Rivalità  ed esclusione nei beni comuni

La possibilità  di un utilizzo sbagliato di queste risorse determina la "tragedia dei beni comuni": un loro utilizzo sbagliato può determinarne l'esaurimento.

Lo studio dell’Autore parte quindi dal rapporto tra i beni e il mercato, in base alle categorie della rivalità  e della escludibilità .

I beni comuni non sono escludibili: non se ne può interdire l’uso.

Franzini sottolinea come le caratteristiche della non escludibilità  e della non rivalità  sono proprie dei beni pubblici, i quali si differenziano dai beni comuni per il solo fatto che questi ultimi, invece, sono beni “rivali”.

L’Autore distingue tra il criterio di escludibilità  e quello di esclusione, che si basa sull’assegnazione del diritto di proprietà .

La possibilità  di un ultilizzo sbagliato di queste risorse determina la “tragedia dei beni comuni”, in quanto, trattandosi di beni in cui non c’è esclusione, il loro utilizzo sbagliato può determinarne l’esaurimento. L’esclusione, cioè l’assegnazione del diritto di proprietà  su questi beni, non può essere una soluzione praticabile.

Il parametro dell’ “uomo economico” egoista e auto-intressato non consente di risolvere i paradossi  che  il binomio escludibilità /esclusione ci pone davanti. La cooperazione è l’elemento essenziale nella cura e nella gestione dei beni comuni.

L’Autore ricorda la teoria di Sam Bowles che si sostanzia nel “concetto di reciprocità  forte”, cioè che “gli individui entrano in relazione con gli altri sulla base dell’idea che occorre reciprocare ai comportamenti che gli altri mettono in atto e che la presenza di persone che sono disposte a punire, anche con costi propri, chi usa male le risorse comuni, è un fattore sufficiente per generare un atteggiamento cooperativo da parte di tutti”.

Citazione suggerita:

FRANZINI M., Il significato dei beni comuni, in Labsus Papers (211), Paper n. 21.