La rete, come ha sottolineato il vice segretario generale di Anci Lazio Giuseppe De Righi, dovrà “auto-alimentarsi e auto-coordinarsi”, e sarà basata sulla visione comune della sussidiarietà intesa come principio relazionale, in grado di riconoscere il ruolo attivo dei cittadini e di dare spazio all’innovazione sociale.
Il modello della rete regionale toscana
Su 135 comuni che hanno adottato il Regolamento per l’amministrazione condivisa 22 sono toscani: da questo dato è partita la riflessione di Rossana Caselli (referente Labsus Toscana) sulla pluriennale esperienza della rete regionale toscana. Nata nel 2015 per accompagnare i territori e i comuni toscani verso l’approvazione e l’applicazione del regolamento e di costruire innovativi percorsi di sviluppo locale, la rete toscana ha già ottenuto i suoi primi risultati con il coinvolgimento di molti capoluoghi di provincia (tra cui Firenze, Livorno, Pisa, Lucca, Pistoia, Grosseto e Siena) e la realizzazione di numerosi progetti innovativi riguardanti la gestione dei beni comuni.
Rossana Caselli ha evidenziato la valenza strategica della rete nel favorire una governance più ampia del territorio, in grado di fornire basi solide agli amministratori promotori dell’amministrazione condivisa e di rispondere alle esigenze di attivismo dei cittadini, creando cosìuna cornice comune alla sussidiarietà che è stata finora capace di elaborare due proposte di legge regionale. L’uso strategico della rete ha dunque dato vita un’alleanza solida tra i comuni toscani e Labsus, riuscendo inoltre a produrre dei vantaggi per il territorio e per le amministrazioni.
Video-intervista realizzata da Anci a Fabio Fucci, sindaco di Pomezia
Esperienze a confronto
L’evento ha visto l’intervento di numerosi amministratori laziali, che hanno raccontato le loro esperienze e le criticità incontrate. La nascita di una rete laziale sulle orme del modello toscano potrebbe rappresentare secondo molti di loro una soluzione per superare i problemi comuni, difficilmente risolvibili in maniera autonoma, come le resistenze interne alle amministrazioni ad applicare il regolamento o come la gestione di beni comuni afferenti a più comuni (vedi il lago di Bracciano, che coinvolge i tre comuni, tutti presenti al convegno, di Bracciano, Anguillara-Sabazia, Trevignano).
Diverse sono le azioni già messe in campo dai comuni: dalla creazione di un ufficio dedicato alla cittadinanza attiva da parte del Comune di Pomezia ai tavoli di lavoro con la cittadinanza per arrivare all’approvazione di un testo condiviso del Comune di Latina, dalle diverse iniziative di Monterotondo con il Terzo Settore e i comitati di cittadini alla gestione condivisa delle aree verdi del Comune di Civitavecchia.
Partire dai comuni che stanno già sperimentando il regolamento e dalle loro esperienze è stato, quindi, il primo passo per la messa a sistema delle buone pratiche finora realizzate e per lanciare una rete con valore strategico ed operativo capace di fare della sussidiarietà uno strumento funzionale ed accessibile sia per gli amministratori che per i cittadini.
Anci Lazio, Labsus e la rete dei comuni laziali
Con questi presupposti sono state gettate le basi per la nascita della rete laziale. Anci Lazio si impegna ad organizzare un tavolo di lavoro permanente interno, che si occuperà di creare una rete tra i Comuni del Lazio e una più stretta sinergia e collaborazione con Labsus. Impegno che certamente non mancherà da parte di Labsus, che nel frattempo ha dotato la neonata rete di due importanti strumenti di comunicazione: un indirizzo mail dedicato (lazio@labsus.net) e un gruppo aperto su Facebook, che fungeranno da riferimento non solo per gli amministratori, ma anche per i cittadini e le organizzazioni che vorranno essere parte di questo nuovo percorso.
L’incontro si è concluso con le parole del presidente Gregorio Arena, che si è detto molto soddisfatto del lavoro svolto ed ha fissato al nuovo anno i prossimi appuntamenti della rete.
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