Quale assistenza? E chi la paga?

Familiari e associazioni di cittadinanza attiva uniti nella protesta

Ieri mattina, 2 dicembre ’1, si è svolto un sit-in di protesta davanti agli uffici della Regione Lazio, organizzato da Cittadinanzattiva -Tribunale per i diritti del malato insieme alle famiglie dei dieci pazienti ricoverati alla Casa di Cura San Giuseppe (che si sono uniti anche in un blog: Ridivita.net), in via Telesio a Roma.

Il Tribunale per i diritti del malato è un’iniziativa nata nel 198 all’interno di Cittadinanzattiva onlus, formata per lo più da cittadini comuni, che si propone di tutelare e appoggiare i diritti dei malati e di favorire una più efficace organizzazione del servizio sanitario nazionale.

Ieri ha deciso di scendere in campo a fianco dei familiari dei pazienti che ormai da diversi mesi portano avanti la loro protesta nei confronti della gestione del reparto di Riabilitazione in Assistenza intensiva (RAI) della Casa di Cura San Giuseppe a Roma, che si occupa di riabilitazione motoria, neurologica e logopedistica intensiva, nella fase successiva al coma.

Dal 1° Gennaio 21, infatti, la clinica si è trasformata in una Rsa, Residenza sanitaria assistenziale per anziani, in seguito all’adesione ad un decreto del 13 ottobre 29 firmato dalla gestione Marrazzo, che però non stabiliva il trasferimento dei pazienti in un’altra struttura adeguata alle loro esigenze.

I familiari allora si sono fatti carico in parte dell’assistenza ai pazienti per permettere la continuità del programma di riabilitazione.

Il Tribunale per il diritto del malato ha scritto l’8 novembre agli uffici della Regione Lazio per chiedere un rapido intervento: ”Servono programmi assistenziali personalizzati […]. La situazione è insopportabile, non è giusto che i familiari contribuiscano di tasca propria per coprire le carenze dell’assistenza” dichiara Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale del Tdm.

Cosa chiedono?

Per ora, in seguito a due proroghe della Regione, i dieci pazienti sono ancora ricoverati in quello stesso reparto, ma la loro assistenza e riabilitazione subirà un’ulteriore e ampia riduzione il 31 dicembre 21, data in cui scadrà la seconda proroga.

Le richieste dell’associazione e dei familiari alla regione sono:

1. Interrompere la modificazione della struttura che causerà una ampia riduzione dei servizi di assistenza e riabilitazione;

2. Il rispetto delle linee guida del Ministero della Salute contenute nel Libro Bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza;

3. L’applicazione della Carta Europea dei diritti del malato ed in particolare il punto 12 che prevede il Diritto ad un trattamento personalizzato “Ogni individuo ha il diritto a programmi diagnostici e terapeutici il più possibile adatti alle sue esigenze personali”, garantito anche dal nuovo Piano Sanitario Regionale 21/12 emanato con il decreto n.82 del Commissario Polverini il 3/9/21.

I familiari e le associazioni che li appoggiano protestando per il raggiungimento dei tre obiettivi appena citati si battono anche per la difesa di un bene comune come il diritto alla salute. Diritto sancito dalla nostra costituzione all’art 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.


La Carta Europea dei diritti del malato

La Carta dei diritti del malato nasce nel 22 su iniziativa di Active Citizenship Network, rete europea di organizzazioni di cittadini composta da circa cento organizzazioni civiche in trenta Paesi europei, con l’appoggio di dodici organizzazioni civiche di paesi dell’Unione europea: Apovita (Portogallo), Cittadinanzattiva (Italia), Confederacion de Consumidores y Usurarios (Spagna), Danish Consumer Council (Danimarca), Deutsche Gesellschaft fur Versicherte und Patienten e.V. (Germania), Fédération Belge contre le Cancer (Belgio), International Neurotrauma Research Organization (Austria), Irish Patients Association Ltd (Irlanda),KE.P.K.A (Grecia), Nederlandse Patienten Consumenten Federatie (Paesi Bassi), The Patients Association (Regno Unito), Vereniging Samenwerkende Ouder-en Patientenorganisaties (Paesi Bassi).

L’obiettivo del progetto nato con la Carta è quello di verificare l’applicazione dei quattordici diritti fondamentali dei pazienti, sanciti nella stessa, all’interno dei Paesi dell’Unione Europea (Diritto a misure preventive, all’accesso, all’informazione, al consenso, alla libera scelta, alla privacy e alla confidenzialità, al rispetto del tempo dei pazienti, al rispetto di standard di qualità, alla sicurezza, all’innovazione, a evitare le sofferenze e il dolore non necessari, a un trattamento personalizzato, al reclamo, al risacimento).

La risposta istituzionale è arrivata dagli uffici della Presidente Polverini, che garantisce: “Sul problema c’è massima attenzione e non potendo prorogare ancora il servizio, si sta studiando una sistemazione rapida, adeguata e definitiva per rispondere alle esigenze di questi pazienti”.

I cittadini e i membri delle organizzazioni che appoggiano la protesta aspettano con ansia la risposta istituzionale al sit-in di protesta.