In realtà , i costituenti disegnavano un sistema di norme programmatiche che nella coniugazione del binomio sovranità popolare/eguaglianza sostanziale raffigurava l’emisfero attivo della sovranità del popolo. Nelle elaborazioni della dottrina pluralista anche contemporanea, infatti, Il popolo è sovrano non perché legislatore ma perché, da un lato, come elettore,elegge chi legifera in sua rappresentanza e decide direttamente con il referendum; dall’altro,esso fonda la dimora naturale della persona umana. Questa, se libera e uguale, si realizza poichépartecipa all’organizzazione economica, politica e sociale del Paese. Quella che oggi solitamente si definisce democrazia ” partecipativa ” , in altri termini – e in un senso comune fortemente diffuso (ma sviato) appare come una ” novità ” -, costituisce l’emisfero attivo, propositivo e di controllo della sovranità popolare che il costituzionalismo del XX secolo tenta di inaugurare principalmente per mezzo dei partiti dell’articolo 49Cost. Discende, semmai, che nell’attuale congiuntura politica la partecipazione popolare si profili come un diritto inattuato (fra i tanti) proprio per via della mancata rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che continuano a impedire libertà e eguaglianza delle persone.Per dirla con Rodotà sembrerebbe che «stiamo per certificare la fine del costituzionalismo nato nel secondo dopoguerra, quando lo ” Stato costituzionale di diritto ” venne fondato sul riconoscimento dei diritti fondamentali e sul controllo di costituzionalità » (S. Rodotà , L’inverno dei diritti e le “contro costituzioni” in La Repubblica, 1 luglio 2015).
Lo scenario, specialmente dopo la trasfigurazione dei partiti politici, sarebbe desolante se non fosse che nel vecchio continente, spesso sull’esempio di interessanti sperimentazioni extra-europee (in prevalenza provenienti dall’America latina), si sviluppano da decenni ormai in ogni parte pratiche e percorsi di democrazia partecipativa, inclusiva e deliberativa che rappresentano un nuovo rilancio del costituzionalismo di cui a ragione si avverte il pericolo della fine.
Questo rappresenta una novità rispetto al disegno costituzionalista, ma non un’alternativa ai partiti politici poiché ” fuori ” dai partiti non vuol dire ” contro ” . Semmai potrebbe significare anche (paradossalmente) ” per ” il rinnovamento degli stessi laddove si manifestasse una loro disponibilità a intraprendere nuovi metodi di vita interna deliberativi e partecipativi.
Le tematiche sopra brevemente illustrate hanno destato da tempo (si può dire da vari decenni), a fianco a moltissime esperienze applicative, una grande attenzione degli studiosi delle discipline umanistiche(sociologi, politologi, costituzionalisti, filosofi) e questo volume rappresenta, almeno in Italia, forse l’ultimo elaborato di questa appassionante ricerca. Esso raccoglie gli atti del secondo convegno tenutosi all’Università degli studi di Teramo dal titolo ” La democrazia partecipativa nell’attuale quadro politico e istituzionale,modelli e pratiche a confronto ” , nei giorni 10 e 11 aprile 2014. Un appuntamento voluto per la seconda volta dagli studiosi della materia (il primo convegno si svolse nel 2011), ma auspicato anche da alcuni enti locali che sulla strada della partecipazione popolare hanno compiuto e stanno compiendo passi molto rilevanti.
Il volume è pubblicato per i tipi di Giappichelli (TO) con i contributi della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo, dell’Associazione culturale ” DEMOS ” , del Comune di Giulianova (TE) e del Comune di Bussi sul Tirino (PE), nella Collana di studi filosofici, politici e giuridici diretta da Teresa Serra. Apre la serie e_book della collana stessa. Esso contiene relazioni e studi declinati in tre profili: sociologico-statistico, giuridico e filosofico, presentati rispettivamente da Everardo Minardi, Paolo Maddalena e Teresa Serra. Dà spazio in appendice a varie testimonianze del mondo associativo e degli enti locali interessati da processi di trasformazione della politica come, in primis, il Comune di Grottammare (AP) – noto in gran parte della letteratura di approfondimento della materia – e i comuni di Giulianova (TE) e Bussi sul Tirino (PE).
L’avviamento dell’emisfero partecipativo della sovranità popolare con la cittadinanza attiva, a prescindere dal processo degenerativo della politica e delle sue organizzazioni, certo non è tutto. Ma rappresenta un segnale. Un faro orientativo – come si dice, ” dal basso ” – che potrebbe dare una speranza in più a quanti quotidianamente si impegnano nella ricucitura dello strappo smisurato fra politica e società , perché il pericolo paventato da Rodotà non abbia ad avverarsi e del costituzionalismo non restino che scampoli stinti del passato.
In allegato l’indice completo del volume.
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