Sanità  pubblica ai voti

Un'analisi critica e sistematica, effettuata dai cittadini, delle azioni svolte dalle aziende sanitarie

Il gradimento dei pazienti diventerà parte integrante nella valutazione "per rendere più equo ed efficiente il sistema sanitario", questa la promessa del Ministro della Salute Livia Turco durante la presentazione del Rapporto Audit civico 25 – avvenuta presso il Ministero della Salute il 29 novembre scorso – realizzato dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva su 25 Aziende sanitarie (19 locali e 6 ospedaliere).

Il progetto, avviato nel 21, si basa sull’analisi critica e sistematica, effettuata dai cittadini, delle azioni svolte dalle aziende sanitarie, fatta eccezione per gli aspetti tecnici.

In ciascuna delle Aziende vengono raccolti dati e informazioni attraverso il monitoraggio delle strutture e dei servizi, l’esame comparativo delle segnalazioni dei cittadini, la consultazione della documentazione riguardante delibere e provvedimenti aziendali in genere, interviste alla direzione generale e sanitaria, la consultazione delle organizzazioni civiche.

Questi i risultati principali dell’ultimo rapporto:

Un sistema frammentato.

Oltre all’evidente differenza tra i sistemi sanitari regionali, sono diversi gli indicatori che motivano

questa sensazione di frammentarietà: si passa, per esempio, da un giudizio "ottimo" per il supporto ai degenti e alle famiglie nel caso dell’assistenza ospedaliera, allo "scadente" se si analizza lo stesso

aspetto nei distretti sanitari. Così come nella gestione del dolore, il giudizio è "buono" se si guarda il livello aziendale, mentre resta "scadente" nell’assistenza ospedaliera. O, addirittura, ospedali in cui sistematicamente il dolore viene valutato e curato (4%) a ospedali in cui non esiste alcuna attività organizzata per il controllo del dolore stesso (25%). E’ quindi evidente come, anche all’interno di uno stesso territorio, si possano ottenere servizi di qualità diametralmente opposta.

Un sistema poco comprensibile.

Quando si passa invece all’analisi degli effetti pratici, la situazione sembra capovolgersi. Infatti, solo in ¼ delle aziende si trovano documenti rivolti al pubblico o avvisi relativi alla libera scelta del luogo di cura; ancora più ridotta la presenza di documenti o avvisi sulle modalità per comunicare commenti, suggerimenti e reclami. Un altro elemento di analisi è rappresentato dalla persone che

quotidianamente si rivolgono al Tribunale per i diritti del malato per ottenere informazioni: ¼ del

totale. Pessima la comunicazione tra i medici di medicina generale e quelli specialistici. Solo nel 4% delle realtà esiste un servizio di consulenza telefonica ai familiari dei malati oncologici in assistenza domiciliare. La mancanza di informazioni accessibili e corrette provoca per le famiglie l’accresciuto ricorso alla spesa privata.

Scarsa accessibilità

Nonostante le intenzioni dichiarate dai diversi titolari delle politiche sanitarie, resta quasi immutato il problema delle lunghe liste di attesa. Inoltre, in tre ospedali e in cinque poliambulatori, nonostante il divieto, è ancora vigente la prassi di bloccare le prenotazioni.

Anche il confronto con i tempi di attesa in regime intramoenia marca una sensibile differenza che

i cittadini stentano a comprendere.

E’ evidente che il sistema dei rapporti tra il SSN e i cittadini è fuori controllo e quindi genera sprechi. E’ prioritario assumere questo problema allo stesso livello del classico controllo della spesa. Esistono nel sistema le energie per farlo, come dimostrano le 14 aziende e le 5 amministrazioni generali che in questi cinque anni hanno adottato il sistema dell’Audit civico.

Un primo ambito di azione possibile è la nuova realtà delle cure primarie, disegnato dal recente

Patto per la salute e dai diversi Piani regionali. Molto semplicemente, si tratta di tutte le prestazioni

erogate dal SSN attraverso canali diversi da quello ospedaliero (ad es. le attività di prevenzione, la cura e tutela dei soggetti fragili, il sostegno ai malati cronici, etc), e che valgono, secondo stime, tra il 5 e il 7% del valore del SSN.

Il sistema di cure primarie deve produrre una vera personalizzazione delle cure che non si traduca

semplicemente, come avviene oggi, in un susseguirsi di liste di attesa e di prenotazioni, e che permetta ai cittadini di essere protagonisti consapevoli dei propri percorsi.

La seconda pista di lavoro è rappresentata dai sistemi di valutazione delle strutture, dei Direttori

generali e dei dirigenti, nei quali i cittadini devono trovare uno spazio adeguato per la trasparenza, ma anche per favorire la lotta alla corruzione che resta un problema a tutt’oggi gravemente sottovalutato.

Il rapporto è disponibile integralmente nella sezione Labsus documenti