Il paese più vasto e popolato dell’America Latina, che quest’anno ospita i mondiali di calcio, vive da più di vent’anni importanti esperienze sociali, con l’applicazione e la diffusione del bilancio partecipativo nella gestione dell’amministrazione urbanistica, a Porto Alegre e in altre città brasiliane. E si configura come un esempio di superamento della crisi della rappresentanza democratica, che tutto il mondo ormai vive da tempo.
Il paese dei contrasti
I mondiali di calcio 2014 hanno riportato l’attenzione dei media su un paese che, con una superficie che occupa quasi la metà del territorio sudamericano e con una popolazione di oltre duecento milioni di persone, è il quinto paese più vasto del mondo e il quinto più popoloso. Tuttavia, il Brasile ha una densità demografica bassa, poiché la maggior parte della popolazione si concentra sulle coste, dove insistono anche quasi tutte le maggiori città , da Fortaleza a Recife, da Rio de Janeiro a Sà£o Paulo, fino a Porto Alegre. La foresta amazzonica, che occupa poco meno della metà del suo territorio, rende il paese molto ricco dal punto di vista naturale; anche dal punto di vista economico, il Brasile è lo Stato più importante dell’America Latina, e il settimo al mondo in termini di Pil nominale. La crescita esponenziale che il paese ha avuto negli ultimi anni convive, in un mosaico ricco di contrasti e paradossi, con profonde e diffuse povertà , di cui l’espressione massima sono probabilmente i bambini di strada, i cosiddetti meninos de rua.
Da un punto di vista sociale, il Brasile è strutturalmente multiculturale: la popolazione discende infatti da etnie varie, tra cui indios, coloni portoghesi, schiavi africani e immigrati, soprattutto portoghesi e italiani. E’ anche considerato il paese ” del presente ” : le contraddizioni che vive la società contemporanea, in epoca di globalizzazione ma anche di ritorno dei localismi, si manifestano in modo molto evidente nel contesto brasiliano. Ed è anche, infine, un modello esemplare della diffusione della partecipazione dei cittadini all’amministrazione delle città : la crisi della democrazia rappresentativa, che tutto il mondo sta vivendo, in Brasile ha trovato e sta applicando i mezzi per il suo superamento.
Tutto inizia da Porto Alegre
Tra le città brasiliane che più hanno attirato l’attenzione del mondo negli ultimi venti anni c’è Porto Alegre, che ha più di un milione e mezzo di abitanti, mentre il suo agglomerato urbano supera i quattro milioni di abitanti. E’ nota l’immagine simbolica che questa città si è costruita rispetto ai temi che riguardano la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali delle amministrazioni e in generale per le questioni sociali relative ai paradigmi della globalizzazione ” alternativa ” . E’ infatti Porto Alegre a dare avvio, nel 1989, alla prima esperienza di bilancio partecipativo, l’orà§amento participativo, diffusosi poi in tutto il mondo, ed è sempre la città brasiliana ad ospitare il primo Forum sociale mondiale nel 2001. Lo ospita ancora altre cinque volte (nel 2002, 2003, 2005, 2010 e 2012) e nell’edizione del 2005 viene prodotto il Manifesto di Porto Alegre, una lista commentata di dodici proposte per un’alternativa sociale alla globalizzazione del mercato, articolata in ambiti relativi a misure economiche, pace, giustizia e democrazia. Tra le proposte del manifesto, si ricordano l’affermazione del diritto universale all’occupazione e alla protezione sociale, la garanzia della sicurezza alimentare per tutti, il divieto della privatizzazione dei beni comuni come l’acqua, la necessità del contrasto di ogni forma di discriminazione, l’urgenza dell’arresto del processo di distruzione dell’ambiente.
E’ proprio da Porto Alegre che parte quindi quel movimento di riforma delle espressioni della democrazia che, attraverso la partecipazione diretta dei cittadini ai processi decisionali, porta a soluzioni di successo per il superamento della crisi della democrazia rappresentativa in tutti i paesi del mondo.
L’impatto del bilancio partecipativo
Con l’applicazione del bilancio partecipativo, il coinvolgimento degli abitanti della città alle decisioni amministrative che li riguardano direttamente si manifesta, a Porto Alegre, anche nelle favelas: ci si riunisce periodicamente, seguendo un ” ordine del giorno ” , per parlare dei problemi delle proprie case e delle questioni urbanistiche generali del quartiere, in presenza di un facilitatore comunale che è anche addetto a raccogliere opinioni e proposte porta a porta. Sono presenti alle riunioni anche consulenti, assistenti sociali e architetti e gli incontri danno vita ad accesi dibattiti a cui tutti prendono parte.
Le favelas hanno i loro delegati al bilancio partecipativo: lavoratori volontari che portano le istanze dei residenti all’attenzione dell’amministrazione comunale. In città , quindi, quando si deve costruire una strada o intervenire con ordinanze che, per esempio, limitano la pesca per questioni di sostenibilità , i cittadini vengono consultati e si concordano misure di sostegno, quali la ricostruzione delle favelas abbattute per le esigenze urbanistiche o l’accesso al mercato libero per la vendita del pesce da parte dei pescatori.
Insomma, sembra che il bilancio partecipativo abbia modificato sostanzialmente le condizioni di vita in città , anche per le fasce più povere della popolazione: un altro suo effetto di notevole importanza è stato quello dei miglioramenti nella gestione dell’acqua pubblica, con la realizzazione di un serbatoio per soddisfare le esigenze di acqua di tutti anche nelle ore di punta. Sono aumentate le scuole comunali e sono nati progetti di piccole imprese e cooperative: insomma, a Porto Alegre, negli ultimi venticinque anni, si vive meglio.
Un modello per l’Europa e per il mondo
Porto Alegre è considerata dall’ONU una delle quaranta città gestite meglio nel mondo e il bilancio partecipativo è considerato una best practice da replicare. Sembra quindi che gli europei, e non solo, possano imparare molto dall’esperienza di Porto Alegre: se più di cinquecento anni fa l’Europa scopriva l’America, oggi l’America, o meglio l’America Latina, può indicare la strada per salvare l’Europa da una crisi ormai irreversibile dei suoi sistemi di rappresentanza politica.
Sono più di duecento oggi le città che nel mondo hanno seguito l’esempio di Porto Alegre e stanno sperimentando il bilancio partecipativo, da quando i francesi, durante il secondo Forum sociale mondiale, hanno portato all’attenzione del mondo l’operazione di riforma radicale della democrazia che l’esperienza della città brasiliana stava compiendo, allora quasi sconosciuta. Le diverse realtà nelle quali si applicano i metodi della democrazia partecipativa mostrano le differenze, e quindi anche le diverse criticità , dei contesti locali: da Montevideo a Parigi, dalla Germania, al Camerun ad Haiti, ogni contesto urbano deve negoziare, in base alle sue caratteristiche peculiari, le forme della partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni delle amministrazioni locali. Anche l’Italia sperimenta le sue forme di coinvolgimento dei cittadini nella gestione del territorio. Si configura insomma un processo irreversibile di mutamento politico-sociale che, partendo dal local government, agisce globalmente, verso il superamento della crisi che la democrazia vive ormai da troppo tempo.
Leggi anche
- Bilancio partecipativo: un percorso sussidiario
- Democrazia partecipativa e partecipazione
- Deliberative democracy 101
- Una giornata partecipativa a Trento
- Democrazia mista