La crisi la pagano anche le realtà  no profit

Dal primo Febbraio le associazioni pagano le tariffe intere, aspettando il placebo di 30 milioni dal Milleproroghe

Il sondaggio IPR marketing mostra che l’aumento delle tariffe postali per le associazioni no profit ha inciso negativamente sulla raccolta fondi derivante da mailing. Se nel gennaio 21, alla domanda “Come ha scelto la Onlus/associazione beneficiaria?”, il 24 % degli intervistati rispondeva che decisiva era stata una campagna pubblicitaria postale, solo un anno dopo a rispondere nello stesso modo è il 15% degli intervistati, una diminuzione del 9%, a fronte di altre forme di diffusione che hanno ottenuto dei miglioramenti.

È probabile che il sensibile calo non sia dovuto solamente al cambiamento delle scelte dell’utente, ma possa dipendere anche dall’aumento dei costi del mailing, che ha spinto le Onlus a diminuire la diffusione via posta e a ripiegare su altri strumenti. L’aumento dei costi, introdotto con effetto quasi immediato con il decreto interministeriale del 3 marzo 21, è pari al 5% in più delle precedenti tariffe, passando da ,5-,6 a ,28 per ogni singola spedizione. La legge 73/21 aveva disposto una copertura di 3 milioni che alleviasse il peso delle nuove spese, ma non è mai stata operativa.

Poste Italiane è venuta incontro alle associazioni, applicando da settembre scorso una tariffa sperimentale che riducesse i costi per le no profit, che hanno pagato da ,14 a ,2 in base alla mole delle spedizioni fino a febbraio, quando la sperimentazione è finita e si è tornati alla tariffa piena. I 3 milioni di euro nel frattempo sono stati inseriti nel “Milleproroghe”, e bisognerà aspettare che il decreto venga convertito e integrato da un provvedimento attuativo perché i costi possano essere riportati entro i 14 centesimi a spedizione.

Le reazioni delle Onlus

In questi mesi però, non verrà applicato nessuno sconto, e le associazioni devono affrontare una spesa molto elevata che sta pregiudicando le campagne pubblicitarie: “Chi ha potuto farlo, ha concluso le sue campagne entro la fine di gennaio”, commenta Francesca Zagni, presidente di Assif – Associazione italiana fund raiser – , “per adesso non ci sono novità, e dire che sarebbe già tempo di impostare il lavoro di sensibilizzazione sul 5 per mille”.

Negativo anche il parere di Paolo Giganti, responsabile fund raising di Aism – Associazione italiana sclerosi multipla – , che avvisa: ”Nel 21, l’Aism ha inviato circa un milione di “pezzi” in meno, e oggi siamo fermi, non potendo né informare i sostenitori già esistenti, né trovarne di nuovi. Anche se dovessero arrivare i 3 milioni previsti nel Milleproroghe, saremmo coperti solo fino a ottobre, trovandoci nuovamente in crisi totale nel periodo natalizio”.

Le difficoltà economiche delle associazioni no profit sono ancora più preoccupanti in questi ultimi anni di crisi nera e tagli indiscriminati ai servizi sociali: togliendo risorse alle no profit e restringendo la coperta del welfare pubblico, c’è il rischio che alcune voci del sociale rimangano senza tutela, dalla sanità alla ricerca scientifica, dall’assistenza alla cultura e agli aiuti umanitari.