Sul fronte della legalità, l’avvio di una collaborazione con l’Autorità anticorruzione costituisce per Labsus, semmai ce ne fosse stato bisogno, la conferma che la propria azione si colloca pienamente dentro l’orizzonte dello Stato di diritto. Sul fronte della trasparenza, il protocollo rappresenta poi un riconoscimento del peculiare meccanismo di vigilanza dell’amministrazione condivisa, in cui sono i cittadini stessi, insieme con il comune, a verificare che la cura dei beni comuni sia svolta correttamente ed efficacemente. “Per Labsus è una grande sfida ma anche una grande opportunità, sia dal punto di vista della possibilità di approfondire sul piano scientifico e ai più alti livelli una tematica delicatissima come quella dei beni confiscati, intesi però in questo caso come beni comuni, sia su un piano culturale e politico in senso lato, per ampliare il campo di applicazione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni“, commenta il Presidente di Labsus Gregorio Arena.
Concretamente, la collaborazione riguarderà soprattutto l’ambito assai ampio dei beni confiscati, che sia Labsus, sia il Presidente ANAC Raffaele Cantone considerano beni comuni. “I beni confiscati sono beni comuni per eccellenza: dimostrano la vittoria della legalità contro una ricchezza accumulata illecitamente e, una volta che sono messi a disposizione della collettività, rappresentano la possibilità di dare un’alternativa concreta a una gestione tutta privatistica” afferma il Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. “Portare al loro interno iniziative mirate, per diffondere nella società civile la cultura della legalità e dell’anticorruzione, assume dunque un significato doppiamente rilevante”.
In questa prospettiva, verranno avviate iniziative congiunte per studiare la possibilità di applicare il Regolamento ed i patti per l’amministrazione condivisa anche ai beni confiscati, in modo tale da rendere tali beni immediatamente fruibili dalle comunità di riferimento.
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