Giovani e politici insieme per i beni comuni

Se il pensare e il fare insieme diventano politiche giovanili partecipate

La giornata si è aperta, dopo i classici saluti istituzionali, con la presentazione del progetto da parte degli operatori del partner tecnico della Cooperativa il Sestante (www.ilsestante.eu), che descriveremo in seguito grazie alle fonti fornite dagli operatori stessi.

A lezione di sussidiarietà con Arena

C’è stato poi il contributo del professor Gregorio Arena, presidente di Labsus, che ha delineato i fondamenti e le prospettive di promozione della sussidiarietà e dell’amministrazione condivisa nella comunità locale. Dopo uno sguardo storico sul principio di sussidiarietà e sui cambiamenti nell’amministrazione pubblica italiana, l’intervento si è concentrato sul significato che la sussidiarietà può avere per i giovani. Cittadini non si nasce, ma si diventa e in questa prospettiva la cittadinanza attiva può essere un modello per la crescita umana dei giovani. Già Amartya Sen, premio Nobel per l’economia del 1998, ci ricorda che la povertà di scelta è una disuguaglianza sociale che va combattuta, perché non esiste nulla di peggio che non avere la possibilità di scegliere il tipo di vita ritenuto degno di essere vissuto. Così, è fondamentale costruire una comunità insieme attraverso la partecipazione politica, essenziale perché si costruisca civiltà.

Il dibattito

Nel confronto e nella discussione in plenaria – cui ha partecipato anche il dott. Francesco Gallo per la Regione Veneto − si è aperto un dibattito che ha toccato vari punti. In breve, sebbene il principio di sussidiarietà sia presente da molti anni nel dibattito italiano, sembra costante la difficoltà di esercitare e realizzare una cittadinanza realmente sussidiaria. Non è un caso: la forza innovatrice del principio sta proprio nel cambiare l’esistente, come fa un fiume che lentamente modella i sassi del suo letto.

Una sessione non convenzionale

La sessione della serata, invece, ha visto la presenza attiva dei giovani, sia attraverso la cena animata e musicata sia grazie alla presentazione del progetto attraverso la loro voce, seguita da quella dei politici. Il professor Gregorio Arena ha chiuso la giornata facendo emergere i punti innovativi di questo progetto.

Il metodo

Il metodo, che ha a che fare con la democrazia deliberativa. Il percorso fra i giovani e i politici ha mostrato come si possa cambiare opinione nell’assemblea generale di incontro e condivisione: si è discusso, ci si è messi in gioco andando oltre le diversità partitiche, imparando a riconoscere che qualcuno può avere un’idea migliore della propria e per questo è possibile migliorare la vita della propria comunità. Un metodo che tra l’altro è stato monitorato e valutato, nella stessa giornata, da due rappresentanti dell’Agenzia Nazionale Giovani (www.agenziagiovani.it).

La creatività

I giovani hanno il vantaggio di non essere condizionati dall’esistente e quindi possono celare risorse inaspettate e nuove per la società. Senza dimenticare tutti quei giovani, i nuovi italiani, che vediamo esprimersi nella rete G2 (www.secondegenerazioni.it). A patto però di avere un’amministrazione aperta sia alla relazionalità sia alla possibilità di mettere in discussione ciò che solitamente viene dato per scontato. Si possono davvero creare nuovi progetti per una qualità migliore della vita che vogliamo vivere. Inventare mondi possibili è una lezione che Hannah Arendt ci raccontava già a metà del secolo scorso.

L’equità intergenerazionale

Nell’Italia della tragedia dei beni comuni, il presidente di Labsus ha sottolineato come facendo esperienza di cittadinanza attiva si possa ricambiare quell’impegno che le generazioni precedenti hanno messo nella cura del mondo in cui viviamo.

Il progetto in sintesi

Il progetto è nato dalla volontà del Comune di Montebelluna, attraverso il Progetto Giovani e di Comunità locale, di provare ad affrontare il tema della relazione fra giovani e politici, non in termini di analisi sociologica, ma direttamente sul campo partendo dal coinvolgimento dei due attori principali: i giovani e i politici della città.

L’idea generativa è stata quella di provare ad intraprendere un percorso che affrontasse i problemi espressi dai giovani contattati nel territorio comunale al fine di promuovere l’individuazione di un soggetto collettivo di giovani che non nasca da una proiezione identitaria predefinita (partitica, ideologica, sociologica, ecc.), ma che trovi la propria identità in un percorso che parte dall’emersione e definizione dei problemi, per passare poi alla progettazione e realizzazione delle azioni in un processo di confronto e negoziazione con i rappresentanti della politica istituzionale locale (nel nostro caso la Commissione consigliare politiche giovanili).

In una dinamica di confronto, giovani e politici locali si sono impegnati nella progettazione coordinata di nuovi scenari dove esprimere innovative forme di cittadinanza attiva. L’obiettivo è stato quello di mettere in connessione un gruppo di giovani con la classe politica, per permettere il confronto reciproco e l’individuazione di alcuni nodi critici sui quali costruire poi delle azioni condivise. Concretamente si è lavorato per step, partendo dalla costituzione dell’Assemblea dei giovani (circa 45 giovani, dai 17 ai 3 anni), sufficientemente rappresentativo delle varie realtà giovanili presenti sul territorio, per garantire una pluralità di espressioni e punti di vista. Parallelamente si è lavorato per la costituzione del gruppo dei referenti politici, formato da 8-1 consiglieri comunali che compongono la Commissione Consigliare Politiche Giovanili. Questo gruppo è soggetto attivo e si pone in negoziazione con il gruppo di giovani.
Qui accanto, in allegato nel formato power point, sono esposte le specificità del progetto.