Come snellire le procedure burocratiche e favorire al contempo la collaborazione tra cittadini e amministrazione attraverso l’uso della tecnologia? La soluzione arriva dagli Hackadays di Napoli organizzati da Anci lo scorso febbraio, nell’ambito dei quali, giovani amministratori locali, tra sindaci, assessori e consiglieri comunali si sono sfidati a colpi di app per studiare soluzioni innovative per lo sviluppo di policy inclusive. Ad aggiudicarsi il podio è stata l’app GeoAttivati ideata dal gruppo di giovani amministratori capitanati dal consigliere del Comune di San Donà di Piave Daniele Terzariol che racconta a Labsus come nasce il progetto e quali sono gli obiettivi futuri dell’amministrazione che, lo scorso anno, ha adottato il Regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni urbani.
Come nasce l’idea di un’app sul regolamento dei beni comuni? Quali sono i principali obiettivi?
L’app sviluppata presso l’hackathon dei Giovani amministratori Anci di Nisida (Napoli) è stata ideata per dare ai cittadini la possibilità di usufruire dei luoghi comunali e privati in maniera smart e immediata nonché di contribuire, in forma attiva, allo sviluppo della propria comunità , nell’ottica della co-produzione di servizi pubblici e dell’aumento di capitale sociale. L’applicazione, grazie alle sue features, permetterà di generare, tramite patti collaborativi digitali e orizzontali, azioni di politica locale che compensino le carenze strutturali di risorse all’interno delle istituzioni comunali; fa quindi scaturire nuove reti sociali, innalza il capitale umano, punta all’accrescimento dei legami di comunità , snellisce le procedure burocratiche, crea inclusione e permette, in estrema sintesi, il riempimento dei vuoti urbani.
Come funziona?
Si basa, in sostanza, su una mappa georeferenziata del Comune, predisposta per essere popolata nei contenuti da cittadini, gruppi informali, associazioni e privati. Risponde a questi problemi:
- Come implementare i Regolamenti dei Beni Comuni?
- Come poter prenotare luoghi comunali e privati in maniera veloce?
- Come poter permettere un maggior sviluppo del senso di comunità e del capitale umano?
- Come poter connettere associazioni e realtà collaborative del tessuto cittadino?
- Come snellire le procedure burocratiche comunali?
- Come compensare il parziale taglio dei servizi a fronte di minori trasferimenti verso i Comuni e il mancato turn over di personale?
Realizza gli obiettivi di queste soluzioni:
- Geomappare la città per darle una vita parallela ed in real time, online;
- Connettere la pluralità di stakeholder presenti nel territorio mettendoli incontatto;
- Cedere parte del ” potere di controllo ” ed avviare patti collaborativi orizzontali con i cittadini;
- Trasferire parte delle procedure amministrative tipiche dal desk d’ufficio al mondo digitale, sburocratizzandole.
Lo scorso anno l’amministrazione di San Donà di Piave ha adottato il regolamento sulla cura condivisa dei beni comuni. Che bilancio si sente di fare? E che riscontro c’è stato da parte della cittadinanza?
Poco più di 100 comuni italiani su quasi 9mila, e appena 4 in Veneto, hanno stipulato un Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la gestione dei beni comuni. Tra i Comuni che hanno mostrato questa sensibilità , San Donà di Piave, che lo ha adottato l’anno scorso. Il regolamento è uno strumento per favorire la partecipazione dei cittadini, come previsto dal programma di mandato. L’avevamo scritto a chiare lettere quattro anni fa e ad oggi è realtà : la compartecipazione delle persone alla vita civica si realizza anche dando impulso e sostegno da parte dell’Amministrazione a iniziative già sorte a livello spontaneo al di fuori di essa. Il Regolamento si concretizza, a San Donà come nelle altre municipalità , in un patto di collaborazione tra amministrazione e cittadini, che possono essere associati anche in modo informale. Per bene comune, peraltro, si intendono anche i beni immateriali: le attività , quindi, possono riguardare anche ambiti diversi dalla sola manutenzione urbana. Il ” vuoto ” urbano deve diventare un luogo di coesione sociale, di produzione di valori culturali, capace cosìdi generare nuovi valori estetici, socio-simbolici e di recupero infrastrutturale. Non sento di poter fare un ” bilancio ” poiché la strada è stata da poco intrapresa, necessita di ulteriori momenti formativi e di approfondimento fuori e dentro il Municipio; inoltre è bene connettere il Regolamento a ulteriori strumenti che ne permettano l’utilizzo: la partecipazione di quest’amministrazione a due progetti europei di forte valenza innovativa ci permetterà di promuoverlo adeguatamente. Siamo infatti capofila di un Urbact III denominato City Centre Doctor assieme ad altri nove centri, sul tema della rigenerazione urbana legato allo sviluppo di piccole azioni locali e a un action plan integrato che stimoli la formazione di gruppi urbani informali; inoltre figuriamo come partner dell’Horizon 2020 Wegovnow assieme ai Comuni di Torino e Londra; ad accompagnare queste tre città vi sono svariate società informatiche europee che stanno lavorando sullo sviluppo di piattaforme civiche digitali riguardanti la collaborazione civica e l’implementazione delle pratiche di wegovernment (voto elettronico, bilancio partecipato).
Avete già adottato qualche patto di collaborazione? E come valuta questo strumento a disposizione di cittadini e amministrazione verso un rapporto sempre più di corresponsabilità e collaborazione per la cura della città ?
E’ già stato stipulato un primo patto per l’installazione di dispositivi di sicurezza presso la ” Casa delle associazioni ” comunale. Ad oggi siamo al lavoro per la chiusura di altri patti e contiamo, entro fine anno, di portarne a termine almeno sei. Lo strumento è eccellente ed è un’eccellenza: ci ha permesso di incardinare e determinare giuridicamente le normali attività di cura che finora sono state comunque compiute spontaneamente da cittadini attivi, in un’ottica di mutua responsabilità tra cittadini e amministrazione. E’ stato creato e sancito un legame stretto fra la comunità ed i beni comuni materiali (e non) oggetto di cura. Cosìfacendo si è reso evidente il legame tra la comunità ed un determinato bene comune. I beni comuni generano una nuova identità condivisa e collettiva, saldano e creano alleanze.
Twitter: @AngelaGallo1
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