Riscoprire il senso della comune partecipazione, riappropriandosi del patrimonio naturale, imparando a conoscerlo e rispettarlo

Un’isola piccola piccola. Meravigliosa. Fonte d’ispirazione per poeti e scrittori. E’  Procida, poco lontana dal Golfo di Napoli, che vive immersa nel verde della natura, circondata dal blu di un mare profondo. Terra di sole e radicate tradizioni, di viuzze strette e giardini che ne raccontano la storia, segnandone l’identità .  E proprio i suoi giardini lussureggianti, da quest’anno, sono aperti e fruibili per lasciare che la bellezza conquisti i visitatori, riuscendo a creare maggiore consapevolezza anche negli abitanti dell’isola, che si riappropriano sempre più di un patrimonio fondamentale.
A parlarci dell’iniziativa “Giardini Aperti”  è l’assessore alla Cultura Nico Granito, che si è dedicato con passione e impegno a questo progetto, un punto di partenza verso un futuro tutto rivolto alla partecipazione e alla condivisione.

Come racconterebbe Procida a chi non l’ha mai vista?
Se dovessi descrivere l’isola, sicuramente ruberei le parole di quanti nei secoli l’hanno rappresentata e resa celebre: dalle straduzze strette con gli agrumeti profumati di Elsa Morante, alle case tipiche dell’architettura mediterranea dipinte al chiaro di luna, come scriveva Cesare Brandi. Per me Procida è l’isola di Arturo, uno scrigno di tesori sul mare.

I giardini sono tra le ricchezze dell’isola, il trionfo della natura. Perché sono cosìimportanti   per i cittadini?
Sono certamente un valore per i procidani, per tutta una serie di motivi, in particolare storici. In primis, perché hanno sempre rappresentato fonte di sostentamento, soprattutto se guardiamo al periodo intorno agli anni ’60 circa. Poi, perché costituiscono una componente fondamentale dell’identità  culturale dell’isola. Procida fino al XVII secolo, periodo in cui, scongiurate le grandi paure delle incursioni saracene, inizia a svilupparsi la pesca, viveva quasi esclusivamente di agricoltura. La sua conformazione e l’ottima qualità  del terreno sono stati fonte di sostentamento e motore economico dell’isola. Oggi, per alcuni, sono semplicemente motivo di ostentazione, sfoggio delle capacità  di disegnare o arredare un giardino. Invece per gli altri, una larga maggioranza, rappresentano la possibilità  di conservare la memoria, di mantenere il vero contatto con le radici.

Perché nasce l’iniziativa “Giardini Aperti”?
Essenzialmente ci ha mossi l’esigenza di far conoscere questo aspetto identitario per condividerlo, in modo da estendere un legame atavico e naturale ai procidani, ma non solo, anche ai turisti, a chi sceglie di fermarsi sull’isola. In più, nasce con l’obiettivo di tramandare la passione per la coltivazione e per la propria tradizione alle giovani generazioni e a chi, per svariati motivi, ne è distante o non ha avuto modo di conoscere questa storia caratteristica del territorio.

Come avete deciso di strutturarla?
Siamo partiti con una disponibilità  data dai singoli proprietari dei giardini al comune, che ha l’onere, ogni fine settimana, di selezionare gli spazi disponibili, fare una lista e comunicare le varie disponibilità  per le visite. Tutto ovviamente in forma gratuita: esiste una sorta di mappa dell’isola dove sono segnati tutti i giardini aperti. Il visitatore che sbarca, passando per il nostro infopoint situato alla stazione marittima, avrà  tutte le informazioni necessarie. Per organizzarsi preventivamente si può telefonare all’Ufficio Turistico del Comune dal lunedìal venerdìin orari di ufficio, in modo da programmare e conoscere tutte le disponibilità  per la data scelta.

Lei crede sia utile creare partecipazione per riscoprire la bellezza di Procida?
Penso che solamente se i procidani si riappropriano davvero di quello che hanno, acquisiscono consapevolezza dell’intero patrimonio, arrivando a capire che è decisamente un dovere preservarlo, rispettarlo e promuoverlo. Si può avere una sincera ed efficace partecipazione solo se questa consapevolezza arriva dopo una serie di percorsi condivisi. Oltre a questo, è fondamentale il ruolo e il  coinvolgimento delle scuole, partner irrinunciabili per questo progetto formativo, conoscitivo e creativo, che parte proprio dall’educazione dei più piccoli.

Esiste l’intenzione di continuare queste buone prassi anche in futuro?
L’iniziativa riprenderà  certamente a settembre, con le stesse modalità . Solo che, questa volta, si baserà  prevalentemente sui vigneti, sviluppandosi comunque nel fine settimana. Si sta lavorando anche sulla possibilità  di far partecipare alcuni turisti attivamente alla vita e alle attività  di vendemmia. Per il futuro, quindi, continueremo a migliorare l’organizzazione di questo evento e in particolare, impegnandoci nel favorire sempre più la fruizione e l’apertura di beni preziosi che vorremmo fossero vissuti da parte dell’intera comunità .

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