Recupero e valorizzazione di beni culturali.

Trasparenza, collaborazione e partecipazione consentono un confronto costruttivo fra l'amministrazione e i cittadini

Chi fa da sé fa per tre: ma il Comune è d’accordo?

Il Tar Campania in commento offre uno spunto interessante per alcune osservazioni in tema di sussidiarietà  orizzontale. Il ricorso della parte privata muove sul presupposto di un atto ablatorio, reso dal soggetto pubblico (il Comune), incompetente secondo le disposizioni contenute nel codice dei beni culturali, avente ad oggetto una torre medievale rinvenuta nel corso di alcuni lavori di ripristino dei danni da terremoto, per la quale sono stati correttamente presentati i relativi progetti di recupero, seppur preliminari. Tali progetti contenevano altresì «la dichiarata funzione direttamente rivolta al recupero alla pubblica fruizione e alla valorizzazione del bene culturale », per i quali, al tempo della causa, è intervenuta una semplice presa d’atto da parte della Soprintendenza, in attesa della presentazione dei «grafici di dettaglio architettonico esecutivo delle pavimentazioni e degli elementi di arredo urbano.
Il Tar cita testualmente l’art. 116 Cost. nonché gli articoli del Codice dei beni culturali che esplicitano come «la valorizzazione ad iniziativa privata è attività  socialmente utile e ne è riconosciuta la finalità  di solidarietà  sociale »ove, per converso, sussiste un obbligo per i privati di garantirne la conservazione. Dall’altro versante sta la scarsità  dei mezzi economici e strumentali che attanaglia ogni pubblica amministrazione, chiamata a confrontarsi con i mutevoli bisogni della collettività . Dov’è la soluzione? Nella triade (per usare un termine musicale) dell’amministrazione condivisa: trasparenza, partecipazione, collaborazione, che consentono un confronto costruttivo fra l’amministrazione ed i cittadini, entrambi parti nel processo di creazione di utilità , entrambi portatori di risorse che contribuiscono ad elidere la scarsità  di mezzi a disposizione, generando la costruzione di atteggiamenti di positiva responsabilità  civica.

Democrazia ed efficienza: un connubio difficile?

Ovviamente ciò non può scaturire ex se o improvvisamente, bensìgrazie ad un approccio olistico della gestione pubblica nel quale assume certamente gran peso la pronuncia giurisprudenziale in questione, se ed in quanto rappresenti la presa di coscienza dell’organo giudicante di apporre quasi delle pietre miliari nel processo di avvicinamento fra democrazia ed efficienza.
In tale processo ogni risorsa riceve la sua collocazione in un sistema di tipo orizzontale, all’insegna della condivisione nella creazione di valore e dei processi decisionali. Se tutto ciò è condivisibile, un intervento ablatorio diventa uno strumento spropositato ed ultroneo, nel caso di specie, che impedisce di cogliere l’opportunità  che, al contrario, viene offerta dal privato nella cura del bene comune rappresentato in questo caso dalla torre medievale.
E’certamente più difficile costruire relazioni produttive che richiedono tempo e strategie, piuttosto che erogare servizi tout court ed esercitare potestà  attribuite dalla legge. Nel primo caso occorre infatti individuare i percorsi, approntare gli strumenti adatti, coordinare gli interlocutori necessari, tutto ciò in vista dell’obiettivo da raggiungere (la triade su cui si fonda l’amministrazione condivisa).
E’ tempo di invertire la rotta e porre preliminarmente in luce gli obiettivi da raggiungere, creando in seguito gli strumenti per farlo e non l’inverso. Ciò è avvenuto negli USA, ove il Presidente Obama ha dettato i principi guida per il paese nel documento Trasparency and Open Government: trasparenza, partecipazione, collaborazione. Non ha individuato le risorse ed i mezzi ma tale dichiarazione ha innescato una vera e propria reazione a catena da parte dei soggetti pubblici e privati dai quali sono giunte soluzioni e proposte. Il processo è dunque cominciato, la storia è ancora tutta da scrivere.



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