A Mantova si stanno ponendo le basi per la nascita di un nuovo paradigma istituzionale basato sulla governance condivisa per la gestione dei beni comuni culturali, che saranno volano di sviluppo locale per la città di Mantova. Tutto ciò grazie al Laboratorio di co-progettazione ” Imprese per i beni comuni ” promosso dal ” Tavolo della cooperazione e dell’economia civile ” istituito presso la Camera di Commercio di Mantova e realizzato grazie alla ideazione e progettualità di Labsus.
Il progetto che si sta svolgendo a Mantova è basato su una nuova tecnologia istituzionale, sociale ed economica che mira a costruire una alleanza forte, collaborativa e a lungo termine tra cittadini, volontari, ricercatori, imprenditori locali e amministrazioni per creare un paradigma di sviluppo locale di comunità basato sui beni comuni.
Un nuovo paradigma istituzionale
Si tratta di un paradigma istituzionale innovativo riconosciuto dalla nostra Costituzione che stabilisce il principio di sussidiarietà orizzontale nell’art. 118 u.c. In base a questo principio i cittadini e la comunità nel suo complesso hanno il diritto e la libertà di prendersi cura dell’interesse generale, migliorando e difendendo i beni comuni ad ogni livello di governo. All’interno di questo paradigma istituzionale a Mantova la cultura e il patrimonio culturale, intesi come beni materiali e immateriali, sono considerati come la chiave di volta su cui costruire una alleanza locale tra tutti gli attori che vogliono considerare la ” cultura come bene comune ” e come forza promotrice per un nuovo paradigma di sviluppo di comunità basato sui beni comuni per il territorio di Mantova. L’obiettivo finale è quello di rivitalizzare il patrimonio culturale del territorio di Mantova facendo leva sull’innovazione sociale, la creatività e la digitalizzazione.
Esperienze a livello internazionale
L’unione tra la gestione collettiva dei beni comuni e la sussidiarietà orizzontale che caratterizza l’approccio usato a Mantova è una soluzione efficace per lo sviluppo sociale ed economico. Si possono trovare tanti esempi in Italia e a livello globale che dimostrano il successo della collaborazione tra governo e comunità , amministrazioni e cittadini, imprese locali e volontari. Uno degli esempi è Cultural Factory, un distretto culturale sorto in una zona degradata di Londra, che è diventato una delle aree culturali più attive dell’Europa. Ma anche Spazio Grisù, la prima fabbrica creativa nata in Emilia Romagna, che oggi ospita le sedi centrali di molte imprese culturali. ORG – Officine Grandi Riparazioni, che nasce nella vecchia zona industriale della città di Torino, ristrutturata e donata alla comunità per portare avanti attività culturali ed artistiche. Altri progetti nascono invece dalla volontà di un singolo cittadino per poi aprirsi alla collettività e all’amministrazione. Come il caso di Favara Farm Cultural Park in provincia di Agrigento, dove dalla volontà di Andrea Bartoli nasce un progetto di riqualificazione del centro storico della piccola cittadina siciliana, trasformandola in uno tra i più importanti centri di interesse per l’arte contemporanea nel mondo. Le case abbandonate del centro storico sono diventate la scena e lo spazio di ritrovo per artisti talentuosi e per la comunità artistica internazionale.
L’impresa ha un ruolo chiave in questo processo di sviluppo artistico rappresentando una leva per creare relazioni, partenariati e collaborazioni.
L’incubatore culturale rappresenta il luogo di incontro per le piccole e medie imprese e la nascente expertise culturale delle grandi imprese, che può fornire supporto e indirizzo grazie ai propri servizi, con l’obbiettivo di creare un sistema multidimensionale.
Il metodo
L’approccio adottato nel Laboratorio mantovano è quello di coinvolgere direttamente gli autori delle idee nel processo, grazie al metodo della co-progettazione e del lavoro di gruppo. L’obiettivo è lo sviluppo di soluzioni innovative per la gestione condivisa dei beni comuni culturali, in particolare grazie all’uso dell’ICT, Information and Communication Technology. La digitalizzazione del patrimonio culturale è un passaggio cruciale per lo sviluppo dell’economia culturale. I fab labs sono gli incubatori della terza rivoluzione industriale e i luoghi di sviluppo dell’innovazione sociale. Il progetto prevede che le imprese locali e gli imprenditori svolgano un ruolo importantissimo, anche dal punto di vista della prospettiva della responsabilità sociale di impresa, nella gestione condivisa dei beni comuni culturali, rappresentando un punto di intersezione tra la pubblica amministrazione, il terzo settore e i cittadini, seguendo un principio di condivisione delle risorse e delle competenze per raggiungere un unico obiettivo.
Il percorso ideato da Labsus si struttura in tre pilastri: una call for ideas chiamata ” La Cultura come bene comune ” , promossa dalla Provincia di Mantova, che ha individuato 7 idee di giovani con meno di 29 anni, incentrate sulla gestione condivisa dei beni comuni culturali; un secondo pilastro è rappresentato da un ” ideas camp ” chiamato Laboratorio di co-progettazione ” Imprese per i beni comuni ” promosso dal Tavolo per la cooperazione, istituito presso la Camera di Commercio di Mantova. Questo Laboratorio applica il metodo della co-progettazione, della progettazione partecipata e della comunicazione collaborativa con l’obiettivo di prototipare e testate le pratiche di gestione condivisa dei beni comuni culturali che intendono promuovere la cooperazione e collaborazione tra la società civile, le cooperative, gli imprenditori locali, le imprese e la pubblica amministrazione, nella cura e rigenerazione del patrimonio culturale di Mantova. Questo per dimostrare che il patrimonio culturale della città di Mantova può essere coltivato, migliorato e infine diventare il motore di sviluppo di una ” impresa culturale-creativa di comunità ” .
Il terzo pilastro, chiamato ” governance camp ” mira invece a creare un sistema di governance sostenibile e di lungo periodo per la gestione dei beni comuni culturali.
Il Laboratorio ha l’ambizioso intento di ideare, progettare e prototipare una nuova forma di istituzione del terzo millennio, pensata per prendersi cura dei beni comuni, che utilizza il principio della governance, e non della contrapposizione tra pubblico, privato e terzo settore.
Cosa è stato fatto?
Il primo modulo del Laboratorio si è svolto il 19 e 20 giugno e ha visto la partecipazione del prof. Gregorio Arena e prof. Christian Iaione, rispettivamente Presidente e Direttore scientifico di Labsus, che hanno illustrato il principio di sussidiarietà orizzontale e della governance dei beni comuni, pilastri essenziali di tutto il progetto.
Nel secondo appuntamento i partecipanti al Laboratorio hanno incontrato la designer e ricercatrice Daniela Selloni del Politecnico di Milano con cui hanno lavorato per co-progettare e prototipare le loro idee. Il lavoro è proseguito la settimana successiva in compagnia di Anna Seravalli, designer e ricercatrice dell’Università di Malmo in Svezia. L’attenzione è stata focalizzata sulla progettazione partecipata grazie all’esperienza delle ricercatrice nei fab labs e living labs svedesi. L’ultimo appuntamento prima della pausa estiva si è svolto il 24 e 25 luglio con l’esperto di comunicazione politica e dei social media Dino Amenduni dell’agenzia di comunicazione Proforma. Insieme a lui i partecipanti al Laboratorio hanno scritto una strategia di comunicazione per trasmettere in maniera efficace questa nuova idea dell’impresa culturale e creativa di comunità basata sui beni comuni culturali.
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