Un esempio per passare dalla teoria alla prassi nella tesi di Fausto Maria Scarnati

" Ogniqualvolta viene arrecato un danno al paesaggio, ciò che si lede è un diritto che appartiene a tutta la comunità  "

L’elaborato di Scarnati è strutturato in tre capitoli, incastonati tra introduzione e conclusioni: dapprima si presenta il principio di sussidiarietà  nel suo significato e nella sua evoluzione storica all’interno dell’ordinamento italiano; si passa quindi ad una breve dissertazione sulla classificazione tra i beni comuni dei beni culturali e, soprattutto, dei beni paesaggistici; infine, si coniuga il lavoro delle due parti precedenti in un capitolo finale che prende le mosse dallo studio di un caso pratico in cui l’intervento sussidiario ha incontrato l’ambito dei beni paesaggistici. Un simile schema fa mostra di efficace linearità  logica. L’autore esplica in forma chiara e nitida i concetti che intende esprimere e le conclusioni cui si prefigge di arrivare.

Le necessarie premesse

I primi due capitoli scorrono in una disamina attenta anche agli ultimi studi che hanno coinvolto l’argomento oggetto di interesse. Nello sviluppo del concetto di sussidiarietà , Scarnati ha attinto a piene mani anche dalle posizioni espresse all’interno di Labsus, come più volte richiamato in nota, ponendosi sostanzialmente nel solco delle teorie più sviluppate nel settore.

Anche per quanto riguarda l’approfondimento sui beni comuni, Scarnati ha dimostrato una grande abilità  nel districarsi criticamente tra gli aspetti maggiormente spinosi, rifuggendo da tentazioni radicali e confrontando lucidamente tesi opposte. Nel giungere a prospettare la soluzione sussidiaria per risolvere il problema della cosiddetta ” tragedia dei comuni ” , e quindi come modalità  di sopravvivenza dei beni comuni, l’autore introduce al terzo capitolo, che rappresenta l’apice dell’elaborato in quanto ad apporto innovativo e partecipazione.

L’esempio della mulattiera di Corzano

Le iniziative sussidiarie che perseguono l’interesse generale all’interno della categoria dei beni culturali e paesaggistici non si verificano molto frequentemente ” , sostiene l’autore. Tuttavia, l’esempio che funge da fulcro del terzo capitolo e dell’intera tesi presenta una notevole forza connotativa. Il caso concreto è costituito dal recupero e ripristino dell’antica mulattiera di Corzano, promosso dall’associazione ” Il Faro di Corzano ” , con la collaborazione del Comune di Bagno di Romagna e con l’energico sostegno di molti privati cittadini.

Come ben messo in risalto da Scarnati, il bene paesaggistico non è solo quello dotato di notevole pregio estetico, ma pure (e soprattutto) quello che, nella sua semplicità  e quotidianità , rappresenta il legame tra cittadinanza e territorio, come nel caso della mulattiera di Corzano, la quale permetteva il collegamento con un santuario costruito ex voto e che catalizzava la devozione degli abitanti della zona.

Quel che è maggiormente interessante nella descrizione del caso concreto, è il duplice risultato conseguito dalla partecipazione sussidiaria ai lavori di recupero del sentiero. Un primo aspetto consiste nella ri-connessione tra abitanti e territorio, facendo in modo che i primi si riappropriassero veramente di una parte integrante del loro ecumene più vicino, mettendosi in gioco personalmente e dimostrando attenzione e partecipazione al recupero di un pezzo della loro storia e delle loro tradizioni. Ma c’è di più: la collaborazione all’interno di fasce diverse di cittadinanza ha creato sinergie positive, in cui ognuno metteva a disposizione le proprie capacità  e le proprie competenze a beneficio altrui, creando occasioni di apprendimento e di socialità , oltre che di integrazione, come emblematicamente rappresentato dal caso dei profughi africani che, appena giunti in loco, si sono attivati per dare il loro contributo, entrando cosìa pieno titolo a far parte integrante della comunità  locale.

Un unico aspetto negativo

Scarnati indica un unico aspetto negativo nell’esperienza del ripristino della mulattiera di Corzano, ossia l’iniziale messa in opera dei lavori senza le necessarie precauzioni richieste dalle leggi di settore. Tale circostanza rappresenta un dazio difficilmente evitabile se si auspica una ampia diffusione della sussidiarietà : norme di sicurezza sul luogo di lavoro, norme di regolarizzazione fiscale, norme di corretto inquadramento dei dipendenti rappresentano diritti conquistati a prezzo del sudore di molti, ma d’altra parte disincentivano forme di collaborazione spontanea nel timore di incappare in qualche laccio burocratico.

Ultimamente, il legislatore sta cercando di portare maggiore agilità  anche sotto questo aspetto, creando strumenti che, pur non rinunciando alla giusta tutela, tuttavia vengano maggiormente incontro alle esigenze dei privati, sgravandoli da troppi oneri e fornendo loro una più immediata rispondenza alle loro necessità . Da esempi pratici quali quello della mulattiera di Corzano si può trarre spunto affinché si crei un modello di pubblica amministrazione sempre più collaborativa verso il cittadino.

La tesi del Dott. Scarnati è in allegato.

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