Attraverso il Regolamento non si può assolutamente sostituire l’azione della Pubblica Amministrazione, neanche per ottenere dei risparmi sulle spese di manutenzione: per chi si occupa di collaborazione civica e beni comuni il punto è ormai assodato, eppure è sempre bene ribadirlo, sembra dire il Report. Il valore aggiunto dato dall’azione diretta da parte delle comunità è ben altro, poiché consente alle azioni del pubblico una personalizzazione in grado di renderle più idonee a soddisfare i bisogni dei territori, o realizza risposte nuove a bisogni che non risultano ancora soddisfatti.
Dalla sperimentazione alla prassi amministrativa
Dal 2012 ad oggi l’ufficio “Semplificazione Amministrativa e Promozione della Cittadinanza Attiva”, interfaccia fisica e virtuale (attraverso la piattaforma Comunità della Rete Civica ) dei cittadini, è stato il fulcro di questa sperimentazione, la piattaforma abilitante che ha funzionato da osservatorio di pratiche, barometro di umori, mediatrice di istanze nella coprogettazione e nella gestione condivisa dei beni comuni.
Senza questo ufficio ad hoc, operativo già due anni prima dell’adozione del Regolamento, la collaborazione civica a Bologna non sarebbe forse realtà. Ad oggi sono pervenute complessivamente all’Amministrazione 508 proposte di collaborazione, delle quali 357 si sono concretizzate in patti di collaborazione, con una media costante registrata nell’ultimo anno. Nel report si specificano le motivazioni di natura formale che possono determinare la non ammissione della proposta.
Nota Bene…
Gli elementi di novità su cui si sofferma il Report, da sempre caratterizzanti la chiave di lettura che Labsus offre del principio di sussidiarietà orizzontale, riguardano i soggetti dell’amministrazione condivisa ed il loro ruolo. Una grande differenza tra il “prima” e il “dopo” l’adozione del Regolamento sta nel riconoscimento dei cittadini, anche singoli, come portatori di risorse, creatività, energie: mentre il primo avviso pubblico era rivolto esclusivamente alle associazioni iscritte all’elenco comunale delle Libere Forme Associative, nel secondo si è ritenuto opportuno, utilizzando le possibilità offerte dal nuovo regolamento, ampliare la platea delle collaborazioni tra città e Amministrazione, sollecitando la presentazione di proposte sia di cittadini singoli sia associati in varie forme, non solo quindi da parte delle LFA.
Altra riflessione, parimenti importante, riguarda il ruolo dell’ente pubblico, che non si riduce a freddo valutatore burocrate delle proposte (né, tanto meno, a mero erogatore di risorse e servizi): non ci sono graduatorie di merito nella collaborazione civica, non abita qui il meccanismo di competizione. Nell’amministrazione condivisa il pubblico si configura piuttosto come un attore interessato allo sviluppo dei territori, impegnato in una valutazione caso per caso – ferma restando la trasparenza delle scelte e la capacità di motivarle – in grado di far leva sulle risorse della comunità affinché da esse possano generare utilità collettive.
In allegato il report attività – Beni comuni è Bologna
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ALLEGATI (1):