Il Regolamento per l’amministrazione condivisa a Roma è pronto. Potremmo allegarlo a questo articolo. Per il momento non lo facciamo per rispetto verso il “committente”, la Giunta del comune di Roma, che il 30 aprile scorso con una Memoria presentata e sostenuta dall’Assessore Paolo Masini affidò ad un gruppo di lavoro nominato dal Segretario Generale, di cui anche Labsus faceva parte, il compito di predisporre entro il 20 luglio uno schema di Regolamento per la collaborazione tra cittadini e amministrazione in materia di cura e rigenerazione dei beni comuni urbani.
Abbiamo “sforato” di qualche giorno e anziché il 20, il 28 luglio eravamo pronti a consegnare all’Assessore Masini il risultato di alcune settimane di lavoro intenso ed appassionante. Quello stesso giorno l’Assessore Masini è stato bruscamente estromesso dalla Giunta e ora tutto è sospeso.
Dare fiducia e speranza nel futuro
Ma l’introduzione dell’amministrazione condivisa in una città come Roma non è una faccenda che riguarda soltanto la Giunta, i consiglieri, l’amministrazione. I nostri veri committenti sono i cittadini, perché se ai romani fosse finalmente consentito di prendersi cura della propria città tutti vivremmo meglio e, soprattutto, a Roma aumenterebbero il senso civico e quello di appartenenza.
Alla fine a noi di Labsus è questo che veramente interessa, il motivo per cui ci stiamo dando tanto da fare per promuovere l’amministrazione condivisa, perché noi vediamo girando l’Italia che la cura condivisa dei beni comuni non soltanto migliora la qualità della vita urbana, ma soprattutto aiuta a ri-costruire le comunità locali, produce capitale sociale, facilita l’integrazione fra le generazioni e fra i gruppi etnici. In una parola, produce fiducia e dà speranza nel futuro.
Noi italiani siamo resilienti
Una speranza non fondata sulle promesse di qualche Pifferaio Magico, ma sulla capacità più volte dimostrata da noi italiani di affrontare le difficoltà mettendo in campo tutte le nostre mille risorse compresi, paradossalmente, anche quelli che in altri momenti sono i nostri difetti. Noi italiani siamo resilienti e l’amministrazione condivisa sta dimostrando di essere il modello amministrativo che consente alla nostra resilienza di esprimersi.
Per realizzarsi, però, l’amministrazione condivisa ha bisogno del Regolamento che Labsus ha scritto insieme con il comune di Bologna e che nel corso di questo ultimo anno e mezzo è stato adottato da 48 comuni, mentre altri 77 lo stanno adottando (ma l’elenco si allunga ogni giorno). E qui torniamo dunque al Regolamento per Roma, perché il committente istituzionale di quel gruppo di lavoro interassessorile è la Giunta, ma il committente sostanziale sono i romani, che è giusto sappiano cosa abbiamo fatto e cosa serve ora per rendere operativo il Regolamento.
La Casa della città
Come si può vedere dalla Memoria di Giunta e dalla prima convocazione del gruppo di lavoro (allegate), esso era piuttosto ampio e comprendeva praticamente tutti i dipartimenti che in qualche modo potranno essere coinvolti nell’applicazione del Regolamento una volta adottato. Unico soggetto esterno al Comune era il presidente di Labsus, a titolo volontario e quindi senza alcun onere per l’amministrazione.
Le riunioni si sono tenute, simbolicamente, presso la Casa della città, come a dimostrare anche con questa scelta che l’amministrazione condivisa è un tema che riguarda tutta l’amministrazione capitolina, trasversalmente, perché quando i cittadini decidono di diventare attivi e prendersi cura dei beni comuni urbani non si pongono problemi di competenze burocratiche, loro si rivolgono al Comune, in quanto tale. E tutto il Comune dunque è interessato all’applicazione del Regolamento sull’amministrazione condivisa.
Il gruppo di lavoro
La prima riunione del gruppo di lavoro si è tenuta lunedì 15 giugno e ovviamente è servita a presentare il lavoro da fare, a conoscerci, a far emergere i primi problemi. Ma quello che fin da subito mi ha colpito è stata la disponibilità e l’apertura mentale dei funzionari comunali partecipanti al gruppo. Nessuno di loro ha posto questioni pregiudiziali di carattere generale, nessuno ha dichiarato che a Roma, per la sua storia e per le sue caratteristiche, l’amministrazione condivisa è irrealizzabile, anzi, c’era già nella prima riunione molta curiosità e voglia di capire come si poteva realizzare in questa grande e complicata città la cura condivisa dei beni comuni.
La disponibilità ed il coinvolgimento di tutti i partecipanti, compresi alcuni che poi si sono aggiunti in itinere, si sono confermati e rafforzati in tutte le riunioni successive, tenutesi il 26 giugno, il 1 luglio, il 6 luglio, il 13 luglio e infine, l’ultima, giovedì 23 luglio, per le ultime rifiniture al testo.
Il clima dei lavori è stato sempre disteso, sereno, molto positivo. Com’è giusto e naturale su alcune questioni ci siamo trovati a discutere, ma ognuno cercava di capire le ragioni dell’altro e alla fine siamo sempre riusciti a trovare un punto di equilibrio, un “compromesso” nel senso migliore del termine.
L’amministrazione capitolina
Ho lavorato nel corso degli ultimi decenni con molte amministrazioni pubbliche, statali e locali e devo dire che sono rimasto colpito dal livello umano e professionale dei funzionari che hanno partecipato a questo gruppo di lavoro. Purtroppo, per tanti motivi, l’amministrazione capitolina non ha, in generale, una buona immagine. Ma come sempre non bisogna fare di ogni erba un fascio.
Non so se i funzionari con cui mi sono ritrovato a lavorare nel corso delle ultime settimane siano un’eccezione e tutto il resto dell’amministrazione comunale romana sia come viene descritta. Ma so che non avremmo potuto lavorare così bene e con simili risultati se loro non fossero stati così preparati professionalmente e così aperti intellettualmente. Da romano “emigrato” in Trentino e ritornato a vivere nella Città Eterna, mi fa piacere sapere che nell’amministrazione di quella che ora è di nuovo la mia città ci sono persone così.
Il testo base dal Comune di Torino
Per il momento, come si diceva, riteniamo corretto non rendere pubblico il testo del Regolamento, in attesa di vedere come la politica saprà valorizzarlo. Ma si possono certamente fare un paio di anticipazioni.
Innanzitutto va detto che il testo base da cui siamo partiti non è stato quello, originario, di Bologna bensì quello di Torino (allegato). Come scrissi nell’editoriale con cui il 25 febbraio 2014 presentammo il Regolamento elaborato a Bologna “ragionando su questi problemi con i piedi saldamente piantati nei quartieri di Bologna, ma sempre pensando al Paese nel suo insieme, abbiamo disciplinato il funzionamento dell’amministrazione condivisa in modo tale che gli amministratori locali di tutta Italia, ma anche le organizzazioni civiche, possano scaricare il testo del regolamento dal nostro sito e adottarlo così com’è, oppure modificarlo per adattarlo alle loro realtà locali.
Non chiediamo nulla in cambio, se non un aiuto per migliorare il regolamento inviandoci la loro versione, quella modificata per adattarla alla loro realtà. Noi pubblicheremo queste diverse versioni sul nostro sito mettendole a disposizione di tutti. In questo modo nel corso del tempo si andrà formando una sorta di catalogo delle varie versioni del regolamento, adattate a diverse realtà del nostro Paese, consentendo a chi lo vorrà di poter scegliere la più vicina alle esigenze della sua amministrazione. Insomma, una sorta di regolamento open source, che come il software libero migliora nel tempo grazie al contributo dei suoi utilizzatori.
E così infatti è andata. Molti dei 125 comuni che hanno adottato o stanno adottando il Regolamento lo hanno modificato per tenere conto delle loro esigenze, dimensioni, etc. Fra questi, la Giunta del Comune di Torino ha approvato una versione del Regolamento particolarmente interessante sotto vari profili, che abbiamo quindi deciso di utilizzare come testo base su cui lavorare.
I soggetti dell’amministrazione condivisa
L’amministrazione condivisa si regge sulla relazione, anzi, sull’alleanza fra due soggetti. Da un lato l’amministrazione, che in questo caso è “Roma Capitale nelle sue diverse articolazioni istituzionali e organizzative” (art. 2, comma 1, lett. b). Dall’altro i cittadini, di cui l’art. 2, comma 1, lett. c) dà una definizione innovativa rispetto a tutti gli altri regolamenti adottati finora. Sono infatti cittadini attivi “Tutti i soggetti, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali anche informali e anche di natura imprenditoriale che, indipendentemente dai requisiti formali riguardanti la residenza o la cittadinanza, si attivano anche per periodi di tempo limitati per la cura, la gestione o la rigenerazione dei beni comuni urbani in forma condivisa ai sensi del presente regolamento”.
Dunque massima apertura nella definizione di chi sono i cittadini attivi, che possono essere tali anche sulla base di aggregazioni informali ed anche temporaneamente. E, soprattutto, possono essere cittadini attivi anche gli stranieri! Non c’è infatti alcun motivo che impedisca di interpretare estensivamente il dettato dell’art. 118 ultimo comma, che prevede che i poteri pubblici favoriscano “le autonome iniziative dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale”.
Se un cittadino straniero che vive e lavora regolarmente nella nostra città (ma anche un turista, perché no?) si prende cura dei beni comuni di Roma, dimostra di avere quel senso civico e di appartenenza che spesso manca ai romani de Roma. E dunque perché non riconoscergli lo status, non formale ma sostanziale, di cittadino attivo?
I passaggi futuri
Nel testo del Regolamento che abbiamo elaborato nelle settimane scorse ci sarebbero molti altri aspetti interessanti da esaminare, ma non è questo il tempo, l’importante in questo momento è render conto all’opinione pubblica di quanto è stato fatto per liberare finalmente le infinite energie e risorse civiche che, nonostante tutto, ancora ci sono nella città.
Vedremo dopo la pausa estiva come procedere, anche in funzione dei passaggi successivi del testo elaborato dal gruppo di lavoro nominato il 30 aprile dalla Giunta. Potrebbe però essere utile organizzarne una presentazione pubblica, sia per condividere con i romani i contenuti di questo nuovo strumento di cittadinanza, sia per avviare un confronto con le altre due proposte per l’adozione di un regolamento sull’amministrazione condivisa presentate rispettivamente dal Movimento 5 Stelle in marzo e, nei giorni scorsi, da Sinistra Ecologia e Libertà.
Essenziale sarà anche il confronto con i Municipi, non solo e non tanto per motivi di “galateo” istituzionale, quanto molto più concretamente perché la prima frontiera per l’applicazione del Regolamento saranno proprio i Municipi. Durante il lavoro delle settimane scorse c’è già stata una prima occasione di confronto con i Municipi in un incontro organizzato la mattina del 6 luglio. Erano presenti soltanto tre Municipi, ma molto interessati e preparati in materia di amministrazione condivisa.
In settembre bisognerà organizzare altri incontri sia con i Municipi, sia con le associazioni, in modo da arrivare alla stesura di un Regolamento sull’amministrazione condivisa che veda il massimo coinvolgimento possibile da parte delle principali articolazioni istituzionali e sociali della città.