E’ tuttavia positivo il parere delle parti politiche e sociali sulla sua realizzazione che offrirà cosìun’ulteriore garanzia per quanti hanno deciso o decideranno di intrecciare la coltivazione dei terreni con il settore del welfare rurale.
Tutto parte dall’assunto che, per definire e sostenere il mondo dell’agricoltura sociale, sia necessario, a monte, dare una sua univoca e generale definizione. Sebbene infatti vi sia già a livello regionale una notevole quantità di norme che disciplinano il settore, risulta fondamentale una loro armonizzazione. Le seppur giustificate preoccupazioni degli organi politici regionali, però, vengono fin da subito placate dalle parole del viceministro alle Politiche agricole e forestali Olivero: ” Alle regioni chiediamo di armonizzarsi, di prendere atto di una legge nazionale e di andare ad adeguarsi nelle parti in cui le leggi regionali sono difformi. Abbiamo molte leggi buone, alcune hanno anche elementi ulteriori rispetto alla legge nazionale, quindi non è che la nostra legge le annulli o le renda inutili, ma devono tenere conto di questo affinché ci sia quella uniformità per promuovere a livello nazionale l’agricoltura sociale ” . Ciò al fine di poter promuovere a livello nazionale – nel migliore dei modi e a garanzia di quanti fino ad ora hanno agito su iniziativa personale – tali attività .
A chi si rivolge?
Rappresenta quindi un’importantissima novità per quanti svolgono le loro attività nel campo del sociale e dell’imprenditoria, la sempre più vicina approvazione di una legge che disciplina l’agire in comune di questi settori. Tale norma infatti si rivolge a coloro i quali, operando in realtà agricole, investono più sull’aspetto umano che su quello del profitto, con l’intento cioè di creare un circolo virtuoso che promuova azioni di recupero sociale e di formazione e avviamento lavorativo per i soggetti deboli o svantaggiati, come anziani, minori e tossicodipendenti. Che poi si preveda di collocare queste attività nell’ambiente campestre è una conseguenza piuttosto scontata, dal momento in cui è proprio nelle aree rurali che le rete di protezioni sociali sono spesso più deboli e meno organizzate. Va da sé, quindi, che un intervento in termini di iniziative e coinvolgimento, permetterebbe di ovviare a tali carenze, investendo oltretutto su materie prime, strumenti e risorse umane già presenti in loco, producendo ricchezza diffusa per la popolazione locale. Ed è proprio nell’ottica della realizzazione di una rete che coinvolga più soggetti possibili, che il testo di legge prevede il coinvolgimento di cooperative e imprese sociali, associazioni di promozione sociale e di volontariato e la stretta collaborazione dei servizi sociosanitari territoriali.
Ulteriori risvolti
Come già detto, positivo appare il parere delle parti sociali, le quali vorrebbero fin da subito che venissero introdotte migliorie da loro proposte, come l’utilizzo di beni confiscati alla mafia, la creazione di una filiera propria e di un marchio nazionale che tuteli i prodotti e funga come garanzia di qualità . Tutti suggerimenti interessanti e che verranno di certo presi in considerazione – assicura Olivero – ma che in un momento cosìdelicato e importante nel percorso di approvazione della legge, rischierebbero di rallentarne l’iter.
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