Che l’informazione e la conoscenza possano essere considerati dei beni comuni non è più un fatto contestabile. La diffusione globale delle nuove tecnologie digitali ha ulteriormente rafforzato questa relazione. Si tratta di un tema vastissimo da un punto di vista analitico che coinvolge anche il tema della partecipazione dei cittadini.
Le informazioni sono una risorsa da un punto di vista sociale, economico e politico. Sono cruciali per costruire un punto di vista autonomo sulla realtà , per garantire un consenso informato e diffuso, per offrire strumenti di comprensione e partecipazione. Allo stesso tempo, le informazioni sono un tesoro per chi vuole mettere in piedi attività di impresa – in ambito industriale, commerciale o sociale – per coprire settori ancora scoperti e offrire nuovi prodotti e servizi. Sappiamo, inoltre, che molte delle informazioni relative ai diritti e alla vita quotidiana sono prodotte dai cittadini stessi o dalle loro organizzazioni.
Anche per questi motivi, l’accesso e la produzione di informazioni sono diventati – e diventeranno sempre di più – una sfida per tutti coloro che vogliono promuovere il progresso civile ed economico delle proprie comunità , la partecipazione democratica e l’attivismo civico.
Gli Open Data e il ruolo delle PA
In questo contesto si colloca un fenomeno relativamente recente, ma destinato a crescere tanto e rapidamente: quello degli open data. Istituzioni, imprese e organizzazioni di cittadini hanno cominciato infatti a rilasciare e condividere una massa enorme di informazioni in anni recenti. E la tendenza è in crescita. Tuttavia, mentre alcune informazioni sono facilmente accessibili, alcune sono ancora conservate con strumenti cartacei. I dati inoltre possono essere gratuiti oppure offerti a pagamento. E ci sono enormi differenze nel riuso e nella redistribuzione dei diritti di pubblicazione. In breve, esistono diversi gradi per specificare quando dei dati sono aperti e quale valore posso creare.
Le imprese e le organizzazioni sociali sono già in grado di produrre informazioni pubbliche. Ma una grande responsabilità ricade oggi sui governi nazionali e locali e sulle amministrazioni pubbliche. Sono loro i soggetti che, per diverse ragioni, potranno svolgere un ruolo chiave per liberare il potenziale economico e sociale degli open data. Poste al centro di interlocutori chiave – cittadini, imprese, organizzazioni civiche -le istituzioni pubbliche si trovano in una posizione ideale per estrarre valore dagli open data e per aiutare gli altri a farlo. In particolare, le amministrazioni sono chiamate a spronare la creazione di valore a tutti i livelli della società attraverso quattro modalità di azione complementari: offrire i dati spesso inaccessibili; catalizzare soggetti e azioni creando sistemi; imparare a usare i dati internamente; acquisire conoscenze per migliorare le politiche pubbliche.
Offrire i dati
Attraverso tutti i livelli di governo in tutte le regioni del mondo, milioni di archivi di dati individuali sono raccolti, immagazzinati e analizzati. Dalle dichiarazioni dei redditi alle richieste di disoccupazione ai rimborsi ospedalieri, ai consumi energetici, gran parte di queste informazioni possono rendersi disponibili elettronicamente, possono essere condivise, abilitando altri soggetti nella creazione di nuovi servizi e prodotti. Negli Stati Uniti, per esempio, su data.gov, il portale online del governo federale per gli open data, più di 85 mila datasets sono adesso fruibili, tramite guide per gli utenti ed esempi di applicazioni nell’industria, dall’agricoltura al manifatturiero. Nel Regno Unito, il sito findthebest.com usa i dati del governo nel proprio UK Car Fuel Economy and Emission Data App che aiuta gli acquirenti di automobili a confrontarne le caratteristiche (per esempio, i risparmi energetici basati sui loro spostamenti abituali). Rendendo questi dati disponibili per società e individui con spirito d’impresa il governo sta spronando l’innovazione nel settore privato e incrementa la trasparenza: due degli obiettivi più rilevanti di ogni iniziativa di open data. La G8 Open Data Charter del 2013 auspica che tutti i dati governativi siano pubblicati automaticamente in formato aperto, mentre riconosce che esistono alcune legittime ragioni per cui alcuni dati non possono essere rilasciati.
Catalizzare soggetti e azioni
Le istituzioni pubbliche possono funzionare come catalizzatore per l’uso di open data contribuendo alla creazione di un fiorente ecosistema di utenti di dati, programmatori e sviluppatori di applicazioni. Per attrarre un ecosistema di sviluppatori, le amministrazioni potranno pubblicizzare la disponibilità di open data attraverso campagne, siti web, materiali di marketing oppure impegnarsi in ulteriori azioni di responsabilità sociale. Alcune amministrazioni virtuose organizzano eventi chiamati hackatons o datapaloozas spesso con premi in denaro e pubblicità . Questi eventi aiutano a promuovere l’uso di dati nello sviluppo di prodotti e servizi innovativi e per favorire il coinvolgimento dei cittadini nel policy making. Essi permettono inoltre ai governi di condividere nuovamente dati rilasciati o digitalizzati, estrarli sulla base dell’esperienza dei partecipanti e offrire indicazioni riguardo alla sicurezza e alla privacy. In Italia, ci sono alcune esperienze interessanti come il Monithon organizzato da Open Coesione o gli hackaton organizzati di recente dalla Camera dei Deputati. Altre piattaforme di marketing per sostenere gli open data includono incontri tra agenzie governative, tavole rotonde con organizzazioni civiche e imprese e campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Imparare a usare i dati
I programmi di open data sono di norma concepiti per liberare la capacità innovativa dei governi di usare dati precedentemente nascosti. Vi sono anche programmi che servono per abilitare le agenzie governative a superare le proprie barriere interne all’uso dei dati da parte di altri pezzi dell’amministrazione. Su questo piano, ci sono due azioni chiave che le agenzie di governo possono adottare per usare gli open data. In primo luogo, per ottimizzare l’uso di data pubblici tra le stesse agenzie, il governo può investire in talento, strumenti e sistemi. Ciò include ingaggiare e formare gli staff a tutti i livelli – anche quelli che non ricoprono ruoli tecnici – circa il modo di usare i dati per prendere le decisioni migliori. In secondo luogo, le amministrazioni possono applicare analisi avanzate per migliorare il decision making interno, promuovere la creazione di nuovi servizi e incrementare l’accountability. Per esempio, i funzionari comunali di Edmonton in Canada analizzano in tempo reale i dati di accesso attraverso interfacce per verificare le performance della città su una varietà di ambiti: dalla performance del trasporto pubblico all’utilizzazione degli spazi pubblici. Gli staff possono semplicemente e facilmente visualizzare più di 400 datasets, rafforzando la loro capacità di assumere decisioni meglio informate su come migliorare le performance e riallocare le risorse limitate. Un altro caso ormai molto noto è quello della città di Chicago nella quale è stato sperimentato un sistema integrato di dialogo tra cittadini e amministrazione comunale attraverso l’uso dei social media: in sostanza, grazie a twitter e facebook i cittadini possono fornire segnalazioni e suggerimenti grazie ai quali la municipalità può calibrare meglio il proprio intervento.
Migliorare le politiche pubbliche
Con la crescita degli open data i manager delle amministrazioni pubbliche saranno sempre più chiamati a concentrarsi su due obiettivi: proteggere individui e organizzazioni dai rischi che possono emergere dalla enorme diffusione di dati liberi (in particolare, privacy e sicurezza per gli individui, proprietà intellettuale, riservatezza, responsabilità per le organizzazioni); accrescere il valore potenziale di questi dati. Le istituzioni pubbliche possono contare su strumenti legislativi e regolamentari, competenze professionali e digitali per rafforzare sicurezza, equità e giustizia per tutti i membri della società . Possono aprire le porte del policy making all’uso dei dati, specie quelli prodotti direttamente dai cittadini. Tutte le informazioni prodotte, da qualunque soggetto, possono entrare in questi processi e contribuire a migliorare le politiche pubbliche in ambito socio-sanitario, nella mobilità locale, nella ricerca e produzione di lavoro, nella progettazione di nuove occasioni di impresa.
La ‘nuova normalità ‘
Per concludere: l’uso di open data è un fenomeno relativamente recente ma, grazie ai progressi tecnologici, sta crescendo enormemente per peso e rilevanza. In altre parole, sta diventando la ‘nuova normalità ‘. Tuttavia mentre i benefici degli open data sono significativi, il successo dei programmi di open data non è garantito. Servono le persone giuste, servono strumenti e sistemi adeguati. E più di tutto serve che i leader dei governi nazionali e locali e i loro stakeholder (imprese, cittadini e consumatori, media, organizzazioni civiche) si impegnino sempre più in una conversazione fruttuosa per promuovere gli open data e trarne tutti i possibili vantaggi.
Fonti:
- Open data: Unlocking innovation and performance with liquid information – Rapporto McKinsey
- La conoscenza come bene comune: dalla teoria alla pratica – di Charlotte Hess e Elinor Ostrom – Bruno Mondadori
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