La sconfitta del 'SI' al referendum

La larga vittoria dei no nel referendum confermativo della riforma costituzionale approvata dal centrodestra ha occupato le prime pagine dei giornali italiani.

Il Corriere della Sera ha titolato "Vittoria netta del no. Prodi e Berlusconi: dialogo".

Nel commento di Massimo Franco, "Stagione in archivio", si legge che la sconfitta del ‘si’ sostenuto dal centrodestra non consente alibi. Declassa " l’ asse del Nord" fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi ad una ridotta forte ma arroccata: lo conferma la vittoria dei ‘no’ a Milano, Torino e Venezia. La Lega si aggrappa a Veneto e Lombardia, regioni in controtendenza, per ripetere che l’Italia è spaccata e i lumbard andranno avanti come prima. Ma non è così.

Per Franco, la riforma bocciata rappresenta ”un errore politico di Berlusconi e Bossi, che finisce per enfatizzare la crisi del centrodestra. Emerge tutta la fragilità del Cavaliere, capo del primo partito italiano, senza avversari nella sua alleanza, ma orfano di una strategia che vada oltre la sterile recriminazione sui brogli”.

Il voto, comunque, ”è un monito anche per l’Unione, che inauguro" la prassi deteriore delle riforme autarchiche nel 21. E le prime reazioni sembrano dire che la coalizione di Romano Prodi cercherà il dialogo. Ma l’impressione è che l’esito referendario accentuerà le spinte a blindare la Carta fondamentale, nell’Unione. "E’ un riflesso prevedibile, a breve termine. Ma se si prolungasse, sarebbe percepito come immobilismo”.

La Repubblica ha titolato a tutta prima pagina "Referendum, il No trionfa".

Il commento è del direttore Ezio Mauro. Sotto il titolo "La sconfitta del progetto populista", leggiamo che gli italiani hanno risposto all’appello di recarsi alle urne del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ”bocciando una riforma confusa confusa e pasticciata, che sarebbe stata pericolosa per il Paese”.

Un voto – scrive Mauro – ”politicamente consapevole e rivelatore, perchè non ha soltanto sconfitto la destra, ma ha spazzato via il falso presepio televisivo di un’Italia spaccata a metà, con il Nord e la modernità in mano al Cavaliere, pronti a pretendere o imporre a forza le larghe intese: e invece dietro i muscoli berlusconiani di cartapesta c’è una destra a pezzi, senza più una politica, con un progetto delle istituzioni bocciato senza rimedio dal popolo, con un’alleanza senza leader e senza ragioni”.

”Il referendum ridisegna dunque – sostiene Mauro – il profilo del quadro politico, due mesi dopo il voto. I numeri del governo Prodi restano certamente fragili e ancor più fragile resta l’identità culturale del centrosinistra, pronta a dividersi su ogni questione, grande e piccola. Ma dopo la partenza difficile, dopo gli errori dei partiti nell’assemblaggio dell’esecutivo, il referendum poteva essere per il governo una prima sanzione, e invece è stato un successo. Tocca a Prodi usare quel successo per trasformarlo in politica”.

"No a valanga, sepolta la riforma di Bossi" è il titolo de La Stampa.

Due i commenti, il primo di Federico Geremicca (‘Ora il governo riprenda la palla’), il secondo di Luigi La Spina ("La devolution del centrodestra").

Geremicca scrive che ”il responso delle urne offre alla maggioranza di governo una insperata prova d’appello e la possibilità di provare a riaprire un dialogo per provare a risolvere quella che è stata definita la ‘questione settentrionale”’. ”Sarebbe delittuoso per il Paese – oltre che assai rischioso per le future fortune elettorali dell’Unione – se la maggioranza di governo non approfittasse – sostiene l’articolista – della prova d’appello appena concessa”.

Per La Spina, la terza sconfitta registrata dalla Cdl dopo quelle delle politiche e delle amministrative, ”rischia di essere davvero la peggiore per il leader di Forza Italia. Perché spezza l’asse fondamentale di quella alleanza politica sulla quale Berlusconi prima aveva costruito la rivincita nelle elezioni del 21 e, poi, aveva governato per tutta la scorsa legislatura: l’intesa con la Lega di Bossi”.

"Referendum: vittoria del no, alta affluenza" è stato invece il titolo del ‘Messaggero’.

Nel commento di Giovanni Sabbatucci (‘Ricominciare a dialogare, ora riforme condivise’) si legge che ”due sono i dati significativi emersi ieri pomeriggio alla chiusura delle urne del referendum confermativo sulla riforma costituzionale voluta dal centrodestra.

Il primo riguarda l’affluenza che, per la prima volta dopo molti anni, ha visto superare la soglia fatidica, anche se in questo caso irrilevante ai fini della validità della consultazione del 5% degli aventi diritto. Il secondo è ovviamente quello relativo al risultato: una maggioranza nettissima dei votanti, ben oltre il 6%, ha detto no alla riforma, che da ieri esce dalla scena della politica nazionale per diventare oggetto di dibattito fra gli storici delle istituzioni”.

Infine, per chiudere questa breve rassegna stampa, Il Sole 24 Ore. Il titolo e’ registrativo "Referendum, vince il no con il 61,3%".

Nel commento affidato a Stefano Folli ("Si chiude un ciclo") leggiamo che il risultato del referendum ”ci dice che la riforma della Costituzione non è una priorita’ per gli italiani. Non è qui la radice dei nostri problemi. Non lo è, soprattutto, quando i cambiamenti sembrano minacciare, almeno in apparenza, l’unità nazionale, introducendo un accentuato regionalismo che ha preso il nome pomposo di ‘devoluzione’. Cambiare la Carta dando l’impressione di strapparla è parso agli elettori un esercizio troppo rischioso”.

”La Casa delle Libertà – scrive Folli – deve ripensare se stessa. Rappresenta ancora circa la metà degli elettori, ma il referendum ha idealmente chiuso un ciclo. Ha affossato la riforma più ambiziosa del quinquennio berlusconiano, fondato sull’asse con la Lega”. ”C’è’ bisogno di un nuovo modi di fare opposizione che non sia solo la diaspora della casa delle Libertà”