Un ciclone mediatico
La rubrica Sottofondo de "il venerdì" è solo una cartina tornasole. Sono due settimane che l’argomento tiene banco sui quotidiani nazionali, e, per noi che ci occupiamo di sussidiarietà, il tema è coinvolgente. Eh, sì! perché le ronde, nelle varie accezioni e articolazioni, rientrano a pieno diritto nella categoria generale che l’ultimo comma dell’articolo 118 individua quando parla di amministrazioni pubbliche che «favoriscono le autonome iniziative dei cittadini singoli o associati». Non c’è niente da fare: che ci piacciono o meno (e in molti non lo gradiamo troppo) con le ronde dei cittadini si parla di sussidiarietà!
Contaminata? Per alcuni sì. Per esempio: per i giuristi, che alla forma danno grande importanza, il fatto che il decreto legge di Maroni preveda che i membri delle ronde debbano aver fatto parte di corpi di polizia o si debbano registrare in un apposito albo fa cadere la "fattispecie" (questo è il termine che utilizzano) di "chiunque" che è invece necessaria perché un’iniziativa possa essere catalogata sotto la voce di sussidiarietà ariana, intesa come pura.
Ma è evidente che, affermato il principio, troppe altre forme di sussidiarietà, dalla protezione civile al servizio civile, dagli scout ai circoli bocciofili, escono dal perimetro stesso della sussidiarietà. Parafrasando un antico detto inglese si potrebbe dire che buttando poche gocce di acqua sporca si compie un infanticidio di massa.
Meglio tenersi le ronde e, con esse, gli scout, i circoli Arci, il servizio civile e la protezione civile.
«Far di tutta l’erba un fascio»
D’altronde sono declinazioni del concetto di ronda (e di sussidiarietà orizzontale, quasi sussidiarietà circolare perché diventa difficile distinguere quando il "favorire" degli enti locali dal rimuovere ostacoli diventa esplicito ingaggio e promozione) sono, dicevo, declinazione delle ronde non solo la caccia agli emigranti più o meno abbronzati, più o meno clandestini (che sembra essere il vero panino con salsicciotto che il ministro leghista vuole offrire ai suoi amici padani) ma anche la sorveglianza davanti alle scuole per evitare l’ingaggio dei ragazzi da parte dei pusher, il monitoraggio delle discariche abusive, l’attenzione alla vita del quartiere, l’attenzione degli insegnanti nell’individuare fenomeni di pedofilia o di violenza sulle bambine.
Il problema è proprio questo: l’approssimazione tipica degli strumenti di comunicazione di massa! Il loro, forse inevitabile, «far di tutta l’erba un fascio».
Il cuore del problema è il bene comune
Torniamo a noi e alla sussidiarietà. Esiste una sussidiarietà cattiva?
No!
La sussidiarietà è buona e nel "favorire" è anche incluso il principio di indirizzarla correttamente. Riprendiamo il nostro mantra: le amministrazioni pubbliche «favoriscono le autonome iniziative dei cittadini singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale». Il cuore del problema è l’interesse generale: il bene comune da manutenere.
E’ l’impostazione culturale delle ronde che il Governo ha manipolato corrompendola: le ronde dei cittadini per l’ordine pubblico. Il bene comune non può essere l’ordine pubblico. Il bene comune è l’integrazione, la giustizia sociale, l’educazione all’alterità, il rispetto delle regole, la tolleranza e la disponibilità, la protezione o, almeno, l’attenzione per il più debole. Parliamo di condizioni per una società serena; non di costrizioni, di divieti, di vincoli, di ordine imposto.
L’interesse generale ha, inevitabilmente, connotati sociali e di socialità. L’animo umano è semplice: cerca di stare bene! All’uomo e alla donna, alle famiglie ed ai pensionati, ai ragazzi e agli esclusi quello che interessa è vivere sereni, tranquilli, apprezzando quel che di bello li circonda.
Pochi (ed è meglio evitarli piuttosto che considerarli paradigmi) possono avere come obiettivo della loro vita la sofferenza e la costrizione, mangiar cibi avariati ed affacciarsi su una discarica puzzolente, ammalarsi e dare la caccia ai cattivi.
Quello che le donne e gli uomini cercano è giustizia, serenità, amore e gratificazione, riconoscimento sociale, bellezza; armonia!
L’ordine pubblico è uno strumento, primordiale e poco evoluto, non un bene comune.
Qual’è il pericolo?
Andate al cinema, è uscito da un paio di giorni, per l’ultimo film del regista di "Z, l’orgia del potere". "Verso l’eden" è da vedere non solo per Riccardo Scamarcio, che, almeno per il pubblico femminile, è, comunque, un bel vedere (tra l’altro si dimostra anche buon attore). Parla di Elias un immigrato clandestino che, costretto ad abbandonare l’imbarcazione che lo sta portando in Italia dal mar Egeo, approda sulla spiaggia di un esclusivo villaggio vacanze per nudisti: che la notte, invece di andare in terrazza per la spaghettata di rito, si scatenano in ronde di villeggianti alla caccia dell’animale, il clandestino. Una sorta di caccia al tesoro con, per premio, l’espulsione dell’altro, il diverso.
Non c’è violenza apparente, salvo un paio di stupri subiti da Elias, riconducibili al tentativo di scampare alle ronde stesse, ma ben si capisce, e si vive con la forza avvolgente di un film ben girato, quanto è facile per l’uomo, occidentale, naturista e in vacanza, tornare cacciatore anche dei propri simili.
Ma torniamo alla cronaca…
All’inizio vengono annunciati alcuni casi di ronde di cittadini per la difesa dell’ordine pubblico con pettorine e torce con esempi pratici riferiti a diversi comuni, con una certa prevalenza nel Nord est italico, in quel nuovo stato nascente e nostalgico che vorrebbero chiamare Padania. Quindi si incomincia a parlare del decreto legge di vicina emanazione e l’attenzione si sposta sulle ronde "partitiche" (citando, a memoria, Serra: se vedete una ronda composta da una sola persona deve essere quella degli Udc; se ne vedete con due o tre rondaioli che stanno discutendo e litigando tra di loro deve essere quella dei partiti di sinistra). Poi entrano in gioco i sindacati della polizia che grande risalto danno alla notizia delle forze dell’ordine che devono intervenire (e, messaggio subliminale, distogliere le poche risorse disponibili dal pattugliameto preventivo nelle strade) per evitare che ronde di destra e manifestanti dei centri sociali "vengano alle mani".
Quest’ultimo filone sembra avere il soppravvento, sia per la forza oggettiva della fonte (i sindacati dei poliziotti) sia perché svela le verità!
Il quarto potere al servizio del secondo potere.
I mass media manipolano la realtà, ingigantendone alcuni aspetti e modificando la percezione dei cittadini. Diminuiscono i reati (dato statistico oggettivo) ma aumenta il senso di insicurezza delle casalinghe e dei pensionati (dato emotivo soggettivo, ma sostanziale nel dirigere le intenzioni di voto).
Come ha affermato pochi giorni fa il procuratore capo della Procura di Torino, Giancarlo Caselli, a Ercolano al convegno "L’etica libera la bellezza", convegno che meriterebbe di essere citato anche solo per la grazia del titolo: «paura ed insicurezza ci sono; dovrebbero essere sempre mali da curare, ma spesso vengono ingigantiti anche dalla carta stampata e da certa politica».
Proprio oggi (domenica) su pochi quotidiani (tra essi, la Repubblica) viene dato spazio ad uno studio del Centro d’ascolto dell’informazione televisiva che denuncia che durante i due anni del governo Prodi (26 e 27) i telegiornali hanno raddoppiato lo spazio dedicato alla cronaca nera. Se durante il governo Berlusconi (nel 25) era l’11,5 per cento sulle reti Rai e il 1,7 per cento sulle reti Mediaset, nel 27 (governo Prodi) assistiamo al raddoppio e al sorpasso delle reti del capo dell’opposizione. Passiamo al 22,3 per cento sulle reti Rai (dall’11,5) e al 25,6 per cento sulle reti Mediaset (dal 1,7). Nel 27 una notizia di cronaca nera è la prima notizia 32 volte sul Tg3, 62 sul Tg2, 7 sul Tg4, 64 sul Tg5 e solo 197 su Studio Aperto (Emilio Fede, per intendersi). Direbbe Hercules Poirot: non ho mai creduto che una coincidenza sia dovuta al caso.
La verità della Siulp
Dicevamo che, dopo un forte lancio mediatico da parte del governo sulle ronde dei cittadini per l’ordine pubblico, i sindacati di polizia hanno replicato. In genere, nei momenti topici del rinnovo del contratto collettivo di lavoro delle forze dell’ordine, sui quotidiani esce un allarme: è finita la benzina per le "volanti"!. Il problema non sembra risiedere sull’ottimizzazione dei costi di 17mila poliziotti, e quindi sulla verifica della loro possibile riduzione, ma sulla mancanza di altri fondi per la benzina delle 16mila auto di servizio.
Ma il Governo impara! Prima di lanciare l’assalto mediatico sulle ronde sussidiarie ha emesso (febbraio) un decreto legge che stanziava i primi 1milioni«facenti parte prevalentemente dei patrimoni sottratti alla criminalità» (e non venitemi a dire che Berlusconi non sa comunicare!). La strategia del "buono benzina" è stata bloccata. Ma non quella della manutenzione delle auto.
«Polizia a piedi, mancano i soldi. Ferma un’auto su tre.» titola sabato "la Repubblica". E giù una sciorinata implacabile di numeri: 257 su 487; 275 su 5; 7 su 9; 1 su 4; 14 su 28; 1 su 4; 25 su 1.6; 6 su 1.; 25 su 5; 14 su 54. Il primo numero è quello delle macchine ferme; il secondo quello complessivo della flotta rispettivamente nelle province di Milano, Torino, Genova, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo. Ed eccoci, finalmente: il re è nudo! «Il centro destra -ricorda Enzo Letizia del sindacato funzionari di polizia- ha sfruttato il sentimento di insicurezza fra le gente promettendo di stanziare più soldi per le forze dell’ordine. Una volta al governo però, non s’è fatto scrupolo di tagliare alla voce ‘ordine e sicurezza pubblica’ 254 milioni per il 29, 27 per il 21 e 48 per 211.»
Un miliardo di euro nel triennio: 2mila miliardi del vecchio conio in meno su sicurezza e ordine pubblico. 2….!
Il re è nudo!
Al re, si sa, dà fastidio farsi scoprire nudo; tanto più questo governo di destra che non sembra intenzionato ad accettare le manipolazioni o le proteste del sindacato in silenzio; così, oggi, domenica, scende in campo addirittura Antonio Manganelli, il capo della Polizia di Stato, che invia una lettera a "la Repubblica": «Altra osservazione vorrei fare a proposito della lamentata carenza di risorse umane e mi piace farla pubblicamente perché è materia che ha bisogno di un pubblico chiarimento».
E giù mazzolate: il 2 per cento delle auto fisiologicamente sono in manutenzione; 5mila posti sono vacanti fisiologicamente per effetto del turn over; l’organico fissato «nel lontano 1989, corrispondente ad un modello organizzativo che ha subito nel tempo profonde modifiche…».
Rimettiamo ordine alle idee
Riepiloghiamo. Improvvisa accelerazione mediatica sulle ronde dei cittadini in difesa dell’ordine pubblico. Agli enti locali vengono forniti gli strumenti per "favorire" e regolamentare questa forma di sussidiarietà orizzontale. Angoscia per chi, come noi, si occupa di sussidiarietà: anche queste ronde rientrano nella "fattispecie". Ma non ci piacciono!
Si accende il dibattitto: si sa che le ronde richiamano alla memoria le squadracce fasciste del ventennio e di tutte le dittature sudamericane e non, e non sono compatibili con le sensibilità dei progressisti e della sinistra.
Operazione depistaggio riuscita: il problema diventano le ronde: la destra è troppo di destra e per dare la sicurezza alle casalinghe e ai pensionati sopprime i diritti garantisti tanto a cuore alla sinistra ed a quei magistrati che non riescono a mettere in carcere nemmeno un rumeno che ha violentato una, bella, ragazza italiana. Ohibò! facciamo in modo che nessuno si accorga che in campagna elettorale abbiamo promesso ordine pubblico e che in tre anni tagliamo duemilamiliardi di lire alla Polizia di Stato!
Il sindacato non sta al gioco? Avanti con (i) Manganelli…