L'Intergruppo per la Sussidiarietà  lancia una nuova proposta di legge

"Uno strumento concreto di libertà  di scelta per il cittadino e ciò costituisce un elemento essenziale per un'autentica sussidiarietà "

Lo avevano annunciato e hanno mantenuto la promessa. È stato presentato il 4 marzo in Senato il testo del disegno di legge per la stabilizzazione del 5 per mille elaborato all’interno dell’Intergruppo per la sussidiarietà che, giunto alla terza legislatura, conta 322 aderenti fra senatori e deputati. Tra i promotori di questo specifico disegno di legge il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri e l’onorevole Ugo Sposetti della Commissione Finanze. Si tratta di una legge delega, cui dovrà seguire un regolamento applicativo: è a questo che sono rinviate alcune questioni di non secondaria importanza.

I destinatari e la procedura
Saranno ammessi al beneficio le onlus, le associazioni di promozione sociale, le associazioni e le fondazioni, gli enti di ricerca scientifica e sanitaria, le università, nonché le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Comitato Olimpico.
E’ previsto un decreto annuale (di natura non regolamentare, del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei titolari dell’Istruzione e del Lavoro, di concerto con il ministro dell’Economia) che dovrà disciplinare «le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità del riparto delle somme».
Ma saranno I decreti attuativi a dover disciplinare aspetti cruciali come le modalità di iscrizione degli enti, i tempi e le modalità dei pagamenti. Non è stato previsto alcun tetto minimo di "preferenze" come inizialmente impotizzato. Del resto, il tetto non sarebbe stato coerente con il principio di sussidiarietà dal momento che, ha spiegato Sposetti, anche con 15-2mila euro un’associazione di periferia o di un piccolo centro può svolgere un ruolo fondamentale per quelle comunità.

La sussidiarietà è bipartisan

Secondo Lupi, visto il largo consenso che lo sostiene, è probabile che questo ddl possa godere di una via preferenziale e possa così essere approvata con un iter molto veloce. Nella elaborazione del testo, ha spiegato Chiti, il «confronto e l’approfondimento fatto insieme nell’Intergruppo» costituisce un’esperienza preziosa. Sostenuta, in questo caso, dalla convinzione che si debba «valorizzare la libertà e la responsabilità dei cittadini» che, dando la loro "preferenza", sostengono le associazioni grandi o piccole che siano. «È questo il nucleo della sussidiarietà», ha aggiunto il senatore Pd, «da sostenere tanto più in un momento di crisi come l’attuale: il Terzo settore, oltre a occuparsi di ambiti importanti dal punti di vista sociale, crea posti di lavoro e investe continuamente in nuove attività».

Più società, più pubblico
Fin dalla sua prima introduzione l’istituto 5 per mille ha goduto di un largo sostegno sia nella società, che nelle istituzioni. Nel primo anno di vita, infatti, ben 16 milioni di contribuenti hanno aderito. La politica ora sembra aver compreso l’importanza di istituzionalizzare uno strumento funzionale alla effettività del principio di sussidiarietà intesa non come un "indietreggiamento del pubblico". E questa ispirazione di fondo è riscontrabile anche nelle parole di Maurizio Gasparri, il quale ha dichiarato che «le realtà pubbliche devono esserci, il privato sociale il non profit non sono una alternativa. Ma va riconosciuto che, essendo il Terzo settore sostenuto da persone molto motivate, offre spesso un servizio migliore. Anche per questo pensiamo importante aiutare chi aiuta».

I nodi irrisolti
Il disegno di legge, pur godendo in partenza di un ampio consenso, oltre a dover essere trasformato in legge, dovra attendere i decreti attuativi per la sua effettiva implementazione. E molti nodi restano da sciogliere oltre a quelli già citati, come la questione dei tempi di riscossione o la possibilità che il 5 per mille sia applicato oltre all’Irpef ad altre imposte sostitutive, come è scritto nel testo del ddl. Su questi punti, Chiti ha auspicato che ci sia disponibilità al dialogo perchè occorre «una valutazione insieme al governo».