I comuni di Asciano e Catanzaro nuovi sostenitori dell'amministrazione condivisa

"Il Regolamento fornisce le giuste linee guida per liberare energie prima inutilizzate a causa della mancanza di norme"

Il Regolamento di Labsus sulla cura dei beni comuni è stato approvato anche dal comune di Asciano in provincia di Siena, mentre a Catanzaro si sta valutando la sua adozione. Il nuovo modo di essere cittadini condividendo con l’amministrazione locale la responsabilità per la salvaguardia dei beni comuni sta conquistando l’Italia grazie ad un percorso avviato da Labsus a Bologna che ha permesso di colmare un vuoto normativo.

Perché è importante adottare il Regolamento

Secondo il consigliere di Catanzaro Antonio Giglio, il Regolamento assume un’importanza primaria nella promozione di una “forma virtuosa di responsabilizzazione [del cittadino] sugli spazi comuni da vivere”: l’idea che si possa delegare completamente la cura dei beni comuni alle amministrazioni, ad oggi frustrate dalla mancanza di risorse e di fiducia, non è più sostenibile. E’ il cittadino che può e deve attivarsi per condividere con il governo locale la gestione dei beni che rendono la sua vita sociale soddisfacente. “Il Regolamento – prosegue Giglio – fornisce le giuste linee guida per liberare energie prima inutilizzate a causa della mancanza di norme che permettessero alle amministrazioni di accogliere e gestire le proposte di intervento dei cittadini. Questo regolamento è uno strumento utile e innovativo per eliminare gli ostacoli che impediscono ai cittadini di assumersi la responsabilità della cura dei beni comuni urbani”.

Secondo il sindaco di Asciano Paolo Bonari, adottare il regolamento significa far percepire ai cittadini che i beni comuni sono responsabilità di tutti coloro che ne usufruiscono e quindi essere coinvolti nella loro cura è un vantaggio per ogni membro della comunità. Esiste anche una motivazione economica: con l’aiuto della cittadinanza, il comune di Asciano realizzerà le riqualificazioni urbane necessarie. Il sindaco ha già le idee chiare su quale sarà il primo intervento da mettere in cantiere: “Abbiamo una bellissima via d’acqua costellata di mulini, sentieri e opere idrauliche uniche che per secoli è stata il motore economico della nostra comunità e che oggi è completamente abbandonata. Partiremo sicuramente da lì”.
I punti del Regolamento che riguardano l’innovazione digitale delle amministrazioni e la sensibilizzazione sul principio di sussidiarietà da avviarsi nelle scuole non vengono trascurati: la giunta comunale di Asciano ha avviato lo sviluppo di una piattaforma online per facilitare il dialogo tra cittadini e amministrazione e si prefigge di coinvolgere i ragazzi e le loro famiglie in progetti interni ed esterni all’ambito scolastico, di modo da promuovere la cura condivisa dei beni comuni di Asciano.
Il Regolamento non è da intendersi immutabile, ma uno strumento che ogni comune può adattare alle sue specifiche esigenze: la raccolta di più versioni del Regolamento costituisce un archivio di esperienze che permette ai comuni italiani di orientarsi. A riguardo Bonari si è così espresso: “Lo abbiamo approvato prendendo a modello quello elaborato dal Comune di Bologna. Credo che sia assolutamente perfetto. Uno strumento efficace e versatile”.

Il paradigma sussidiario

La stesura e la diffusione del Regolamento in un numero sempre maggiore di comuni italiani non è la sola testimonianza di un’evoluzione nel modo di essere cittadini, nel prendersi le proprie responsabilità per la salvaguardia dei beni di tutti, nel proporre un’alternativa alla crisi di fiducia che oggi attraversa la politica italiana. L’importanza di tale Regolamento non risiede nemmeno solo nel concetto innovativo di “beni comuni”: beni non annoverabili né tra quelli privati né tra quelli pubblici la cui custodia è affidata per definizione a tutti i cittadini.
L’affermazione del Regolamento equivale soprattutto ad una rivoluzione istituzionale ormai non più procrastinabile: l’amministrazione di questo secolo non è paragonabile né a quella gerarchica e autoritaria dell’Ottocento, né a quella di prestazione e assistenza del Novecento, ma si rifà al principio di sussidiarietà espresso nell’art. 118 della Costituzione. E’ quindi necessario che anche gli amministratori pubblici muovano un passo verso i cittadini attivi e che l’ottica sia quella di ascolto, umiltà, riconoscimento dei propri limiti e valorizzazione delle competenze dei cittadini che caratterizza l’amministrazione condivisa.

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