Il vicesindaco Capirone racconta a Labsus la " versione piemontese " del nostro Regolamento

"Siamo la città  di Olivetti: i concetti di comunità  e di partecipazione fanno parte del nostro DNA"

Per approfondire le motivazioni che hanno spinto anche l’amministrazione di Ivrea a compiere questo passo, nonché le eventuali specificità  del processo di adozione del regolamento finale, Labsus ha intervistato il vicesindaco e assessore alle manutenzioni Enrico Capirone.

Vicesindaco Capirone, potrebbe raccontarci le vicende che hanno condotto la sua amministrazione a valutare e poi approvare all’unanimità  il Regolamento? Sono state apportate modifiche significative al testo originale?
Ad Ivrea esistevano già  delle forme di collaborazione tra associazioni locali e gruppi di cittadini organizzati per la tutela e la valorizzazione dei beni comuni: adottando il Regolamento pensiamo di razionalizzare, uniformare ed estendere delle pratiche già  presenti, ma destrutturate. Pensiamo inoltre di riconoscere formalmente e dare maggiore dignità  all’impegno spesso sottovalutato di molti cittadini. Con l’adozione del Regolamento vogliamo rendere strutturale all’azione amministrativa la collaborazione tra cittadinanza e amministrazione in tema di conservazione e valorizzazione dei beni comuni.
Per quanto riguarda le modifiche, abbiamo “asciugato” un po’ la parte introduttiva (a gusto piemontese!). Nella parte procedurale abbiamo eliminato la disposizione secondo cui la giunta, sulla base degli indirizzi del Consiglio e dell’esito delle procedure partecipative avviate, individua periodicamente edifici e spazi in totale disuso o deperimento, per interventi di cura e rigenerazione. Abbiamo eliminato l’articolo dedicato alla “Formazione”, rivolta ai cittadini, agli amministratori e dipendenti, quale strumento capace di orientare e sostenere le azioni necessarie a trasformare i bisogni che nascono dalla collaborazione tra cittadini e amministrazione. Infine, tra le ” Forme di sostegno ” , non abbiamo previsto l’affiancamento nella progettazione, né le agevolazioni amministrative, mentre le risorse finanziarie a titolo di rimborso dei costi sostenuti le abbiamo previste in forma più sfumata, come eventualità . Le modifiche hanno voluto essere un semplice adattamento alla dimensione del nostro Comune e alla reale possibilità  operativa della struttura.

A proposito di modifiche, ho notato che avete sistematicamente sostituito il termine ” rigenerazione ” con ” valorizzazione ” . C’è una ragione particolare?
Ci sembra che il termine ” valorizzazione ” sia più pertinente in un regolamento di questo tipo: se qualcuno cura un bene, specie se chi se ne fa carico è anche il diretto fruitore del bene, non solo rigenera il bene ma lo porta a valore e quindi lo valorizza. In ultima analisi quel bene vale di più   e si crea un valore aggiunto per quella città .

La fase d’implementazione comporterà  sicuramente maggiori complessità . Avete previsto degli strumenti particolari al fine di agevolare l’attuazione del Regolamento ed incentivare la partecipazione dei cittadini?
Si, certamente la fase attuativa è generalmente più complessa ma come dicevo non siamo alla prima esperienza, il Regolamento ci serve in particolare per avere una cornice più definita e chiara in cui operare su queste tematiche. Nei mesi di settembre e ottobre inizieremo comunque un tour nei quartieri e nelle varie zone della città , affiancati dalle associazioni già  attive, per illustrare il nuovo Regolamento e cercare di attivare più esperienze.

In che modo crede che cambieranno i rapporti tra cittadinanza e amministrazione pubblica? Che tipo di miglioramenti si possono prevedere o auspicare a livello di vivibilità  urbana?
Credo che la chiarezza delle regole sia l’elemento fondamentale per avere dei buoni rapporti, ed  il Regolamento credo che potrà  farci fare notevoli passi avanti da questo punto di vista. Spero in particolare che si riesca a riappropriarsi di spazi diventati marginali perché non vengono curati.

Condivide l’idea che si tratti di un nuovo paradigma amministrativo, teso a scardinare la radicata visione dicotomica delle relazioni tra PA e cittadini, e non una mera conseguenza delle difficoltà  finanziarie in cui versano i Comuni italiani?
Condivido e penso che se le cose le “curiamo” tutti insieme, le sentiamo più nostre e conseguentemente le apprezziamo di più.

Infine ci piacerebbe sapere se ci sono già  sul tavolo proposte di collaborazione, sebbene informali, da parte dei cittadini, singoli o associati.
Sì, certamente, come dicevo nella nostra città  forme di collaborazione esistono da molto tempo, d’altra parte siamo la città  di Olivetti e i concetti di comunità  e di partecipazione fanno parte del nostro DNA.

In allegato il testo del Regolamento per la cura e la valorizzazione dei beni comuni urbani di Ivrea (delibera del Consiglio Comunale del 26 giugno 2014 n.XXX).

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