L’aumento delle malattie croniche e delle aspettative dei pazienti costituiscono la prima ragione a favore della creazione di una sanità condivisa, che sia in grado di assorbire le energie sociali, attraverso percorsi integrati tra strutture ospedaliere e servizi territoriali.
Le Autrici si soffermano sulla distinzione tra il paradigma del paziente, soggetto passivo alle cure e agli interventi del medico, e il paradigma del soggetto agente, il primo essenziale in situazioni di crisi acuta, il secondo, invece, funzionale alla prevenzione, alla riabilitazione, e ai casi in cui la malattia sia cronica.
Il secondo modello indicato mette al centro la salute rispetto alla malattia, valorizza la soggettività del malato e il contributo attivo che possono dare i familiari. In questi casi la qualità della vita diventa la priorità da prendere in considerazione ed entrano in gioco le risorse della comunità.
Le Autrici analizzano allora le strade percorribili, i rischi da neutralizzare e le risorse, non solo sociali ma anche economiche, che è necessario investire.
DI SANTO P., PIVA P., Verso una sanità aperta al sociale?, in Animazione sociale, 29, 2, 26-4.
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