Il caso è particolarmente interessante poiché si presta ad una riflessione sui presunti canoni diffusamente adottati per valutare se una determinata attività possa essere considerata esperienza di sussidiarietà orizzontale.
Non ci troviamo ad esempio di fronte ad un’iniziativa diretta dei cittadini che sostituiscono o coadiuvano l’azione pubblica, piuttosto si tratta dell’iniziativa di strutture già collegate alla pubblica amministrazione, che di fatto riescono a trovare soluzioni alternative, più incisive e meno dispendiose in difesa di un bene comune.
A renderlo, comunque, degno di nota in questa sede sono da un lato la particolare efficacia dell’ intervento, dall’altro la sua facile replicabilità in una qualsiasi realtà sociale.
Il condominio solidale di Imola, infatti, permette a persone anziane, ancora autosufficienti, di vivere in piccoli appartamenti perfettamente autonomi nei quali, però, è possibile avere assistenza domiciliare e infermieristica continuativa con l’ausilio costante di psicologi ed assistenti sociali.
E’ interessante osservare come una delle assistenti di base viva, addirittura, con la propria famiglia all’interno del condominio, che finisce per diventare una ” comunità familiare allargata ” , dove tutti conservano la propria autonomia e le proprie abitudini. Il tutto, infatti, è rivolto ad evitare che le persone anziane, soprattutto quelle sole, siano costrette a finire anzitempo in strutture di ricovero dove la qualità della vita, soprattutto dal punto di vista psicologico, ha un crollo verticale.
Inoltre, il costo per ogni persona che vive nel condominio solidale é pari alla metà dei costi che la collettività dovrebbe sostenere se queste persone vivessero in una casa di riposo. Dimostrazione pratica del fatto che un approccio diverso ai problemi non solo permette di risparmiare ma di dare un servizio alla comunità più efficace, efficiente e soddisfacente, soprattutto per quanto riguarda i destinatari del servizio.
Segnaliamo in conclusione che il Consorzio dei servizi sociali di Imola, dato il successo di tale esperienza, sarebbe intenzionato, nel prossimo futuro, a destinare lo stesso tipo di intervento a persone disabili adulte e a donne con figli senza rete parentale.
In allegato la scheda dettagliata dell’iniziativa.