Marco Bencivenga e Matteo Nativo sono le menti innovative e le braccia infaticabili di Colla, acronimo di Collaborative In Learning and Action. Un’idea di rigenerazione urbana, attraverso il recupero di spazi comuni, che parte da una serie di esperienze iniziate nell’ambito dell’autocostruzione: un’impostazione architettonica integrata e partecipata, con la capacità di coinvolgere la cittadinanza e creare coesione dal basso.
Principi che si sono realizzati, soprattutto, attraverso la tesi di Matteo, insieme con Simona Quagliano e Giuseppe Runci, che ha visto la partecipazione del Dipartimento di Estimo dell’Università Federico II di Napoli (relatore la professoressa Maria Cerreta, docente di Estimo e Valutazione, e correlatori il Professor Sergio Pone con gli architetti Bianca Parente, Franco Lancio, Liviano Mariella), sviluppata nell’ambito del progetto di ricerca ” Cilento Labscape. Un modello integrato per l’attivazione di un Living Lab nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. “Innesti” (questo il titolo della tesi) ha attivato un processo decisionale collaborativo che si è concluso con il lavoro sul campo, nel quartiere marginale di Sapri, le palazzine di via J.F. Kennedy, attraversato da alcune complessità e che vede, oggi, la convivenza tra gli anziani del posto, i giovani richiedenti asilo e i rifugiati.
Il lavoro di trasformazione di questo luogo è durato quattro mesi, fino alla creazione di Piazza Innesti, al centro del quartiere popolare. Sviluppando la tesi, è stato possibile partire da un parcheggio abusivo, per arrivare a rivitalizzare concretamente uno spazio, con l’installazione di arredi mobili e fissi, innescando, attraverso l’architettura, un processo di inclusione e partecipazione volto alla tutela di un interesse generale. Oggi la piazza è gestita in autonomia dagli abitanti, che si sono dotati di un regolamento condominiale specifico. A distanza di un anno dalla fine di questo progetto innovativo, tutto è ancora integro e fruibile, nulla è stato vandalizzato e, anzi, forte è l’impegno nella manutenzione e nella cura di un nuovo luogo di socialità .
Questo è stato solo l’inizio di una storia bella, che nel tempo è maturata, rafforzando sempre più i suoi ideali. Adesso Colla partecipa e fa scuola, coordinando persone e attività nei workshop di riqualificazione urbana in giro per la Campania. Un incredibile passo avanti per questo laboratorio, che ha iniziato a prendere forma tra i banchi della facoltà di architettura, fino ad un primo riconoscimento con il premio al concorso Ecoismi 2014, in cui si chiedeva ai giovani artisti di esprimersi attorno ai temi di habitat, ri-generazione e memoria. Premio vinto da Colla con l’installazione ” Tubodiffusione di memorie sonore ” : un gazebo con tubi corrugati, che diventano diffusori di musica da condividere con quattro persone. Un gazebo in legno immerso nella natura, diventa, dunque, un’area di sosta per la trasmissione della memoria sonora, ma anche mezzo di espressione personale.
Dall’aspetto artistico Colla si sposta, poi, sull’architettura partecipata con fini sociali, un approccio bottom up, una modalità di azione dal basso che vede collaborare amministrazioni, fondazioni, onlus e cittadinanza. Semplicemente abbandonando gli aspetti propri dei workshop accademici e puntando tutto sull’orizzontalità del processo. Cosìè stato per l’Operazione SGAT che si è concentrata in una intensa settimana di lavoro nel cortile dell’Istituto Comprensivo Sarria-Monti di San Giovanni a Teduccio, quartiere difficile di Napoli. Un lavoro che ha coinvolto circa 40 studenti del Dipartimento di Architettura insieme a fotografi, video-maker, giovani architetti e designer. Tutti guidati dai docenti Maria Cerreta e Nicola Flora (DiARC) ed Eleonora Giovene di Girasole (CNR IRISS), con la collaborazione, ovviamente, degli architetti Franco Lancio, Matteo Nativo e Marco Bencivenga di Colla, e dell’associazione NEST- Napoli Est Teatro. Sono stati coinvolti in modo particolare i piccoli studenti, le mamme, gli insegnanti e gli abitanti di San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia orientale di Napoli, resi protagonisti di uno urban game strutturato nell’ambito del Campus organizzato dal Progetto ” SOS Scuola dell’associazione Alveare per il Sociale.
Dal 23 al 31 maggio ogni partecipante, anche con un piccolo contributo e prendendo per la prima volta in mano un avvitatore o un pennello, ha contribuito alla nascita di un nuovo bene comune. Un cortile dedicato al gioco, progettato e realizzato attraverso la condivisione. In questo modo Matteo e Marco sono riusciti a comunicare l’importanza delle interazioni sane, create per raggiungere un obiettivo condiviso e innestare il bello in un territorio non facile da coinvolgere. Con il laboratorio Colla sono riusciti a conquistare la fiducia della comunità , creando, dal nulla, un parco giochi interattivo. Si è passati cosìdall’abbandono e dall’incuria di una triste spianata d’asfalto, ad una vera e propria riappropriazione degli spazi, soprattutto da parte dei bambini, che non avevano da tempo l’opportunità di vivere il cortile, giocando senza freni.
Una sfida dai riscontri positivi perché il progetto ” Giocare per cambiare San Giovanni a Teduccio ” oltre a ripensare le periferie, mettendo in campo strategie e tattiche nei processi di rigenerazione, ha contribuito ad attivare dinamiche collaborative di progettazione e valutazione per la rinascita di spazi urbani marginali, facilitando la costruzione di una comunità allargata e interpretando una domanda diffusa di valorizzazione degli spazi aperti della scuola. Un’operazione di urban game che ha permesso di creare un laboratorio in continua evoluzione, per individuare e realizzare micro-azioni in grado di generare nuove relazioni e nuovi valori, verso nuovi usi, nell’intento di migliorare l’interazione tra la scuola e il quartiere. Il campo di gioco è stato il cortile del plesso scolastico Sarria-Monti, in cui sono stati definiti e realizzati, attraverso un processo di auto-costruzione, spazi e strutture per il gioco e la socializzazione dei bambini.
Una mega falegnameria, 8.000 viti, 1.000 assi di abete, 180 morali, musica tutto il giorno grazie alla playlist COLLAborativa: tutto unito all’arte di Gianluca Raro, che ha dipinto la struttura della palestra coinvolgendo gli studenti, lasciando che colorassero i fiori di un meraviglioso giardino sulle pareti. Un circuito virtuoso che si è attivato e diffuso in tutto il quartiere e che ha portato ad un risultato non solo architettonico, raggiunto a partire da approccio giocoso ma anche, (in)consciamente, didattico ed istruttivo. Dal labirinto, ai percorsi con gli stencil, passando per cerchi e palline, giochi disegnati a terra, il telefono senza fili, un palco in legno per le recite e gli eventi, nonchè le sedute per i genitori. Ora tutto questo esiste: una missione che può dirsi compiuta, perché è riuscita a far vivere e percepire un luogo degradato attraverso la co-progettazione, la co-valutazione e la collaborazione. Iniziando a lavorare dal contorno, con la creazione di orti didattici e arredi, fino alla realizzazione del tappeto giocoso che migliora anche l’esperienza sensoriale e di socializzazione.
Processi semplici, che passano attraverso questo laboratorio collaborativo e creativo, in cui si impara e si portano a termine delle azioni concrete: fare è pensare, calarsi nei contesti e intervenire per migliorarli, utilizzando un metodo partecipativo. Giorno e notte, una vera e propria avventura stimolante ed emozionante, che ha regalato a Marco e Matteo, a tutta la comunità di San Giovanni a Teduccio e ai partner del progetto, una grande soddisfazione e la garanzia di un altro modo possibile di approcciare agli spazi. Da oggi, siamo tutti più inCOLLAti.
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