Non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma lo Sblocca Italia – la bozza di decreto legge del Governo Renzi per far ripartire il Paese – contiene anche una norma che prevede lo sconto sulle tasse comunali per chi contribuisce al decoro urbano. Resta da definire il nodo dell’adeguamento dei Comuni a tale norma, ma è indubbiamente un modo per premiare l’iniziativa di cura dei beni comuni da parte dei cittadini.
Come ha sottolineato Francesca Ragno di Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà promotore del Regolamento sull’amministrazione condivisa, in un articolo ” è la prima volta che il Governo premia i cittadini attivi che trovano in un testo di legge un riconoscimento della loro attività di cura dei beni comuni ” . Ne abbiamo parlato con il presidente di Labsus Gregorio Arena che è intervenuto sabato scorso a Lucca al seminario di formazione ” L’essenziale è invisibile agli occhi ” organizzato dal Centro Nazionale per il Volontariato e dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione.
Professore, pare che per la prima volta un governo nazionale riconosca e valorizzi gli sforzi dei cittadini per la cura dei beni comuni, come commenta questa novità legislativa?
Credo che sia il segno dei tempi. Evidentemente questo tema è sentito e si tratta di farlo emergere. E’ interessante che a livello governativo abbiano pensato alla possibilità di riconoscere il fatto che i cittadini non sono supplenti del pubblico, ma alleati e che la loro attività introduca delle risorse nel sistema. L’alleato combatte insieme ed è fondamentale che in questa battaglia contro la complessità del mondo in cui viviamo e la scarsità di risorse, cittadini e amministrazioni siano alleati. Spero sia l’inizio di un atteggiamento diverso nei confronti dei cittadini attivi.
Quale è a suo parere la novità principale del provvedimento governativo?
E’ positivo che si demandi ai Comuni: saranno i sindaci a decidere se e come ridurre le imposte. La grande pluralità di enti locali che esiste in Italia dà la possibilità di una vasta sperimentazione. Il fatto che sia una norma primaria per le amministrazioni locali rappresenta anche un incoraggiamento per le amministrazioni perché può permettere ai funzionari di sentirsi più protetti in virtù della legge. Potrebbe essere l’uovo di colombo di una nuova stagione della sussidiarietà .
Ma quali sono i rischi di un governo non adeguato di questi processi?
Il rischio più grosso in assoluto è il fatto che i cittadini attivi si percepiscano come dei tappabuchi delle inefficienze delle amministrazioni e quindi si attivino non perché è un modo di riappropriarsi della città , ma perché il degrado è tale che costringe ad attivarsi in mancanza di alternative. E quindi ad attivarsi con rabbia.
E’ il pericolo che percepisco quando vado in giro a confrontarsi sul regolamento dei beni comuni che Labsus ha elaborato e proposto in questi mesi. Il rischio è che ci si senta supplenti e non sovrani. E’ la narrazione che fa la differenza.
Quale è il bilancio dell’esperienza che ruota intorno al regolamento dei beni comuni proposto da Labsus?
La reazione è stata forte e positiva. Significa che ha finalmente dato risposta ad un bisogno inespresso, ad un problema irrisolto. Siamo quindi soddisfatti di aver colto il momento giusto ed è dimostrato dalla corsa in atto all’adozione del regolamento su spinta sia delle amministrazioni che delle associazioni. I veri problemi nascono però nella fase due: una volta adottato il regolamento, è necessario attrezzare il Comune perché si organizzi con un ufficio per i rapporti con i cittadini attivi. Deve diventare una risposta strutturale che rimanga anche in caso di cambiamenti delle amministrazioni.
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