Adottato da oltre il 60 % dei Csv, ora si punta alle associazioni

Trasparenza, analisi e crescita: tre volti di una stessa medaglia

Il Ministero dell’Interno ha definito così questo importante strumento di responsabilità sociale. Oggi, il bilancio sociale ha preso piede anche nel mondo del volontariato. Al”origine di questo successo il bisogno delle organizzazioni di volontariato di autocertificare il proprio operato rendendo conto dei risultati raggiunti a partire dagli obiettivi fissati. Un nuovo modo di operare in maniera trasparente da parte delle associazioni per raccogliere fondi, valutare ed ottimizzare la propria organizzazione interna e fare una stima del proprio contributo sul territorio.

Un metodo che prende sempre più piede nel mondo del volontariato secondo modelli uniformi e prestabiliti. Questo è quanto è emerso dal convegno “Bilanciamoci: trasparenza e qualità dei centri di servizio per il volontariato”, durante il quale il Csvnet ha presentato le “Linee guida per la redazione del bilancio di esercizio degli enti gestori dei Csv” e le “Linee guida per il bilancio sociale dei Csv” con l’obiettivo di rendere completamente trasparente sia l’esito dell’azione dei Csv, sia del modo con cui vengono utilizzate le risorse messe loro a disposizione dalle Fondazioni di origine bancaria.

Secondo le stime del report 27 del Csvnet, il 63 % dei servizi di volontariato pubblicava un bilancio sociale (a differenza del 21, in cui il tasso era pari al 18 %) mentre, nel 28, su un campione di oltre 52, solo il 17,8 % delle organizzazioni di volontariato risultava aver steso un simile rendiconto, tuttavia con modalità spesso differenti.

Dunque, l’obiettivo del Csvnet è far si che le singole associazioni abbiano la possibilità di presentare il proprio bilancio sociale, distinguendo fra tre diversi livelli di complessità, in modo da agevolare anche gli enti di dimensioni più limitate. Meta raggiungibile da parte delle organizzazioni di volontariato solo attraverso informazione, formazione, più risorse e competenze utili, avvalorando così la propria reputazione rispetto al’esterno e ponendosi in maniera critica per analizzare se stessi.

Un valido contributo

A sostegno di quanto detto in precedenza, risulta interessante quanto accaduto in Toscana: elaborato un metodo per valutare l’efficacia dell’impatto sociale dei progetti di volontariato attraverso il confronto degli effetti generati dallo stesso e ciò che si sarebbe verificato, su un dato territorio in sua assenza.

Il modello elaborato, che ha coinvolto le associazioni di volontariato autrici di 38 progetti finanziati negli anni 26 e 27 con il bando “Percorsi di innovazione”, si basa su nove aree che indagano:

  • la continuità progettuale,
  • l’esemplarità e trasferibilità del progetto,
  • l’integrazione con le politiche pubbliche del territorio di riferimento,
  • lo sviluppo di relazionalità sul territorio,
  • la riproduzione di relazioni,
  • la trasformazione dei bisogni individuati,
  • la rilevanza della comunicazione sociale dei risultati del progetto,
  • i “metodi di disseminazione”,
  • la rilevanza sul territorio.

Prevedendo per ognuna di queste, una serie di indicatori quantificabili con un punteggio standardizzato che va da 1 a 4.

Le finalità di tale criterio sono rappresentate sia dalla public accountability (rendicontazione esterna), sia dalla formative evaluation (ottimizzazione e miglioramento dell’efficacia delle iniziative) soprattutto per quanto riguarda il sostegno delle decisioni future in merito al progetto specifico.