I cittadini ricostruiscono il proprio futuro franato col terremoto

Meglio rimboccarci le maniche, meglio una casa vera… come questa!

Pescomaggiore piccolo borgo di montagna a due passi dall’Aquila ed alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso: è qui che si sta portando avanti un progetto molto interessante da diversi punti di vista. Si chiama Eva, ossia Eco Villaggio Autocostruito, ed è forse la più bella risposta data dai cittadini abruzzesi al terremoto del 6 aprile 29.

“Invece di attendere abbiamo preferito rimboccarci le maniche, per continuare ad abitare la nostra terra ed il nostro paese, per ricostruirlo da subito” affermano i protagonisti al proprio sito internet : ed è infatti questo uno degli aspetti più interessanti; scansando le lungaggini e le distorsioni burocratiche prodotte dalla ricostruzione, che tante polemiche ha prodotto e continua a produrre, con il progetto Eva gli abitanti del borgo mettono in atto una risposta diretta e veloce, oltre che sostenibile sotto ogni aspetto.

Impatto zero

Quelle che si stanno costruendo sono case in legno, rivestite con tamponatura di balle di paglia, tecnologia questa conosciuta già in tutta Europa, con l’utilizzo del cemento ridotto al minimo, pannelli solari e fotovoltaici per produrre energia ed acqua calda, stufe a legna per il riscaldamento, impianto di fitodepurazione per irrigare gli orti. Leggere, sicure, ad impatto zero, vere e proprie case, ma che costano come i container (5 euro al metro quadrato, un quinto delle case progettate per la ricostruzione) ai quali vogliono essere l’alternativa. Una volta che le case vere saranno ricostruite nel centro storico del paese potranno essere utilizzate a fini sociali o turistici data la vista mozzafiato e la sostenibilità.

I cittadini attivi

Ma oltre alla sostenibilità ed all’impatto zero sull’ambiente, l’altra particolarità risiede proprio nell’attività dei cittadini che senza finanziamenti pubblici e senza controllo dall’alto si sono auto-organizzati e con l’aiuto di avvocati, architetti, semplici cittadini hanno progettato e, rimboccandosi le maniche, hanno cominciato a ri-costruire il proprio futuro.

“La mano d’opera siamo noi stessi che impugniamo gli attrezzi del mestiere e preferiamo la fatica attiva all’indolenza obbligatoria del terremotato”. Questo è, come si capisce, il valore aggiunto di tale esperienza che non sarebbe mai stata possibile senza la collaborazione fra cittadini responsabili e interessati a creare qualcosa di utile per la propria comunità.

Il risultato materiale sarà la possibilità di vivere in case comode ed all’avanguardia invece che sopravvivere nei container, ma la forza del progetto è l’esempio che incarna, oltre che quell’inestimabile bene comune prodotto dalla collaborazione, dalla condivisione dell’obiettivo in tutta la popolazione; i cittadini possono scrivere il proprio futuro e renderlo migliore di quello deciso per loro da altri, e questa sembra la migliore garanzia dell’importanza del principio di sussidiarietà e dei valori che racchiude.