Come si legge nel comunicato stampa, ” il termine bioresistenze vuole descrivere una pluralità di azioni che ruotano attorno ad un ‘sano’ rapporto con il territorio dimostrando che l’agricoltura non è solo azione economica/finanziaria ma, anche, pratica di resistenza alle forme di illegalità , resistenza all’uniformazione (che è appiattimento e non uguaglianza) sia culturale che alimentare, resistenza alla violenza con cui vengono trattate e gestite le risorse naturali, resistenza alla scomparsa di biodiversità ” . Si tratta di uomini e donne che hanno compreso il significato culturale se non addirittura politico, dell’agricoltura in un momento in cui la terra indica qualcosa di più di un’attività economica tra le altre: è un mezzo per rinsaldare i legami di comunità , per preservare tradizioni che andrebbero perse, luoghi, paesaggi, qualità della vita. E’ una forma di resistenza contro il degrado ambientale.
Agricoltura e beni comuni
Rispetto ad altre attività umane, l’agricoltura è infatti quella che per eccellenza chiama in causa un bene comune, il territorio, e la responsabilità nei confronti delle generazioni future alle quali si ha il dovere di lasciare inalterato il patrimonio in dotazione all’umanità . L’agricoltura responsabile svolge quindi una funzione di presidio nei confronti di ogni forma di sfruttamento del territorio. Come si legge sul blog di Bioresistenze, ” l’agricoltura non è una pratica economica tra le altre perché si sviluppa su un bene comune, il territorio, perché i suoi frutti realizzano dei diritti, all’alimentazione e alla salute, perché può presidiare il territorio dalle mafie e dalle lobby ” . Il consumo di territorio, sottratto all’agricoltura per scopi edilizi, per colture intensive che eliminano la biodiversità o per attività illecite, è un danno irreparabile compiuto nei confronti delle generazioni future.
L’agricoltura diventa cosìun presidio di democrazia e legalità , come testimoniato dai diversi casi contenuti nel volume, che ridisegnano una geografia dell’agricoltura responsabile, che attraversa l’Italia da nord a sud.
La fame di territorio
L’attenzione per questo tema non è un dato secondario in un contesto in cui dal land grabbing alla speculazione finanziaria sulle commodities, dalle ecomafie alla diffusione delle monoculture, molti sono i segnali di diffusione di un modello di agricoltura che divora territorio e consuma risorse. In questa prospettiva, il ritorno alla terra non deve essere interpretato come una forma di ritorno al passato, in nome di un rifiuto del progresso, quanto piuttosto l’indicazione di un modello alternativo di sviluppo che sia capace di conciliare la crescita con il benessere collettivo e la qualità della vita.