L’evento, che ha avuto luogo lo scorso 11 marzo, ha voluto far luce, sia sotto un profilo generale sia con riferimento ad esperienze svolte o in corso, sul ruolo dei cittadini organizzati in movimenti e associazioni nelle politiche della sicurezza promosse dalle amministrazioni locali, oltre che sulle possibili forme di collaborazione tra privati e forze dell’ordine e sui problemi e le opportunità ad esse connesse.
Tra le premesse iniziali si è sottolineata la volontà di alcuni cittadini a collaborare attivamente per la sicurezza, così come già avviene in altri settori.
Cittadini e sicurezza
Nella prima sessione, intitolata “Cittadini e sicurezza: contesto socio-politico e indirizzi strategici”, è intervenuta Jane Mowat, National community safety network (UK), la quale ha raccontato la positiva esperienza di collaborazione tra polizia e cittadinanza attiva nella città di York.
In seguito, Gian Guido Nobili (regione Emilia-Romagna/Fisu) ha mostrato la differenza tra i vigilantes e gli watchers: mentre i primi puntano all’intervento diretto e all’uso della forza, i secondi, invece, si limitano ad osservare e riferire all’autorità. Questi ultimi sono protagonisti a Bologna sotto il nome di Assistenti civici.
Giovanni Moro, rappresentante di Fondaca, ha presentato il rapporto “Risorse civiche per la sicurezza urbana”, nel quale sono illustrate le più importanti esperienze a livello locale. Moro non ha mancato di sottolineare che la cittadinanza attiva è ostacolata dalla scarsa attenzione dei media, dall’allarmismo e dall’ideologia.
Infine, Massimo Fiasco, sociologo, ha tracciato dei modelli di responsabilità nella sicurezza urbana. A suo parere, per attivare politiche della sicurezza è necessario avere tre condizioni: rilanciare uno stato di servizio sia a livello statale che locale, scegliere un modello di sviluppo urbano, e infine scegliere forme di attivismo libere da condizionamenti ideologici.
Metodi, esperienze, valutazioni
Nella seconda sessione, intitolata “Metodi, esperienze, valutazioni” sono emersi esempi concreti di cittadinanza attiva. I rappresentanti del comune di Paderno Dugnano (MI) hanno raccontato del loro “patto locale di sicurezza urbana per una sicurezza partecipata”, in cui cittadini e polizia locale collaborano per quello che considerano un bene comune da tutelare.
I rappresentanti di Arezzo hanno raccontato degli interventi in termini di sicurezza sulle strade e di ordine pubblico. Alcune cooperative sociali hanno presentato i loro progetti: CittA@ttiva (Ravenna) opera nella difficile e pericolosa zona della stazione, mentre Parsec (Roma) è presente nei quartieri più degradati, Lotta contro l’emarginazione (Milano) agisce per aiutare i migranti in condizioni di disagio, infine La Rupe (Bologna) interviene nelle zone calde come Piazza Verdi.
Ciarapanì, cooperativa di Lamezia Terme, sta da anni attivando progetti per integrare il vicino campo rom eliminando così sia concretamente che virtualmente il muro di tre metri che lo divide dalla città.
Responsabilità civiche e priorità politiche
Nella terza sessione, intitolata “Responsabilità civiche e priorità politiche”, Renzo Scortegagna, (Università di Padova) è intervenuto raccontando la sua esperienza triennale di assessore alla Partecipazione per il comune di Padova. L’intervento ha illustrato il difficile compromesso tra le politiche per una buona partecipazione (le quali richiedono tempi lenti, molta formazione e risultati dilazionati nel tempo) e i tempi della politica, che impongono al contrario una rendicontazione di risultati immediati e concreti da mostrare all’opposizione e all’elettorato.
In conclusione, Carla Costanzi (responsabile settore Città sicura, comune di Genova) ha auspicato una maggiore trasparenza e un flusso continuo di comunicazione da parte delle amministrazioni, nonché la necessità di formare nei cittadini il senso di comunità e cittadinanza e infine ha sottolineato i rischi di strumentalizzazione sia ideologica sia politica di queste iniziative.