Quella di Davide è la storia di molti ragazzi che, come lui, decidono di partire per un viaggio con un biglietto di sola andata tra le mani, accompagnati dal desiderio e la curiosità di vivere in una metropoli oltre i confini dell’Italia. Un’esperienza di vita, questa, che senza dubbio diverte e arricchisce allo stesso tempo. Pochi, però, sono quelli che gettano uno sguardo più profondo sulla nuova realtà e che, da essa, traggono ispirazione per lo sviluppo di progetti, condividendo l’arricchimento acquisito con l’intera comunità .
L’idea di creare l’Associazione Quartiere attivo nasce prima della partenza di Davide per la Germania, nel 2013. “Gestivo e sto ancora gestendo la pagina Facebook di Borgo Milano, il mio quartiere. L’idea era quella di trasferire nella realtà il gruppo, per poter valorizzare concretamente il territorio“, ci racconta. E’ durante la sua permanenza a Berlino, nel quartiere Moabit, che entra in contatto con le realtà territoriali e decide di dar forma ad un progetto da applicare alla sua città , Verona, una volta tornato in Italia.
La formazione del senso di appartenenza locale e globale
Ci troviamo nella periferia Ovest di Verona dove, tra gli altri, si trova il quartiere Borgo Milano, sede dell’Associazione. Un quartiere cresciuto molto tra gli anni Sessanta e Novanta e che, successivamente, ha subìto una stasi nell’urbanizzazione. Solo negli ultimi anni ha ripreso a popolarsi ma, fatta eccezione per alcune zone, non presenta una condizione di forte aggregazione sociale. Gli interventi necessari, sottolinea Davide, sono rivolti a questo, a “far sentire gli abitanti appartenenti a una comunità , facendo loro scoprire gli aspetti positivi del territorio in cui abitano e a prendere consapevolezza di ciò che li circonda, per tenerne cura“. Per questo ha deciso di avviare progetti didattici inerenti la storia dei quartieri della città scaligera.
I destinatari dei diversi progetti sono, soprattutto, gli studenti delle scuole primarie, “perché attraverso la storia del quartiere si insegna l’educazione civica e attraverso essa, gli studenti si rendono conto di far parte di una comunità con un proprio vissuto e dei propri simboli in cui riconoscersi“. Un messaggio forte, quello trasmesso ai ragazzi, con il quale potranno valorizzare in futuro il proprio territorio, a beneficio della città .
Nel dettaglio, il corso di storia è strutturato in tre momenti distinti:
- Nella prima lezione si spiega l’evoluzione nel tempo del quartiere, dunque del paese, attraverso foto storiche e giochi che prendono come riferimento mappe del passato;
- Nella seconda lezione sono previste delle visite nei luoghi introdotti nella lezione precedente;
- Nella terza lezione, infine, si adotta una modalità didattica innovativa come il Content and Language Integrated Learning, un apprendimento integrato del contenuto disciplinare mediante, in questo caso, la lingua inglese: un’esperta di C.L.I.L. traccia, durante il corso, un parallelismo tra le caratteristiche del quartiere scaligero visitato, con realtà simili presenti nel mondo anglosassone. La lezione si conclude, poi, mostrando ai ragazzi dei videoclip musicali e lasciandoli indovinare in gruppo dove siano stati girati e quali ne siano gli elementi distintivi.
Quando chiediamo al Presidente dell’Associazione quali siano le motivazioni legate ad una scelta cosìoriginale, ci risponde entusiasta: “Perché in questo modo gli studenti, oltre ad essere cittadini della propria città , si rendono conto che sono cittadini del mondo. Una tipologia didattica che abbiamo denominato ‘educazione alla globalità ”“.
Dal 2014 i corsi avviati sono stati numerosi e hanno interessato zone periferiche quali il già citato Borgo Milano, Chievo, Borgo Nuovo, Borgo Trento, Parona, Bassona, Ponte Crencano e il paese di Lugagnano, per un coinvolgimento totale di oltre mille studenti. Tra tutti, chiediamo a Davide quale sia quello che gli è rimasto più a cuore e risponde: “ E’ sicuramente il primo, sulla storia del Chievo per le classi IV della scuola primaria Camozzini che, in un percorso durato più di un anno dall’evolversi dell’idea alla concreta realizzazione, ha rappresentato l’inizio di un nuovo cammino per me e per l’Associazione“.
Come tiene a sottolineare, “gli studenti sono i destinatari diretti, ma quelli indiretti sono i genitori, perché una volta che i ragazzi tornano a casa, raccontano alle rispettive famiglie ciò che hanno imparato a lezione, portando loro a scoprire cosa c’è di positivo all’interno del proprio quartiere e diventando essi stessi cittadini attivi del territorio“. E continua: “Il quartiere è un bene comune per tutti, dai più piccoli ai più anziani ed è giusto, secondo me, che si valorizzi, perché se ci si sente parte di una comunità , si tenderà ad averne cura. Se si insegna questo alle nuove generazioni, che porteranno avanti la società che lasceremo loro, saranno in grado di valorizzare il proprio territorio. Nel mio caso, la città di Verona e il territorio provinciale”.
L’importanza del lavoro di gruppo
Per noi la scuola è un luogo importante per la rivalutazione dei beni comuni. Il Presidente Arena tempo fa, nella trasmissione TV2000 ne ha spiegato i motivi. Davide Peccantini, riascoltando quelle parole non può che convenirne: “La scuola è il luogo di trasmissione dei valori di una società e in cui si forma il cittadino del futuro. Noi di Quartiere Attivo, attraverso i nostri corsi, trasmettiamo il senso di appartenenza alla comunità e ai suoi simboli, non solo territoriali, ma anche nazionali ed europei. Attraverso il cooperative learning, il lavoro di gruppo, la classe viene suddivisa in piccole unità di massimo cinque studenti che si aiutano tra di loro e si rendono, così, parte di una piccola comunità , che potremmo chiamare cellula di apprendimento della cittadinanza attiva“.
Ai progetti rivolti agli studenti delle scuole del territorio, si affiancano corsi indirizzati agli adulti, spesso organizzati in collaborazione con altri enti e per i quali rimandiamo al sito internet dell’Associazione.
La conversazione con il Presidente dell’Associazione Quartiere attivo si conclude con una citazione di Bruno Schettini che nel libro ” Ambiente, cittadinanza, legalità ” scrive: ” La cittadinanza attiva suppone ed esige necessariamente che alla sua base ci sia, non tanto e non soltanto un mero fondamento regolato generale di tipo convenzionale, ma un condiviso senso di appartenenza: infatti, la cittadinanza, comunque la si voglia intendere, è un sostantivo di genere collettivo: non si è cittadini da soli, ma insieme con altri; è, cioè, un sentirsi parte di.. (cittadinanza) e dall’altro una cura dell’essere parte di.. (attiva)”
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