Tutto sembra organizzato ancora su una cultura antagonistica anche se ricostruita in modo diverso dal passato: non è la burocrazia a minacciare i cittadini, ma sono questi ultimi a essere utilizzati come "bastone" per i dipendenti pubblici

Il Presidente del Consiglio e il Ministro della Funzione pubblica hanno reso pubblica una lettera destinata ai dipendenti pubblici, ma anche a cittadini e a chiunque sia interessato, in cui si individuano 44 obiettivi, suddivisi a loro volta su tre linee guida, per realizzare la riforma della pubblica amministrazione. Il documento è posto all’attenzione dei destinatari menzionati per aprire una discussione di merito i cui risultati saranno poi esaminati in un Consiglio dei ministri di inizio giugno che dovrà  approvare il disegno di legge delega da trasmettere al Parlamento.

Una riforma “rivoluzionaria”

Il governo non fa mistero di porre un obiettivo molto ambizioso e usa a questo proposito il termine di “rivoluzione” per sottolineare l’importazione di questo passaggio da cui spera di ottenere un’amministrazione più efficiente, meno costosa, più trasparente, più semplice e in sintonia con le condizioni economiche del paese e con il mercato del lavoro. Il merito di questo documento è che non si limita a ribadire le finalità  ultime ricordate, che finora sono sempre state il refrain di ogni governo e di ogni politico, ma individua gli obiettivi-chiave che – secondo il governo – permettono di conseguire quei fini. Si tratta, dunque, di un contributo concreto alla discussione che si annuncia pubblica.

Valutare nel merito i 44 punti non è tuttavia facile, perché tra questi solo 9 sembrano univoci e immediatamente praticabili; almeno 3 – invece – peccano di eccessiva genericità  (si pensi al punto 32, modifica del codice degli appalti) e quindi è impossibile avanzare qualunque osservazione. Gli altri punti indicano – è vero – degli obiettivi, ma non le concrete soluzioni immaginate a tal fine e, come è noto, sono queste ultime che permettono di verificare se gli obiettivi sono coerentemente perseguiti e quindi se sono condivisibili davvero. Dunque, fatta eccezione per 9 punti, la partecipazione alla discussione degli obiettivi potrebbe risultare difficile da inquadrare anche perché non mancano gli elementi di interrelazione tra i vari obiettivi e senza una regia chiara c’è il rischio di generare confusione e quindi rendere inutile lo stesso processo di coinvolgimento di dipendenti e cittadini.
Per questo pare più utile soffermarsi sull’indicazione degli obiettivi, rimarcando il ruolo riservato ai cittadini.

I cittadini datori di lavoro

La lettera è – come detto – aperta a tutti i cittadini, i quali dunque possono partecipare alla discussione. Si tratta di un punto importante di coinvolgimento attivo che non va trascurato e che appare in linea anche con esperienze analoghe prodotte all’estero dove i cittadini sono invitati a commentare le policy dei governi contribuendo cosìal loro orientamento. C’è tuttavia un passaggio nella lettera che disvela una concezione precisa dei cittadini, lìdove – a un certo punto – si legge che il governo «intende ascoltare la voce diretta dei protagonisti a cominciare dai dipendenti pubblici e dai loro veri datori di lavoro: i cittadini ».

I cittadini, dunque, come datori di lavoro, espressione di “grillina” memoria. Il richiamo di questa espressione non può risultare neutrale perché manifesta un’impostazione dei rapporti con la pubblica amministrazione e con i suoi dipendenti in termini di conflitto di interessi, come è d’altronde proprio quello che si verifica tra datori di lavoro e dipendenti nei rapporti di lavoro. Quindi, tutto sembra organizzato ancora su una cultura antagonistica anche se – questo è vero – ricostruita in modo diverso dal passato: non è la burocrazia a minacciare i cittadini, ma sono questi ultimi a essere utilizzati come “bastone” per i dipendenti pubblici. E’ il segno dei tempi. Nel corso degli anni (e dei decenni) nei rapporti con le pubbliche amministrazioni i cittadini sono stati considerati prima sudditi, poi utenti, quindi clienti e, ora, con un giro a 360 gradi – datori di lavoro. Quest’ultima è certamente una condizione inversa da quelle delineate prima, ma non viene meno questa visione di contrapposizione con le pubbliche amministrazioni. Se non altro in questo caso si chiede loro di partecipare con delle idee e non con le valutazioni attraverso emoticon – certamente un passo avanti…

L’assenza di riferimento a una cultura moderna di cittadinanza

Ma soprattutto quello che emerge è l’assenza di ogni riferimento ai cittadini quale strumento di rinnovamento dell’amministrazione. Non sono presenti indicazioni che lascino intendere la costruzione di un sistema, di una regia, che faciliti il coinvolgimento diretto dei cittadini nella risoluzione di problemi avvertiti di interesse generale e che ridefinisca cosìle modalità  di azione e di organizzazione delle pubbliche amministrazioni. Anche con riferimento alla terza linea guida della lettera, che è quella relativa agli open data e alla semplificazione e alla trasparenza e quindi più vicina a esaminare i rapporti con i soggetti esterni, i cittadini sono visti solo come destinatari di interventi, mentre non si profila nessuna soluzione di progresso verso la definizione di un Freedom of Information Act alla costruzione del quale i cittadini possono partecipare attivamente indicando loro quali siano le informazioni da rendere pubbliche da parte delle amministrazioni. Si potrebbe rilevare che attenzioni rivolte a questi aspetti richiedono interventi amministrativi più che normativi ma, anche ammesso che sia così, non si può non sottolineare come – ancora una volta – si creda che il cambiamento delle pubbliche amministrazioni si ottenga per legge anziché con le pratiche effettive di buona amministrazione. La lettera è in sostanza priva di ogni attenzione a una cultura moderna della cittadinanza (i cittadini come cittadini), nella quale amministrazioni e cittadini collaborano invece di confliggere da opposte e contrapposte posizioni di interesse.

Conclusioni

Una riforma profonda della pubblica amministrazione si compone certamente di tanti tasselli diversi, alcuni dei quali sicuramente sono affrontati anche dal governo nella lettera qui analizzata. Tuttavia, se la riforma ambisce a rappresentare anche una rivoluzione, ossia a disegnare rapporti innovativi e mai conosciuti finora, non può trascurare i cittadini e il ruolo di integrazione e innovazione portato dalla cittadinanza. In questo senso la lettera appare manchevole e finanche contraddittoria quando evoca i cittadini quali datori di lavoro. C’è da auspicare che il vuoto sia colmato nei prossimi giorni, cosìda poter dire davvero che è cominciato qualcosa di nuovo e utile.

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