Una strada per l ' integrazione

Cosa succede quando l ' indifferenza e la diffidenza si trasformano in solidarietà  e collaborazione?

Nell’estate del 2014, circa sessanta migranti sono arrivati a Sesto Fiorentino, importante comune della cintura fiorentina, da sempre all’avanguardia per l’attivismo civico e l’impegno sociale dei cittadini. I primi giorni non sono stati facili. Il loro arrivo ha suscitato molte perplessità  e timori nella popolazione. Inizialmente, i migranti sono stati accolti in una scuola materna di Sesto Fiorentino, per essere poi trasferiti in un presidio della Caritas, ospitato presso la sede dell’ex Associazionismo Sestese (un locale di proprietà  del Comune).
Di fronte alla situazione di emergenza dei primi giorni, e all’iniziale diffidenza dei cittadini, il Comune di Sesto Fiorentino ha deciso di intraprendere un percorso di integrazione innovativo, coinvolgendo le associazioni di volontariato radicate sul territorio.
La Sindaca Sara Biagiotti racconta a Labsus come è nato il progetto di volontariato civico per i migranti: «Già  nei primi giorni dell’emergenza, nell’estate 2014, l’iniziale diffidenza si è trasformata in solidarietà : volontari e privati cittadini hanno dato il loro contributo donando spontaneamente vestiti e generi di prima necessità  ai migranti arrivati a Sesto Fiorentino. Sono pervenute anche tante proposte di aiuto alla casella di posta elettronica aperta per l’occasione dal Comune di Sesto Fiorentino (solidarieta@comune.sesto-fiorentino.fi.it). Successivamente abbiamo deciso di concretizzare questo atteggiamento di grande solidarietà  e partecipazione in un progetto di inserimento più strutturato, che prevede lavori di utilità  sociale. “Attraverso un protocollo – prosegue – abbiamo coinvolto le associazioni; queste ultime hanno individuato le attività , previste dal loro statuto, adatte a essere svolte dai richiedenti asilo che hanno scelto, su base volontaria, di partecipare ».

Quando l’integrazione passa per la cura condivisa dei beni comuni

Il progetto è partito da quasi due mesi. Tutte le caratteristiche e le modalità  di svolgimento delle attività  sono state definite in apposite convenzioni tra Comune, Caritas e singole associazioni. Le associazioni organizzano e guidano i migranti, provvedono alla copertura assicurativa contro infortuni e alla responsabilità  civile verso terzi; mettono inoltre a disposizione vestiti, attrezzature e tutto il necessario nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro. I progetti di volontariato civico che vedono coinvolti i richiedenti asilo si concentrano essenzialmente nella manutenzione delle aree verdi presenti sul territorio comunale: insieme all’Associazione Anziani, i migranti si sono occupati della tinteggiatura di panchine,  di attrezzature ludiche e  di recinzioni; con l’Associazione La Racchetta hanno eseguito alcuni interventi di pulitura delle canalette e fossetti delle aree verdi; piccoli lavori di manutenzione del terreno di gioco, invece, hanno visto coinvolti i migranti presso il campo dell’impianto comunale di viale Togliatti, gestito dalla società  sportiva Padule Baseball.
Auser e Aics Firenze hanno organizzato corsi di italiano, di educazione civica e progetti di socializzazione specifici per i migranti, mentre l’Associazione Coala ha previsto il loro coinvolgimento nella coltivazione del giardino aromatico curato dai cittadini e da alcuni ragazzi diversamente abili.

Il calendario delle attività 

I lavori si svolgono dal lunedìal venerdì. I migranti sono divisi in  quattro gruppi. Ogni gruppo lavora due ore, per due giorni alla settimana. Inoltre, tre volte alla settimana (lunedì, mercoledìe venerdì), per tutti ci sono i corsi-scuola,  dalle 9 alle 13. Tutte le attività  svolte dai migranti sono gestite dagli operatori e dai volontari della Caritas.  Attualmente, i migranti ospitati nel presidio della Caritas sono circa quaranta e tutti hanno deciso volontariamente e con entusiasmo di partecipare al progetto di volontariato civico. Diverse le nazionalità  presenti, ma la maggioranza dei profughi (circa venti) proviene dal Pakistan; i restanti sono originari della Nigeria, del Gambia, del Bangladesh e del Senegal.

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