La nuova legge nasce in risposta alle esigenze della società toscana, che negli ultimi anni ha visto crescere costantemente il numero degli stranieri presenti nel proprio territorio e ai quali si vuole dare una reale possibilità di integrazione e partecipazione attiva.
Il testo della legge n.29 del 9 giungo 29, basandosi su principi di uguaglianza e pari opportunità per i cittadini stranieri, propone:
– la valorizzazione dei titoli professionali acquisiti nei Paesi d’origine attraverso protocolli d’intesa con le università e le amministrazioni locali;
– lo sviluppo di nuove forme di partecipazione al tessuto sociale sia attraverso l’associazionismo, sia con la diffusione nel territorio dei consigli e delle consulte degli stranieri istituiti presso gli enti locali;
– il rafforzamento della rete di sportelli informativi;
– l’accesso ai servizi, in particolare agli asili nido;
– nuove politiche abitative che prevedano alloggi di edilizia pubblica.
Per l’attuazione di queste politiche è specificatamente previsto la collaborazione con gli enti locali e le realtà del terzo settore, riconosciute come indispensabili per il processo di integrazione sociale. Il punto, però, che ha fatto maggiormente discutere è quello che riguarda gli immigrati irregolari, ai quali viene assicurato sia il trattamento sanitario sia, in caso di estrema gravità ed urgenza, l’accesso a dormitori e mense in via temporanea. La legge, quindi, facendo propri principi oramai consolidati di diritto internazionale e riconosciuti esplicitamente anche dalla nostra Costituzione (articolo 32), sostiene il diritto alla salute dei cittadini stranieri come diritto inviolabile della persona.
Non è possibile, infatti, concepire una società pluralista senza la realizzazione di quegli strumenti necessari per rendere anche gli stranieri dei cittadini attivi, che percepiscono il territorio in cui vivono e lavorano come il "loro" territorio, da proteggere e migliorare con tutte le possibili forme di partecipazione.
È il segnale che i tempi sono maturi per discutere di questi temi in maniera propositiva, con idee che nascendo dalla collaborazione di soggetti diversi possano farsi promotrici di una reale innovazione. Il diritto alla cittadinanza potrebbe essere tradotto in diritto alla città. Solo chi si sente parte di una comunità, chi la vive in maniera partecipativa, può, infatti, considerarla come un bene comune.