Le grandi imprese cominciano sempre con piccoli passi, è risaputo. E bisogna tenere ben presente questo quando si affronta una questione molto attuale come quella dell’inquinamento. Se in Italia si stanno compiendo scelte capaci di cambiare il futuro della nostra vita, rendendola più salubre e compatibile con la natura, questo lo dobbiamo principalmente alle scelte dei comuni, soprattutto dei più piccoli.
Le grandi città
Non mancano politiche all’avanguardia anche nelle grandi città, si potrebbe fare l’esempio di Reggio Emilia dove il sostegno a mobilità (bike sharing, ecobus), edilizia sostenibile, riduzione dell’impiego di energia attraverso anche la sostituzione di vecchie caldaie ha permesso di risparmiare 42 tonnellate di anidride carbonica nel 28, che arriveranno a 192 fra dieci anni. Oppure si può menzionare Lecce, che già oggi riesce a produrre il 1% dell’energia necessaria ai propri cittadini, tramite impianti solari, eolici e fotovoltaici. Anche una metropoli come Roma è impegnata nel modificare i propri consumi, passando alla tecnologia Led per l’illuminazione pubblica oppure costruendo più distributori di metano, diffondendo veicoli elettrici, riducendo sprechi energetici delle scuole tramite impianti solari e fotovoltaici.
I piccoli comuni si impegnano
Ma chi davvero ha fatto passi da gigante in direzione di un ripensamento del rapporto fra energia e sprechi, sono i piccoli comuni. L’esempio più lampante è quello dei cosiddetti “Comuni virtuosi” associati dal 25 e desiderosi di ridurre l’impronta ecologica delle amministrazioni, rendendo così la vita dei propri cittadini più sana e piacevole.
Le aree di intervento
Questi hanno individuato cinque diverse aree di intervento da affrontare attraverso “best practice”:
“Gestione del territorio” soprattutto elaborando piani casa a crescita zero, valorizzando la terra e bloccando la cementificazione.
“Impronta ecologica” diffondendo l’energia solare e fotovoltaica (creando anche gruppi di acquisto per i pannelli), oppure applicando per la prima volta in Italia, nel comune di Torraca, l’illuminazione a Led, pagata 192 mila euro, recuperabili dopo pochi anni, eliminando allo stesso tempo sprechi energetici, inquinamento luminoso e pericoli dovuti all’alta tensione.
“Rifiuti” puntando specialmente su raccolta differenziata, “porta a porta” e utilizzando i residui biologici come concime.
“Mobilità” che ovviamente porta a scelte sostenibili, come gli autobus elettrici, la diminuzione dell’uso dell’automobile, la riscoperta della bicicletta.
“Stili di vita” attraverso la quale ci si occupa della partecipazione della cittadinanza alle scelte di gestione dell’amministrazione. Quindi tutte le tematiche relative al controllo delle acque, oppure la pianificazione urbana partecipata. Con questo confermando come un approccio ecologicamente sostenibile, non solo è compatibile, ma è semplicemente complementare ad un forte esercizio della sussidiarietà: soltanto la partecipazione dei cittadini può garantire scelte umanamente sostenibili ed attente alla qualità della vita.
AAA Governo cercasi
Ovviamente non sono tutte rose e fiori: se infatti risultano essere più attivi in quanto avvantaggiati dallo scarso peso politico e demografico, i piccoli comuni lamentano mancanza di scelte a livello nazionale e ancora più in alto europeo. Per trasformare in realtà i moltissimi progetti possibili infatti c’è bisogno principalmente di ingenti disponibilità finanziarie che fra l’altro potrebbero essere recuperate con pochi anni da amministrazioni pubbliche sostenibili, cosa importante da sottolineare in quanto una gestione ecologica non migliora solo la qualità della vita, ma rende pure possibile risparmi economici.
Per questo c’è bisogno dell’appoggio del Governo unico capace di rendere possibili molti progetti e dare le giuste garanzie soprattutto alle piccole amministrazioni che rendono possibile la coincidenza fra il miglioramento della qualità della vita, abbattimento di sprechi e partecipazione dei cittadini a queste scelte.