio. Le nostre città , ormai da decenni, accolgono flussi migratori provenienti da diverse zone geografiche del mondo che le rendono sempre più globali con la conseguente trasformazione delle loro aree urbane. Per tali ragioni l’iniziativa intende anche porsi come una buona prassi locale da replicare anche in futuro per favorire la partecipazione civica per la cura e lo sviluppo del territorio.
Il progetto avrà sei mesi di tempo per essere attuato in pieno, sotto la supervisione dell’Urban Center e del Centro studi avanzati sul consumo e la comunicazione (Cescocom) del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’ateneo cittadino.
Elaborare Patti di convivenza
Il progetto intende rivalorizzare quelle aree urbane che presentano forti segnali di degrado sociale e abbandono, per questo si partirà dalla tessitura di relazioni basate sulla convivenza urbana e su una responsabilità sociale condivisa tra cittadini e istituzioni. Verrano coinvolti associazioni, comitati cittadini, studenti, commercianti e Istituzioni. Le aree principalmente interessate saranno due: la micro-area della Bolognina e la zona universitaria. Per quanto riguarda la prima si vuole migliorare la qualità di vita dei suoi stessi abitanti, fare in modo che i commercianti siano soggetti attivi nella facilitazione del dialogo interculturale e creare una ” rete di cooperazione ” tra cittadini, istituzioni e associazioni. Per la zona universitaria, allo stesso modo, si vuole intervenire nella gestione del conflitto relativo all’uso degli spazi urbani e promuovere una visione dell’area in grado di valorizzare le diverse opportunità che in essa ci sono.
Le fasi del progetto
Il progetto si articolerà in diverse fasi. La prima (partita a gennaio) consiste nell’attivazione del tavolo di negoziazione per spiegare il percorso, avere una mappatura delle posizioni e del conflitto in essere rispetto all’utilizzo degli spazi urbani. Poi si passerà in una seconda fase all’individuazione dei singoli cittadini, interessati a dare il loro contributo, attraverso il volantinaggio nelle vie presso i principali contesti aggregativi studenteschi (sale studio, università , conservatorio, accademia e biblioteche per quanto concerne la zona universitaria), presso differenti esercizi commerciali (che fungono anche da aggregazione per entrambe le zone), presso la sede del Quartiere e anche presso i diversi luoghi di promozione culturale favorendo cosìanche la pubblicizzazione del percorso sui siti istituzionali. La fase successiva prevede invece l’organizzazione di micro eventi e workshops per creare una base condivisa di partecipazione che porterà alla realizzazione di un documento finale che sarà dibattuto pubblicamente.
Alla fine del percorso si arriverà all’elaborazione di proposte di patti di convivenza che possano contribuire a dotare la Pubblica amministrazione e i cittadini di uno strumento utile alla presa di decisioni e alla co-progettazione futura, basato su principi e modalità condivise. Passati questi primi sei mesi di ” prova ” da giugno a dicembre verrà testata la validità del progetto che potrebbe contribuire a diffondere una nuova cultura di mediazione dei ” conflitti intestini ” alle città ricorrendo a una responsabilità sociale condivisa da tutti.
LEGGI ANCHE:
- La seconda ricostruzione e i beni comuni
- Nasce a Bologna la prima social street
- Integrazione, parte il progetto ” Beni comuni ”
- La cultura della collaborazione
- La responsabilità nella cura e nell’uso dei beni di interesse generale