Intervista all ' assessore regionale Guglielmo Minervini

" La cittadinanza attiva è indispensabile per rendere efficaci le politiche pubbliche e Labsus è un nodo nevralgico della riflessione sulla riforma della politica e sulla cittadinanza attiva "

La regione Puglia è l’unica ad avere un assessorato alla ‘cittadinanza attiva’. Come si è arrivati a questa scelta?
Il governo del presidente Vendola è nato da un’entusiasmante domanda di cambiamento radicale rivolta non solo ai contenuti dell’agenda di governo ma anche al rapporto tra la politica, le istituzioni e i cittadini. La Puglia è una regione molto dinamica, ricchissima di energia e di vitalità, densa di potenzialità molto spesso inespresse: tutto questo giacimento di risorse pone alla politica una domanda di protagonismo, di esercizio attivo dei diritti di cittadinanza. Ecco, l’assessorato alla “cittadinanza attiva” è nato per modificare strutturalmente la relazione tra istituzioni e cittadini, per trasformare l’arcaica piramide del governo gerarchico in una rete complessa di scambi orizzontali.

Qual è la sua idea di ‘cittadinanza attiva’ e perché ritiene che sia importante, per l’amministrazione regionale, farsene promotrice?
La Regione è ormai un “ente di governo”. La sua missione è, pertanto, la produzione di politiche pubbliche non la gestione di servizi. Occorre immaginare una politica pubblica come la risposta strutturata a un problema o una sfida di cambiamento che attraversa il territorio: i rifiuti, le acque, lo sviluppo sostenibile, la coesione sociale, la tutela della salute sono ambiti nei quali la Regione è continuamente sollecitata a intervenire governando il cambiamento. Oggi, però, molto più che nel passato, abbiamo la consapevolezza non solo della rapidità dei cambiamenti ma anche della loro complessità, anzi della loro straordinaria complessità. Oggi i rifiuti non sono più declinati con discariche ma con una sequenza molto più articolata che va dalla raccolta differenziata fino a impianti di trattamento molto diversi tra loro. Così la domanda di acqua non si declina più con dighe, trivelle e pozzi, ma va strutturata in un vero e proprio ciclo che deve essere chiuso, perché anche l’acqua è una risorsa scarsa. In questo senso le istituzioni da sole non ce la fanno più a reggere la complessità, si riscoprono insufficienti e inadeguate. La cittadinanza attiva emerge come un’aggiunta indispensabile per rendere efficaci le politiche pubbliche. Si tratta di un apporto che agisce nelle diverse fasi della “filiera” della costruzione di una politica pubblica: nella fase di elaborazione delle politiche pubbliche come raccolta della “conoscenza” di contesto di cui i cittadini sono titolari; nella fase di implementazione delle politiche pubbliche come verifica dell’adeguatezza del processo; nella fase di valutazione delle politiche pubbliche come monitoraggio degli effetti. Oggi più che nel passato, le politiche pubbliche non possono contare più sulla riproduzione illimitata di beni e servizi né sulla illimitata disponibilità di risorse naturali e finanziarie. Dunque, se non vogliono consegnarsi all’irrilevanza, accentuando così la crisi della politica, devono cambiare strutturalmente il metodo: ogni atto deve essere orientato ad attivare energie, innescare processi, moltiplicare le dinamiche. La cittadinanza attiva è la risposta alla crisi della politica.

Le iniziative promosse dal suo assessorato hanno, a suo parere, contribuito ad alimentare un diverso rapporto tra cittadini e amministrazioni? E in che termini?
Abbiamo sperimentato ormai diverse campagne di coinvolgimento dei cittadini nella produzione di politiche pubbliche: nella redazione delle politiche giovanili con il Piano “Bollenti Spiriti” di straordinario successo; nella elaborazione di proposte legislative, con la legge sulla trasparenza; persino, nella redazione di uno strumento complesso e tecnico come il Piano Regionale della salute o nella scrittura partecipata della programmazione strategica 27-213 abbiamo azzardato il coinvolgimento attivo dei saperi diffusi dei cittadini. In tutti i casi la risposta ha largamente sopravanzato le attese: i cittadini hanno aderito attivamente allo spazio aperto e i loro contributi si sono rivelati pertinenti, competenti e nel complesso molto più sensibili all’innovazione di quanto risultino i saperi della politica e della burocrazia.

La Puglia è stata sede di uno dei laboratori sulla sussidiarietà promossi dal Formez con la direzione scientifica di Labsus. Ritiene che questa iniziativa, mirata a far lavorare insieme amministratori e cittadini, possa avere un seguito?
L’interesse e l’entusiasmo suscitato da questa esperienza sono stati tali da maturare l’idea di far nascere una vera e propria “scuola della partecipazione” in Puglia. Il progetto è stato approvato e il prossimo anno sarà varato col concorso del Formez e del Ministero della funzione pubblica.

Ritiene che Labsus possa aiutare la nascita della Scuola? Quale supporto immagina da parte dell’associazione?

Labsus è un nodo nevralgico della riflessione in corso nel nostro paese sulla riforma della politica e sulla cittadinanza attiva. La Regione sta aderendo a Labsus perché intende non privarsi di questo indispensabile apporto per rielaborare l’analisi sulle sperimentazioni innovative che sta producendo. Ogni iniziativa che variamo diventa uno straordinario laboratorio di ricerca, fertile di conoscenze ma anche di stimoli che occorre sistematizzare. Labsus, in questo senso, è un utile riferimento.

Per saperne di più, è possibile visitare il sito regionale dedicato alla cittadinanza attiva.